Otto squadre in cerca d’autore

Gli Europei Under 21 sono in corso di svolgimento in Repubblica Ceca: Nazionale per Nazionale, i giocatori più interessanti, le aspettative, le speranze

Sono in corso in Repubblica Ceca gli Europei Under 21: otto squadre in lizza per il titolo di categoria, racchiuse in due gironi. Si qualificano le prime due formazioni di ogni girone, quindi semifinali e finale, in programma a Praga il 30 giugno.

Svezia – Meno di un cheeseburger
«Harry Kane? In confronto a lui, io costo meno di un cheeseburger». John Guidetti, origini italiane (ma anche brasiliane, e in mezzo si annovera pure un soggiorno da bambino in Kenya), ha un po’ lo stile del pubblicitario fuligginoso, di chi si è ingobbito per buona parte della carriera a fare paragoni, ora con l’uno, ora con l’altro attaccante. E però gli Europei stanno dando ragione alla sua pubblicità comparativa: Guidetti 1 (all’Italia) – Kane 0. Quasi un reminder per il suo club di appartenenza, il Manchester City, che lo sta lasciando andar via (è in scadenza a fine mese), dopo averlo tesserato sette anni fa, quando Guidetti aveva 16 anni. Poco pubblicizzato, niente aura da Messia del football, però assiduo frequentatore delle porte avversarie. 15 volte quest’anno con il Celtic: uno dei soliti prestiti dai Citizens, che lo hanno svezzato e poi lo hanno lasciato impolverare in qualche scantinato dell’Etihad Stadium, quando non era in giro per l’Europa. Nel 2011/2012, con la maglia del Feyenoord, Guidetti segnò 20 gol in 23 partite: wow, pazzesco, pensarono al City, stavolta ce lo teniamo eccome. E infatti fu così, col dettaglio non irrilevante che Guidetti, nelle ultime settimane di soggiorno in Olanda, si beccò un tremendo virus al sistema nervoso (colpa, vuole la vulgata, di un pollo mal cucinato), che lo costrinse a saltare tutta la stagione. Quando, l’anno dopo, ritornò a completa disposizione, di lui ormai se n’erano dimenticati. Fisico tale da non poterlo buttare già ma anche una discreta tecnica, l’Europeo di Guidetti vale doppio perché è la vetrina personale per attirare l’interesse di qualche club.
Ma la Svezia è squadra interessante anche negli altri reparti: del resto, è la Nazionale con più giocatori che hanno già esordito in nazionale maggiore (12). A centrocampo occhio al capitano, Oscar Hiljemark, in forza al Psv, e a Oscar Lewicki, giocatore del Malmö con un passato nelle giovanili del Bayern Monaco. In difesa il nome forte è quello di Alexander Milosevic, da gennaio al Besiktas.

Guidetti con la maglia del Celtic nell’ultima stagione

Portogallo – Come da tradizione
È forse la squadra più affascinante del torneo, e al tempo stesso terribilmente incompleta. In questo, ricalca la tradizione lusitana, perlomeno degli ultimi anni: squadra dall’altissimo tasso tecnico, ma priva di un vero bomber. Nelle prime due partite, il ct Rui Jorge è ricorso a giocatori con caratteristiche più da esterni, che da attaccanti d’area: Ivan Cavaleiro (Deportivo, tre gol in campionato), Carlos Mané (Sporting Lisbona, sei), Rafa Silva (Braga, due). Ma finora la solidità difensiva ha fatto sì che il Portogallo raggiungesse il massimo risultato con il minimo sforzo realizzativo: 4 punti con un solo gol, quello di Joao Mario all’Inghilterra. Merito del portiere José Sà, che ha impressionato sia per l’abilità tra i pali, ma anche per il tempismo mostrato nelle uscite, qualità che danno grande sicurezza ai compagni di squadra. E dire che con il Maritimo, squadra di appartenenza, ha giocato appena una manciata di partite, finendo per essere dirottato il più delle volte in seconda squadra.
Pochi dubbi sull’uomo copertina: Bernardo Silva, fantasista del Monaco, detto “O Messizinho”, il piccolo Messi. È arrivato nel Principato dal Benfica per sostituire un certo James Rodriguez, investimento complessivo da 16 milioni di euro. Grandi giocate e una confidenza invidiabile con il pallone, che va oltre il semplice aspetto tecnico: «Penso solo a divertirmi». Di lui Deco ha detto: «Con la palla è fantastico e ha la personalità di giocatore più maturo di lui. Ciò che mi piace di più di lui, però, è che non ha mai paura di sbagliare o di prendere rischi». Altro giocatore di grande avvenire è William Carvalho, centrocampista dello Sporting, già convocato con la Nazionale maggiore in occasione dei Mondiali dello scorso anno. «Ho disputato 52 partite in questa stagione, ma se fossero state 100 non avrebbe fatto alcuna differenza. Non ci si può mai sentire stanchi quando si indossa la maglia della propria nazionale», frase che già dice molto sulle sue caratteristiche di lottatore. Ma non solo: «È un calciatore incredibile con un’abilità di passaggio straordinaria per essere un centrocampista di rottura», ha sottolineato Tiago.

