Programmi per il weekend

Cosa c'è in programma tra i vari campionati: il derby di Londra, uno scontro (quasi) al vertice Roma-Sassuolo, Rastelli contro il suo passato e le ambizioni del Dortmund.

Serie A, Serie B, Premier League e Bundesliga: sono i campionati da cui abbiamo “attinto” le gare più interessanti del weekend, snocciolate una per una.

Roma-Sassuolo (20 settembre, ore 15)

Il post Barça, per i giallorossi di Garcia, si chiama Sassuolo. E forse bestemmiamo se diciamo che, con tutte le proporzioni del caso, la sfida contro i neroverdi di Di Francesco è la giusta continuazione tecnica e tattica della sfida agli azulgrana. O forse no. Perché al di là dei sette punti in classifica, il Sassuolo gioca un calcio arioso, brillante, senza paura. Un calcio che ribalta l’archetipo della squadra-salvezza italiana. Quella che va a Roma, Torino o Milano per difendersi e basta. Non a caso, i due precedenti all’Olimpico raccontano di due pareggi con gol.

Il 2-2 dello scorso campionato.

Quella tra Roma e Sassuolo sarà anche la sfida tra due moduli speculari e al tempo stesso diversi per filosofia. Garcia, grazie a Dzeko, ha finalmente il centravanti in grado di fare, insieme, quel lavoro tecnico e fisico fondamentale con due esterni come Iago Falque e Salah (o Iturbe e Gervinho). Col centravanti bosniaco, la Roma ha acquisito il peso in area di rigore e la capacità di far salire la squadra sempre mancati nelle ultime stagioni giocate con Totti come vertice del tridente. Il 4-3-3 proposto da Di Francesco si caratterizza per uno sviluppo diverso della manovra, più verticale e meno avvolgente, tutto teso a liberare in campo aperto i tre sprinter d’attacco. In quest’ottica, l’arrivo di Defrel per sostituire Zaza è fortemente indicativo del credo dell’allenatore abruzzese, da sempre convinto nel predicare un calcio propositivo e nell’affidare a calciatori tecnici e veloci l’azione offensiva. La grande sfida del Sassuolo e di Eusebio Di Francesco, finora sempre vinta, è stata quella di affrontare i bassifondi della classifica con l’atteggiamento delle grandi squadre. Il tecnico degli emiliani, non è certo un caso, è da molto nella ristretta lista dei mister pronti al grande salto verso una grande. Proprio la Roma, dati i trascorsi da giocatore, pare essere la strada scritta nel destino di un allenatore che ha fatto vedere di saperci fare. E che va all’Olimpico senza niente da perdere. Il contrario della Roma, che da questa partita saprà un po’ di più su se stessa. Ovvero, una squadra che finora è stata grande con le grandi e meno brillante con le piccole. Vincere e convincere contro il Sassuolo invertirebbe il trend. Ma soprattutto, vorrebbe dire candidarsi davvero come protagonista assoluta nella lotta scudetto.

Chelsea-Arsenal (19 settembre, ore 13.45)

Un derby per due deluse. Un derby in tono minore. Situazione difficile per entrambi i lati, Blues e Gunners, di una Londra in evidente crisi calcistica. Mourinho e il Chelsea hanno disegnato un inizio horror, che ha peggiorato un record negativo vecchio di ventinove anni. Era dal 1986/87 che i Blues non iniziavano così male, e allora non c’erano né i rubli di Abramovich né le ambizioni da Triplete di un top club riconosciuto. Il ruolino è simile: tre pareggi e due sconfitte nelle prime cinque partite di quella stagione, una vittoria, due pareggi e due sconfitte oggi. E ora la complicata sfida all’Arsenal, appena dopo un quattro a zero in Champions contro il Maccabi che ha solo stemperato l’atmosfera attorno a Stamford Bridge. E attorno al manager portoghese, che pochi mesi dopo aver conquistato la Premier con un campionato-monologo, vive una situazione molto delicata. Mancano i risultati, ma anche i rapporti con tutto l’ambiente-Chelsea sono tesi: lo scontro con la dottoressa Carneiro (con possibile squalifica in arrivo per frasi sessiste), la dichiarazione “preventiva” sull’arrivo dal Nantes di Djilobodji («Non è un calciatore voluto da me») e le voci su uno spogliatoio non più così unito attorno al suo condottiero sono indizi di una frattura profonda tra il club e Mou, che rivede i fantasmi della stagione 2007/2008, quella del suo primo addio ai Blues. Allora, più che l’inizio interlocutorio in campionato (3 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta) fu fatale un triste pareggio casalingo in Champions contro il Rosenborg. José disse addio il 20 settembre 2007. Il derby contro i Gunners si gioca sabato 19. Lo Special One può fare gli scongiuri.

