Davanti a tutti

Il Manchester United affronta l'Arsenal per confermare la leadership in Premier, la prima dell'era post-Ferguson. E poi, il resto del weekend, dal derby di Madrid a Bayern-Borussia Dortmund.

Manchester United

È già tempo di esami per il Manchester United, capolista solitario della Premier a due anni e mezzo dall’ultima volta. Van Gaal e i suoi arrivano all’Emirates da primi della classe e con la vittoria sul Wolfsburg ottenuta nell’ultima gara di Champions. Però, intorno a Old Trafford, c’è sempre la sensazione che tutto sia ancora irrisolto, provvisorio, in divenire. Che lo United sia ancora alla ricerca del vero United. E che, proprio per questo, il rendimento in campo non sia ancora in pari con le immense potenzialità di un organico sontuoso. Vincere in casa di Wenger non sarà facile. Lo stesso Van Gaal, subito dopo la vittoria contro i vicecampioni di Germania, ha sottolineato come la sua squadra debba «migliorare ancora, e cercare di vincere in maniera diversa partite come quella contro il Wolfsburg. Dobbiamo fare di più se vogliamo vincere la Champions League». Il Manchester concretizza poco rispetto alla mole di gioco prodotta, rischiando in questo modo di buttare via match controllati dal primo al novantesimo. Questione di lucidità, quindi. Forse, però, c’entrano qualcosa anche i continui cambi di modulo e uomini di Van Gaal. Tanto per capire: da quanto non si aveva notizia di una grande prestazione di Juan Mata? Il protagonista del 2-1 al Wolfsburg, acquistato a peso d’oro (45 milioni di euro) dai Red Devils nel gennaio del 2014, era uno dei grandi talenti rimasti imbottigliati nella avventurosa gestione tattica dello stregone olandese. Tanto da scomparire dai radar e riapparire a intermittenza, con rendimento e risultati quantomeno altalenanti.

 

Un rigore procurato e segnato, un assist di tacco. Anything else?

Come lui, tanti altri. In mezzo a tutto questo traffico, le cifre spaventose dell’ultima campagna acquisti, 241 milioni di euro tra entrate e uscite, bonus esclusi. Il primo posto e la Champions “sistemata” sono quindi una sorta di tappa intermedia per Van Gaal e il suo United. Che ora devono dimostrare di poter correre anche per il grande giro, quello che dura tutto l’anno e conduce dritto alla vittoria in Premier e alla fase finale della Champions League. A cominciare dalla sfida con l’Arsenal, che vive un momento molto complicato. Ricapitoliamo: due sconfitte su due in Champions League – contro Dinamo Zagabria e Olympiacos -, la doppia sfida col Bayern alle porte, solo un quarto posto in campionato e una tifoseria insofferente dopo un mercato statico e il travagliato avvio.

Arsenal-Olympiakos 2-3.

Per l’Arsenal, questa partita è già una sorta di “prima ultima spiaggia”: in caso di vittoria, Wenger restituisce colore alla stagione e, plausibilmente, entusiasmo ad un pubblico che inizia a guardarlo col sopracciglio alzato. In caso di sconfitta, l’Arsenal dice un addio quasi definitivo alla corsa per il titolo, inasprisce il morale dell’Emirates e si ritrova ad essere il solito Arsenal. Anzi, anche peggio. Perché almeno prima c’erano calciatori nuovi da veder crescere e da immaginare, un giorno, lottare per la Premier con indosso la maglia rossa con le maniche bianche. Oggi, i calciatori sono gli stessi di ieri. E la lotta per la Premier rischia di essere, per l’ennesimo anno, roba da vedere solo in televisione.

I protagonisti

Occhio al magic moment di Anthony Martial, che dopo un inizio un po’ così è riuscito a imporre le proprie doti e a giustificare, almeno in parte, la somma folle investita su di lui la Van Gaal (50 milioni subito più trenta di bonus). Quattro gol in poco più di quattrocento minuti fanno di lui il primo, vero riferimento offensivo, per quanto atipico, dello United. Stesso discorso o quasi per i Gunners, aggrappati ad Alexis Sánchez. Il cileno è uno dei pochi punti fermi di Wenger, il capocannoniere della squadra con 4 gol, e, insieme, anche il giocatore offensivo (726 minuti giocati) più utilizzato dal manager francese.