Le migliori giocate di Bernardo Silva nel Monaco

Inghilterra – The same old story
L’infortunio a Saido Berahino, capocannoniere delle qualificazioni con dieci reti. La sconfitta nella gara inaugurale contro il Portogallo, tradizionale fiume di critiche annesso. Le accuse di divisione razziale all’interno del gruppo. Quando l’Inghilterra partecipa a una grande manifestazione, tra polemiche e colpi di scena non ci si annoia mai. Tranne che nei novanta minuti di gioco, of course. «Non c’è nessun problema di razzismo nelle selezioni giovanili inglesi», si è affrettato a precisare Gareth Southgate, in risposta alle foto pubblicate online dal Daily Mail: a tavola, in palestra, in piscina, appare sempre una netta separazione tra giocatori bianchi e neri. Poi è arrivato il gol di Jesse Lingard, centrocampista del Manchester United, alla Svezia per riportare l’Inghilterra in corsa per la qualificazione, per diminuire l’intensità delle critiche per scarso impegno, per allontanare le polemiche sui pezzi da novanta non convocati, come Wilshere e Shaw, e per dare un po’ di tregua a Harry Kane.
Perché quando si ha in squadra uno come il 21enne attaccante del Tottenham, le attenzioni non sono mai troppe. 21 gol in Premier League al suo primo anno da titolare, dietro solo a Sergio Agüero. Ma l’Inghilterra non è solo Kane. È una squadra completa e di livello in ogni reparto. Butland tra i pali, Jenkinson, Stones e Chambers in difesa, giocatori di sicuro affidamento e già chiamati nella Nazionale di Hodgson. Davanti si tratta ancora di sperimentare, ma i reagenti potrebbero creare un’alchimia esplosiva: Ward-Prowse a 20 anni è già un pilastro del Southampton in mezzo al campo, Tom Carroll, di proprietà del Tottenham, è l’uomo deputato alla fantasia, Danny Ings, da poco passato dal Burnley al Liverpool, è l’attaccante che ha cambiato faccia agli inglesi nel match contro la Svezia.

Solo un’amichevole dello scorso marzo, ma una grande prova degli inglesi contro i pari età tedeschi

Italia – Tra speranze e cartellini
Una brutta prova contro la Svezia e una prestazione incoraggiante contro il Portogallo, ma senza i tre punti. Il futuro dell’Italia negli Europei è appeso a un filo e passa dalla vittoria contro l’Inghilterra e da un risultato favorevole nell’altra gara del girone. Un eventuale pareggio tra Svezia e Portogallo eliminerebbe dalla corsa gli azzurrini, a prescindere dall’esito della sfida contro gli inglesi.
C’è una particolarità, non condivisa con nessun’altra formazione presente alla manifestazione, detenuta dall’Italia: è l’unica squadra che non conta nemmeno un giocatore convocato in nazionale maggiore. Inoltre, si contano pochissimi giocatori con all’attivo esperienza in campo internazionale: su tutti Marco Benassi, che ha disputato l’Europa League con il Torino, tre apparizioni nella stessa competizione per Bernardeschi con la Fiorentina e due in Champions League per Sturaro con la Juventus.
Proprio il centrocampista bianconero è costretto a saltare le prossime due partite, dopo aver dovuto rinunciare già a quella contro il Portogallo. Colpa dell’espulsione rimediata contro la Svezia, per via della reazione contro lo svedese Ishak. «Quel che ho fatto è inaccettabile, forse non merito di indossare questa maglia. Mi sono già scusato con i miei compagni di squadra». Azzardato chiamarli bad boys, eppure i giocatori dell’Under 21 spesso hanno ecceduto nei comportamenti. Lo stesso Domenico Berardi, il giocatore più atteso, è un caratterino niente male: nelle ultime tre stagioni ha sempre rimediato un’espulsione, e una persino nel Torneo Viareggio, nel 2012. Squalifiche che gli costarono l’Under 21 nel settembre 2013, a seguito dell’applicazione del codice etico. E dire che Daniele Rugani, l’altro grande pezzo da novanta della nostra selezione, quest’anno non ha rimediato neppure un cartellino, nonostante sia un difensore.