L’ultima gara in campionato del Chelsea: 3-1 subito in casa dell’Everton.

Non tanto migliore la situazione dell’Arsenal, che arriva al match di Stamford Bridge dopo il pessimo esordio europeo di Zagabria. L’uno a due incassato in casa della Dinamo ha reso di nuovo tesa l’atmosfera attorno a Wenger, che con un inizio di stagione discreto – tre vittorie e un pareggio dopo la sconfitta iniziale all’Emirates contro il West Ham – aveva “calmato” le critiche dei tifosi per l’immobilismo sul mercato. Si cercava Benzema, si è finiti a puntare su Zaza l’ultimo giorno. Alla fine non è arrivato nessuno, a parte Petr Čech. Dopo undici anni di Chelsea, il portiere ceco torna a “casa” da goalkeeper dell’Arsenal. Sarà curioso vedere lo scambio di saluti tra lui e un pubblico che l’ha sempre sostenuto. E tra lui e Mou, il tecnico che l’ha prima voluto e poi sbolognato per lasciar spazio a Courtois.

Una compilation delle migliori parate di Petr Cech. Quasi tutte con la maglia del Chelsea.

Cagliari-Avellino (19 settembre, ore 15)

La frase con cui Massimo Rastelli ha esordito, il giorno della sua presentazione come allenatore del Cagliari, è stata questa: «Da allenatore ho sempre raggiunto l’obiettivo. E alleno da sette anni». Ha subito allontanato un certo tipo di scetticismo, mandando un messaggio tra le righe: qua ci resto fino a fine stagione, e pure oltre, se è per questo. Rivoluzionario, in una società che negli ultimi sei anni ha cambiato guida tecnica in maniera compulsiva, atteggiamento conservato anche dopo il passaggio di proprietà a Giulini. Negli ultimi sei anni, i rossoblù hanno visto alternarsi non meno di due allenatori a stagione in panchina: l’ultimo che è riuscito ad iniziare e a concludere un’annata, senza intervalli, è stato Massimiliano Allegri, Cagliari 2008/2009.

Rastelli ha 46 anni, un discreto passato da attaccante e un ottimo curriculum da allenatore, in particolare nei tre anni trascorsi ad Avellino. A lui è stata affidata una squadra costata 13 milioni in soli acquisti, una sorta di All Star della cadetteria (Di Gennaro, Melchiorri, Fossati, Salamon, Cerri), e che ha trattenuto dopo la retrocessione in B gente come Sau, Dessena, Murru, Joao Pedro. Rastelli ha grandi responsabilità, le riconosce, non le elude: ha già centrato due promozioni, con la Juve Stabia nel 2010 (dalla Seconda alla Prima Divisione di Lega Pro) e con l’Avellino nel 2012/2013 (dalla Lega Pro alla Serie B).

