Don Chisciotte va in Salento

È il presidente dell’Atletico Aradeo, la squadra di Seconda Categoria che, per protesta contro un importante episodio di violenza dei suoi stessi tifosi, non ha fatto scendere il campo la domenica successiva al fatto. Era un derby contro la Virtus Taurisano, avversari di sempre. Una storia di bei principi, e però grandi solitudini.

Una squadra “la si nota di più se non viene per niente”. Almeno, all’Aradeo è successo così. Né venire e stare in disparte né altre forme di protesta creative, ma quella più forte, che lascia l’immagine del vuoto in un campo di calcio. Salento, Seconda Categoria, piani bassi del pallone in cui spesso sprofondano squadre che hanno un passato migliore, nei campionati dilettantistici. Come l’Aradeo. Come ilTaurisano. Dall’incrocio di queste due realtà nasce la decisione di Antonio Tramacere di fare molto rumore. Antonio Tramacere è il presidente dell’Aradeo, al novantesimo della partita di domenica 30 novembre presidente della squadra seconda in classifica con ambizioni da primato: i suoi hanno vinto 3-0, agli altri è rimasto poco se non il mesto ritorno a casa, sufficientemente scortato perché comunque le due tifoserie (che trascinano l’eredità degli anni nell’élite dei dilettanti pugliesi) non hanno tra loro rapporti cordiali. Il risultato non mostra segni di combattimento in campo, il giudice sportivo racconta qualcosa in più: multate entrambe le società (400 euro, affatto pochi da quelle parti del pallone), l’Aradeo perché «propri tifosi facevano esplodere vari petardi ed inoltre lanciavano in campo pezzi di plastica e monetine», il Taurisano perché «propri tifosi facevano esplodere due bombe carta e lanciavano un nutrito numero di pietre in campo». Esuberanze da derby, anche se lì sono tutti derby ma alcuni lo sono più di altri, tipo questo. Il punto è quanto accade dopo: il pullman del Taurisano e quello dei tifosi diventano bersaglio, a pochi chilometri dallo stadio. Sassi contro tutti, un vetro in frantumi, un po’ di paura e una domanda che arriva fino al senso del pallone: perché?

Andando di burocratese, così dice il comunicato del Giudice Sportivo: «La società Atletico Aradeo non si presentava sul terreno di gioco nei tempi regolamentari e, pertanto, l’arbitro non dava inizio alla gara».

Nella risposta che non si trova c’è invece la scelta dell’Aradeo, assai controcorrente e pure un sacco coraggiosa. La prende il presidente Tramacere, uomo di calcio da una ventina d’anni tra Aradeo e Tricase, sessantunenne con ancora molta energia e pure sentimenti, la notano quelli che, domenica scorsa, aspettavano a Zollino che la partita cominciasse. Andando di burocratese, così dice il comunicato del Giudice Sportivo: «La società Atletico Aradeo non si presentava sul terreno di gioco nei tempi regolamentari e, pertanto, l’arbitro non dava inizio alla gara». Ecco: l’Aradeo non si presenta a Zollino, e non protesta nei confronti del “palazzo”, degli avversari, delle cavallette, ma protesta contro i suoi tifosi, almeno quella parte che una domenica prima aveva chiuso un derby felice lanciando sassi contro i rivali. A questo ha scelto di ribellarsi l’Aradeo: all’inutilità del gesto. A questo ha scelto di ribellarsi Tramacere: all’appendice sporca dello sport che ama: «Ero con la macchina vicino ai pullman del Taurisano e dei suoi tifosi, ci tenevo che tornassero a casa senza problemi e invece mi sono trovato io stesso nel mezzo della sassaiola. Ho rischiato, ma non è questo il punto: non doveva accadere. Non aveva senso».