Proprio da questi due calciatori nasce il tema tattico della sfida dell’Emirates. A meno di sorprese dell’ultima ora, Martial e Sánchez saranno i terminali offensivi delle due squadre. Sia Wenger che Van Gaal, quindi, rinunceranno ad un centravanti “classico” e sceglieranno una sorta di “falso nueve”, aggiornato però ad una nuova versione più dinamica, meno ispanica. Sia Martial che Sánchez , infatti, lavorano partendo dall’esterno e ricevono il pallone in verticale, nello spazio, puntando alla conclusione diretta o aspettando l’inserimento dei trequartisti. Una scelta ancor più convincente se rapportata alle batterie di centrali in campo, la Blind-Smalling nello United e la Gabriel Paulista-Koscielny nell’Arsenal. Ovvero, difensori pesanti, non proprio velocissimi e che potrebbero soffrire la rapidità e la bravura nello stretto di due attaccanti atipici. La sfida tra Wenger e Van Gaal passa soprattutto da qui.

Il lavoro di Martial nello United.

Cos’altro c’è nel weekend

Due sentitissimi derby cittadini. Quello tra Everton e Liverpool e quello tra Atlético Madrid e il Real di Benitez. La sfida della Merseyside mette di fronte due squadre che ancora non conoscono la loro reale dimensione: i Reds di Rodgers non hanno iniziato bene la stagione, ma grazie all’ultima vittoria in campionato – 3-2 contro l’Aston Villa – hanno ritrovato i tre punti dopo quattro gare d’astinenza e sono a soli cinque punti dal primato dello United. Un punto più su i Toffees di Roberto Martinez, reduci da quattro gare senza sconfitta e dalla vittoria in rimonta in casa del West Brom.

La vittoria dell’Everton in casa del Wba.

Atlético-Real metterà di fronte due squadre che non hanno ancora espresso il loro enorme potenziale. I Colchoneros vengono da due sconfitte consecutive, in campionato contro il Villarreal e in Champions contro il Benfica, e vivono la crisi di Jackson Martinez, arrivato tra squilli di fanfare e fermo ad un solo gol con la maglia biancorossa. Appena più serena la situazione a casa Real: Cristiano Ronaldo ha realizzato contro il Malmoe la sua 500esima rete in carriera (e subito dopo la 501esima), la squadra è ancora imbattuta ed ha subito un solo gol in partite ufficiali (in campionato a Bilbao). Benitez, però, non è ancora riuscito a far breccia nel cuore del Bernabéu: il suo gioco spesso non entusiasma le esigenti gradinate dello stadio madrileno, e il primo posto guadagnato e poi subito smarrito dopo lo 0-0 interno contro il Malaga, nello scorso weekend, non è il miglior viatico possibile per affrontare il primo big match della stagione delle merengues.

Real Madrid's Portuguese forward Cristiano Ronaldo shoots to score during the UEFA Champions League first-leg Group A football match between Malmo FF and Real Madrid CF at the Swedbank Stadion, in Malmo, Sweden on September 30, 2015. AFP PHOTO / JONATHAN NACKSTRANDJONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images

In Francia c’è grande attesa per Le Classique tra Psg e Olympique Marsiglia, nonostante la grande differenza di valori in campo, almeno in questo momento: i parigini sono già in fuga in vetta alla classifica, i marsigliesi arrancano e pagano l’avvio negativo con un misero quindicesimo posto, dopo l’arrivo in fretta e furia di Míchel al posto di Bielsa. Più equilibrato il big match tedesco tra il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund. Guardiola è in testa a punteggio pieno, con quattro punti di vantaggio proprio sui rivali di domenica. Lo scarto è frutto dei due ultimi pareggi dei gialloneri, che dopo un percorso iniziale senza intoppi si sono inceppati contro Hoffeneim e Darmstadt. La sfida di Monaco di Baviera dirà moltissimo sul futuro della Bundes, con il Bayern che potrebbe già abbozzare una prima fuga. Anche se solo a inizio ottobre, un eventuale più sette dei bavaresi avrebbe già il sapore di una sentenza.

 

Nell’immagine in evidenza, l’esultanza di Smalling e Depay nel match di Champions contro il Wolfsburg. Dean Mouhtaropoulos/Getty Images