Proprio il match contro l’Avellino sarà il primo vero test per Rastelli, dopo quattro punti nelle prime due gare: una larga vittoria sul Crotone e un pareggio a Terni. Per molte squadre retrocesse, ambientarsi nella nuova categoria è uno step tutt’altro che immediato: basti pensare al Catania dello scorso anno, o all’avvio del campionato del Palermo di due stagioni fa. In un torneo dove le gerarchie contano fino a un certo punto, sarà questa la sfida più complicata per Rastelli. «In B ho fatto tredici anni da calciatore e due da allenatore. Se non conosci la categoria fai fatica a trasmetterla».

Il debutto in campionato del Cagliari, un 4-0 al Crotone.

Borussia Dortmund – Bayer Leverkusen (20 settembre, ore 17.30)

Thomas Tuchel è un uomo che sa fare le sue scelte professionali. Del resto, è difficile che uno che segue la stella cometa di Jürgen Klopp possa essere un totale idiota. Nel 2009, i due si passarono il testimone sulla panchina del Mainz, avviando per entrambi la fase migliore della carriera. Tuchel lascia nel 2014 dopo cinque stagioni di Bundes e due qualificazioni all’Europa League, mentre Klopp sposa il Borussia e diventa in breve uno degli allenatori più corteggiati (e bravi) d’Europa. Qualche mese fa, la nuova sostituzione sulla panchina dei gialloneri, lasciata da Klopp dopo sei stagioni, due titoli nazionali e la finale di Champions persa col Bayern. I risultati iniziali di questo avvicendamento sono (di nuovo) eccellenti. Tuchel, quindi, è uno che sa fare, molto bene, anche il suo lavoro. Il suo inizio netto e infallibile – quattro vittorie su quattro in Bundes con quindici gol fatti e la vittoria per 2-1 col Krasnodar in Europa League – la dice lunga sulla sua capacità di risvegliare una squadra, l’ultimo Borussia di Klopp, apparsa schiacciata dalle irripetibili versioni che l’hanno preceduta. E dalle inevitabili cessioni dei nuovi big, finiti in giro per l’Europa a dimostrare come in realtà sia stato il Borussia a renderli grandi (tutti gli ex-gialloneri, meno Lewandowski, faticano o hanno faticato a imporsi nei loro nuovi club). Quello che rimane di quella squadra, oggi, fa di nuovo sognare il Signal Iduna Park: Tuchel ha riviltalizzato Reus, ha responsabilizzato Aubameyang come terminale offensivo, ha (ri)affidato la squadra a Gündoğan. E ha continuato a predicare e far praticare un calcio divertente e offensivo. Non siamo ancora ai livelli del primo Gegenpressing di Klopp, ma la prolificità dell’attacco e la spettacolarità della manovra promettono bene per il Borussia.

La bella, spettacolare e rocambolesca vittoria del Borussia in casa dell’Hannover.

A proposito di Gegenpressing. Il prossimo avversario di Tuchel e i suoi è proprio la squadra che ha ereditato (ed esasperato) i concetti di gioco del primo Borussia di Klopp, quel Bayer Leverkusen che ha eliminato (con merito) la Lazio dalla Champions e si candida a club da seguire nella stagione europea. La vittoria col Bate dell’altro ieri, oltre ad avvisare la Roma su quanto sarà difficile arrivare agli ottavi, ha confermato il buono che si dice su Schmidt e sulle qualità tecniche di un gruppo di calciatori veramente di alto livello.

Il 4-1 del Bayer ai danni del Bate Borisov.

Partita tutta da vedere e da analizzare dopo il novantesimo. Perché è uno scontro al vertice e perché dirà tanto sulla vera consistenza del Borussia, al momento in pole position nel campionato dei “normali”, dietro al Bayern Monaco. Per i gialloneri è il primo esame veramente probante, tra l’altro contro una squadra sì in forma e vittoriosa in Champions, ma anche vogliosa di riscatto in Bundes dopo la sconfitta dell’Allianz Arena (0-3 contro il Bayern) e la figuraccia casalinga contro la matricola Darmstadt (0-1 alla BayArena).

 

Nell’immagine in evidenza, José Mourinho (Ian Walton/Getty Images)