La vittoria per 3-1 nello spareggio contro la Slovacchia, decisiva per la qualificazione alla fase finale

Danimarca – Gemelli diversi
Il primo giorno da danese di Pione Sisto è stato scandito da ritmi africani: quelli dei canti e dei balli sudanesi improvvisati dai suoi genitori, piombati nella sala stampa del serioso Midtjylland. Sisto è nato in Uganda, ma i genitori sono fuggiti dalla guerra civile quando il piccolo aveva solo sei mesi, stabilendosi a Herning. Negli stessi giorni a Copenaghen, 300 chilometri più a est, nasceva Jannik Vestergaard. Oggi i due giocano insieme nella selezione danese e sono stati i protagonisti del match vinto 2-1 contro la Repubblica Ceca, dove entrambi sono andati a segno.
Quelle dell’Europeo sono le prime gare ufficiali che Sisto gioca con la Nazionale danese. Nonostante avesse ricevuto la cittadinanza nello scorso dicembre, la Fifa gli ha dato il via libera solamente a maggio. Lui non stava nella pelle: il ct Thorup lo aveva convocato a inizio anno per un’amichevole contro la Dinamo Bucarest, e lui aveva segnato una tripletta. Esterno offensivo, rapido e brevilineo con una predilezione per il dribbling secco, Sisto si trova a suo agio su entrambe le fasce ed è stato decisivo nella conquista del primo storico titolo del Midtjylland, la squadra in cui è cresciuto. Votato calciatore danese del 2014, Sisto ha catturato le attenzioni di molte big europee, tra cui Juventus, Arsenal e Porto, facendo impennare la sua valutazione fino ai 7 milioni di euro.
Identica la stima del cartellino di Vestergaard, che con il suo metro e 99 centimetri comanda la difesa danese. Sebbene la Danimarca sia stata la squadra più prolifica nelle qualificazioni con 37 gol in dieci partite (e Nicolaj Thomsen si è piazzato al secondo posto nella classifica degli assist dietro il francese Thauvin), è proprio sulla solidità della retroguardia che si fondano le fortune dei danesi. Vestergaard si è subito mostrato un giocatore completo in quest’Europeo: imbattibile nel gioco aereo, grande tempismo, senso della posizione e ottima lettura delle azioni di gioco. Dopo un girone di andata passato in sordina ad Hoffenheim, si è messo in luce con il Werder Brema, attirando l’interesse dell’Everton.

Frammenti esaltanti della stagione di Pione Sisto

Germania – La grande paura
Degli altri, ovvio. «La qualità che abbiamo è incredibile», va ripetendo il ct Hrubesch. Ter Stegen del Barcellona, Ginter del Borussia Dortmund, Emre Can del Liverpool, Volland dell’Hoffenheim: giocatori che non sfigurerebbero nemmeno nella Nazionale maggiore (Ginter, peraltro, ha fatto parte della spedizione ai Mondiali brasiliani). Una conseguenza del fatto che quasi tutti giocano con regolarità in Bundesliga o negli altri massimi campionati. Dopo il mezzo passo falso contro la Serbia, i tedeschi hanno impressionato con la schiacciante vittoria sulla Danimarca: velocità, sincronia dei movimenti, compattezza delle linee. Contro gli scandinavi, decisiva è stata l’intuizione di schierare dal primo minuto Leonardo Bittencourt, centrocampista dell’Hannover: uno dei comprimari del gruppo, a dimostrazione che Hrubesch può attingere a un gruppo vasto, senza perdere di qualità.
Tra i pali il caso più evidente. Alla vigilia dell’Europeo, nemmeno il portiere campione d’Europa con il Barcellona, Marc-André Ter Stegen, era sicuro di giocare. Merito della grande concorrenza, rappresentata da Bernd Leno, estremo difensore del Bayer Leverkusen, e Timo Horn, che ha disputato una fantastica stagione a Colonia. Tre profili che meriterebbero tutti di partire da titolari, anche se poi la scelta è ricaduta su Ter Stegen. Che fotografa la crescita di una nazione in un preciso ruolo, che ha avuto come massima icona Oliver Kahn, ma ben pochi marziani. Come se Manuel Neuer avesse tracciato la strada, e avesse creato un’autentica generazione d’oro dei portieri tedeschi.
Poco noto ma con un sicuro avvenire Robin Knoche, difensore 23enne del Wolfsburg: in patria è già stato definito “nuovo Hummels”. In avanti, invece, occhi puntati su Max Meyer, gioiellino 19enne dello Schalke. Accostato a Özil e Götze, è l’uomo di punta del potenziale offensivo tedesco, le cui qualità, combinate a quelle di Younes, Volland e Hofmann, hanno il potenziale per essere letali per qualsiasi avversario, facendo della Germania la vera favorita per la vittoria finale.