In quei minuti tra i vetri rotti e anche tentativi di vendetta, Tramacere decide per sé e anche un po’ per tutti: «Sono presidente di una squadra, quindi ho un ruolo di responsabilità. A quel punto ho scelto di prendere una strada difficile, soprattutto in Italia, dove tutto passa sull’onda emotiva di un giorno, si brucia in due parole di condanna e poi torna esattamente come prima. Ho scelto di dire “basta” e cominciare un nuovo percorso. Che non vuol dire che per me il calcio va vissuto mano nella mano con l’avversario: si deve essere competitivi, si deve lottare in campo, ma poi vorrei che tutto finisse così, in una leale guerra sportiva. È il resto che non c’entra, sono quei sassi gli ospiti indesiderati». Il segnale che Tramacere vuol mandare è non andare in campo la domenica dopo: quando chi gioca per amore sceglie di non giocare ha fatto il gesto più forte a disposizione. Ci pensa, ne parla con tutti: «Ho fatto una riunione in un circolo cittadino con la gente di Aradeo, con molti tifosi. Ho parlato con la squadra nello spogliatoio ogni giorno, perché io sto sempre con loro durante gli allenamenti. Ho sentito tutti dalla mia parte, è stato piacevole vedere la sfida raccolta. Avrei voluto sentire maggiormente la vicinanza dell’Amministrazione, ma si sono limitati a poco, forse non capendo quanto sia necessario l’impegno forte di tutti».

«E invece cosa è successo? Il Taurisano ha presentato reclamo: vuole la vittoria a tavolino per quella partita! Vogliono i tre punti? Se li tengano, ma sappiano che anche questo è un atto di violenza»

Così nessuno, domenica scorsa, è andato a Zollino, trasferta da venti minuti in macchina improvvisamente diventata lunghissima e significativa. C’erano solo i padroni di casa e un arbitro condannato ad aspettare il tempo previsto dal regolamento, fischiare tre volte e mandare tutti a casa: «Avrei potuto fingermi di dolermi per quanto accaduto, fregandomene in realtà e andando in campo regolarmente domenica. Ma era giusto fare qualcosa di concreto: non giocare vuol dire mettersi in gioco, in questo contesto, vuol dire proporre soluzioni alla gente. La gente è la mia comunità, il motivo per cui faccio calcio: a loro ho voluto mandare un messaggio importante, sulla necessità del tifo, anche acceso, ma sulla negazione di ogni forma violenta». A suo modo è un gesto rivoluzionario. E come tutte le rivoluzioni incontra resistenza nelle burocrazie, nei conservatori, nei furbi che dal clima di disordine cercano vantaggi. Il calcio di quelle parti, infatti, non ha reagito bene: «Dalla Figc pugliese non ho avuto una telefonata: hanno scaricato tutte le responsabilità sui club, ma noi non possiamo lottare da soli. Non abbiamo la forza per farlo». Scavando, il gesto è anche solidale verso gli avversari di quella domenica, nasce dalla condanna di un’aggressione ed è spontaneo, persino autoflagellante (visto che è costato la sconfitta a tavolino, un punto di penalizzazione e 250 euro di multa). Eppure Tramacere si infervora all’improvviso: «E invece cosa è successo? Il Taurisano ha presentato reclamo: vuole la vittoria a tavolino per quella partita, dice che c’è stato un clima di intimidazione quando quello che si è verificato è accaduto fuori dallo stadio e a partita finita. Qui, a prendermi la responsabilità di provare a cambiare qualcosa mi sento davvero solo. Non si aiuta il calcio con le vittorie a tavolino. Vogliono i tre punti? Se li tengano, ma sappiano che anche questo è un atto di violenza. Almeno pari ai sassi lanciati».

Il don Chisciotte del Salento ha scelto di andare avanti così. Trova mulini a vento per strada ma non si preoccupa. Non si preoccupa nemmeno di rischiare di buttare via un campionato per una partita non giocata, di vanificare il sacrificio della città che, con tanti piccoli sponsor, mette insieme i quasi ventimila euro che servono per una stagione. Si preoccupa poco di questo: «Non ho perso io, non presentandomi alla partita. Abbiamo perso tutti perché ho dovuto fare quello per fare finalmente rumore, accendere dei fari. Ho condannato i miei tifosi, per i sassi e perché sporcano una comunità, perché tolgono alla gente di Aradeo il gusto di andare allo stadio. Domenica credo ci siano i presupposti per tornare a giocare, anche se alzeremo la guardia, ma il gesto ha fatto rumore e forse ha raggiunto il suo obiettivo. Altrimenti sono pronto a farlo ancora, per continuare a credere in un calcio pulito. Perché il traguardo non può essere solo la vittoria». Negli album fotografici che Tramacere produce da una vita, per mestiere, c’è un grande spazio per quel campo di calcio vuoto, a Zollino: il momento in cui ha deciso che “lo si notava di più se non veniva per niente”.