Navigare democratico

La Giraglia Rolex Cup è una delle più prestigiose regate del mondo, ma anche una delle più aperte: quest'anno ci sono 250 imbarcazioni.

Tutto ruota intorno a un isolotto di roccia a nord della Corsica. La Giraglia, lo chiamano. E la tappa all’Ile de la Giraglia è il clou della gara, il momento di svolta nelle 243 miglia da percorrere fra Saint-Tropez e Genova. Passando, appunto, da quest’isola e dal suo faro genovese, che dà il nome a una delle regate più importanti del Mediterraneo. È in corso la regata offshore della Giraglia, la parte più dura e appassionante della gara. Dopo le prime due, la regata fra Sanremo e Saint-Tropez e dopo i giorni delle regate costiere lungo la Costa Azzurra ora, per le imbarcazioni impegnate nella competizione è arrivato il momento decisivo, perché le acque del Mediterraneo, in quella parte di alto Tirreno, possono anche riservare delle sorprese, e il vento pure: può soffiare, o magari anche sparire e lasciare il mare liscio e piatto come una tavola, e allora anche arrivare a Genova può essere un’impresa dura, come racconta Giovanni Calvini, figlio di Adriano, protagonista storico della Giraglia con la sua Itacentodue (un diciotto metri): «L’arrivo a Genova per noi è molto speciale, è la nostra città. Anche se a volte può essere difficoltoso entrare in porto quando ti capita un tempo troppo tranquillo».

Giraglia Rolex Cup 2015Insomma la Giraglia Rolex Cup (la partnership è datata 1998), che apre la stagione delle regate europee targate Rolex, non deve il suo fascino soltanto alle località in cui si svolge – la Costa Azzurra, Saint-Tropez, quello spuntone di Corsica in mezzo al mare, Portofino e infine Genova – ma, anche, alla competizione, che coinvolge un numero di imbarcazioni davvero da record: duecentocinquanta quest’anno, mai così tante. Ed è vero che è una regata, è vero che è griffata Rolex, è vero che le sue tappe evocano lusso e mondanità, insomma ci sono tutti gli ingredienti per un trofeo esclusivo, però la Giraglia ha un’altra caratteristica che la rende unica: è la più democratica delle gare in mare, che attira professionisti e non da tutto il mondo (venti i paesi, anche se la maggior parte degli equipaggi, soprattutto non professionisti, arriva da Francia e Italia), superbarche da trenta metri con tecnologie avanzate (come la ormai mitica Esimit Europa 2 di Igor Simcic, che ha stabilito il record della competizione nel 2012 con 14 ore e 56 minuti) e imbarcazioni più modeste da nove o dodici metri, equipaggi universitari (come quello dell’ateneo di Siena, la Katia capitanata da un professore di economia dell’università e con gli studenti a bordo) e quelli di baronetti come Sir Lindsay Owen-Jones, ex numero uno di L’Oreal e proprietario di una delle favorite di quest’anno, Magic Carpet Cubed, o di Sir Peter Ogden, che gareggia con la sua Jethou guidata da un professionista di fama mondiale come Brad Butterworth (un altro che spera nel vento per arrivare a Genova con un buon tempo e cercare di battere Esimit Europa 2).

Giraglia Rolex Cup 2015Del resto, nella storia della regata nata da una chiacchierata nel dicembre del 1952 in un bistrot di Parigi fra Beppe Croce, presidente dello Yacht Club italiano e il suo omologo francese René Levainville ci sono nomi di navigatori d’eccezione come il leggendario direttore d’orchestra Herbert Von Karajan, Edmond de Rotschild, Leopoldo Pirelli, Giorgio Falck (seguito poi dal figlio Guido) e di un appassionato come Gianni Agnelli (che però non partecipò mai). Oggi la tradizione dei grandi nomi e delle grandi fortune continua, con accanto però tanti appassionati del mondo “comune” e sportivi che, con barche anche piccole, riescono a ottenere risultati. È il caso, per esempio, dei vincitori del 2011 e del 2013, Foxy Lady (undici metri) con lo skipper Dominique Heyraud e Laurent Camprubi con i tredici metri di Alizée. Insomma ce n’è per tutti, come la fatica: «È una bella tirata» spiega Gordon Maguire, dell’equipaggio di Caol Ila R, una barca americana fra le più competitive e vincitore per due volte della Rolex Sydney Hobart Yacht Race. «Certo, è più breve di una 600 miglia offshore, ma è più intensa. Durante la Rolex Sydney Hobart hai un rapporto lavoro/riposo del cinquanta e cinquanta, quattro ore attivo e quattro fermo. Qui invece è più al 66 per cento lavoro, e solo il 33 per cento di riposo». Il fatto è che, alla Giraglia, «ogni opportunità è un’opportunità per vincere». Quindi non ci si può distrarre, altro che i luccichii della Costa Azzurra e i giri in Piazzetta a Portofino. Quest’anno oltretutto si può gareggiare anche in solitaria (tre i concorrenti) e in doppio (venticinque le coppie iscritte). Per il vincitore la festa è a Genova, sabato prossimo.