Il successo della Germania sulla Danimarca negli Europei in corso

Repubblica Ceca – Orgoglio nazionale
In tutta la sua carriera da professionista, Jan Kliment aveva segnato appena quattro gol. Centrocampista e all’occorrenza attaccante del Vysoscina Jihlava, Kliment è diventato l’eroe di patria dopo aver segnato una tripletta nel match contro la Serbia. Il tecnico Dovalil decide di schierarlo centravanti nel 4-5-1 ceco, dopo la sconfitta contro la Danimarca. Una prestazione che gli è valso sui giornali cechi, all’indomani della gara, l’appellativo di “nuovo Milan Baros”. E dire che Kliment è stato convocato solamente negli ultimi giorni, un ripiego che nessuno in patria considerava. Adesso, con l’infortunio al bomber della squadra Vaclav Kadlec, le speranze di qualificazione sono in buona parte legate ai suoi gol.
La Repubblica Ceca, nazione ospitante del torneo, è tra le squadre sulla carta più deboli della competizione, ma il roboante successo contro la Serbia ha ridato grande slancio all’ambiente. Anche perché c’è voglia di fare bene in casa, davanti ai propri tifosi, e le aspettative sono state chiare sin da subito: «Si sente che sta per iniziare un grande evento. Ci sono spot in tv, cartelloni nelle strade e tutta la gente ne parla. È un’occasione che capita una sola volta nella vita», ha detto il centrocampista Ladislav Krejčí.
La particolarità del gruppo è che la stragrande maggioranza gioca tutta in patria. In pochi hanno varcato i confini nazionali: Kalas gioca nel Middlesbrough, Petrak nel Norimberga. Anche Kadlec, il giocatore di punta, è tornato in patria (anche se solo in prestito), allo Sparta Praga, dopo un anno e mezzo a Francoforte. Per questo i pronostici sono tutti contro di loro, per questo il gruppo sta cementando l’orgoglio nazionale e quello di giocare davanti al proprio pubblico: «Non dobbiamo avere scarse ambizioni. Abbiamo il dovere di qualificarci per le semifinali e vincere una medaglia», l’urlo di battaglia del ct Dovalil.

La rotonda vittoria sulla Serbia, propiziata dalla tripletta di Kliment

Serbia – In cerca di identità
Sabato 20, sveglia presto, alle 7. Tutti davanti alla televisione per vedere la finale dei Mondiali Under 20 in Nuova Zelanda. La selezione serba vince il suo primo titolo battendo 2-1 il Brasile ai supplementari. Davanti alla tv, dall’altra parte del mondo, la rappresentativa Under 21 serba. Che poche ore dopo scende in campo e ne prende quattro dalla Repubblica Ceca. Un flop inatteso dopo l’ottimo pari con la Germania.
La Serbia è una squadra che è stata definita schizofrenica: ha grandi qualità, ma non sempre incisive. Alterna grandi prestazioni a prove scadenti, esattamente come accaduto nelle prime due partite dell’Europeo. Ma, quando riescono ad esprimersi al meglio, sono davvero temibili: sono stati loro a battere la Spagna, campione delle ultime due edizioni, negli spareggi. Dopo lo 0-0 dell’andata, a Cadice i serbi hanno vinto 2-1. Sbattendo fuori dalla manifestazione (e dalle Olimpiadi del 2016) una squadra, quella iberica, che negli ultimi cinque anni non aveva mai perso una partita ufficiale e che non pativa una sconfitta in casa da otto anni. Per il ct Dodic quasi un effetto boomerang: «Quello che è certo è che dopo il ritorno dello spareggio con la Spagna, il resto dell’Europa ci prende più sul serio. Ogni squadra sarà concentrata quando giocherà contro di noi».
La stella della squadra è Filip Djuricic, centrocampista in cerca di identità. Dopo quattro stagioni nell’Heerenveen, nel 2013 arriva il passaggio al Benfica, per 6 milioni di euro. Ma in Portogallo non trova spazio, e nell’ultima stagione il suo vagare erratico tra Magonza e Southampton non gli ha risolto la sua affannosa ricerca. Da monitorare anche Milos Jojic, giocatore tutto fantasia del Borussia Dortmund. Anche per lui la stagione in giallonero non è stata particolarmente felice, se gli viene concessa libertà di inventiva e movimento può diventare irresistibile.

Il successo sulla Spagna che ha permesso alla Serbia di qualificarsi per la fase finale degli Europei

 

Nell’immagine in evidenza, Stefano Sturaro e Sam Larsson in azione durante Italia-Svezia (Christian Hofer/Getty Images)