Gli inattesi

Vardy, Mahrez, Ighalo: chi sono, da dove vengono, come giocano gli attaccanti che segnano di più nella Premier League 2015/16.

La classifica marcatori della Premier 2014/15 si è chiusa con Sergio Agüero, Harry Kane, Diego Costa, Olivier Giroud, Alexis Sánchez, e Wayne Rooney nei primi 10. Sono solo alcuni dei nomi accreditati alla vittoria della speciale graduatoria dei top scorer dell’anno anche per la stagione in corso. Ai pretendenti sopraelencati si aggiungevano, già questa estate, il rientrante Sturridge e il compagno di reparto Benteke, la rapidità d’esecuzione di Sterling, la coppia young formata dai nuovi arrivati Depay/Martial e lo specialista dei calci piazzati, Yaya Touré.

Dopo 12 giornate, in testa tra i migliori marcatori figurano tre sorprese che sarebbe stato difficile prevedere soltanto pochi mesi fa. Certo, l’infortunio del Kun, la stagione complicata di Chelsea e Liverpool pre-Klopp, insieme alla consueta litania sulla necessità di trovare un vero centravanti per l’Arsenal (non lo è già Giroud?), hanno rappresentato terreno fertile su cui lasciar fiorire una triade (brutto termine, lo so) di nomi nuovi.

Vardy, Mahrez e Ighalo rappresentano tre nomi che inopinatamente hanno preso il proscenio della Premier che conta. Tre calciatori le cui parabole tornerebbero utili per un panegìrico sul football alle porte dell’Impero, ma che mostra, piuttosto, come anche i cosiddetti late bloomer vadano trattati con la dignità e l’attrazione con cui scriviamo di colleghi con maggiore blasone.

Nella stagione di Premier League in corso la sorpresa più grande è senza dubbio il Leicester di Mr. Tinkerman Ranieri. Con quello sguardo trasognante e gli stereotipi tutti made in Italy, il nemico giurato di Mourinho è stato capace di costruire un collettivo solido e mai arrendevole. Una squadra pugnace, capace di recuperare in più di un’occasione le situazioni di svantaggio: sono, al momento, già 10 i punti ottenuti in rimonta. È naturale che in molti stiano cominciando a chiedersi fin dove può arrivare la squadra allenata dal tecnico testaccino.

Mourinho vs Ranieri: amici mai

Sulla stagione monstre dei Foxes sta incidendo pesantemente la vena realizzativa, altrettanto spaventosa, di Jamie Vardy: dalla Non-League alla vetta della classifica marcatori della Premier in poche mosse. Una storia, la sua, che ripropone al proprio interno una pletora di cliché che rendono ancor più affasciante la traiettoria della carriera di questo attaccante filiforme e dal fisico nervoso.

Cresciuto nelle giovanili dello Sheffield Wednesday, Vardy ha alle spalle una storia di goal e passaggi problematici. Oggi è nel giro della Nazionale inglese – primo giocatore del Leicester dai tempi di Ian Walker, 2001 – ma nella vita ha vissuto la fabbrica e le paghe da 30 sterle a settimana, passando anche per i tribunali. Condannato per aggressione 8 anni fa, coinvolto in uno scontro per difendere una amico non udente, ha passato mesi a giocare 60 minuti a gara: dare il massimo nel poco tempo concesso e poi via in auto verso casa, giusto in tempo per la visita dei bobbies.

Ma se è vero che la vita è la somma delle nostre scelte Vardy non rimpiange gli errori, anzi: «È una delle cose che ha fatto di me la persona che sono». Dopo le giovanili dello Sheffield Wednesday, a 16 anni passa allo Stocksbridge Park Steels, South Yorkshire. Rifiuta un contratto a breve termine con il Rotherham United, manca il passaggio al Crew Alexandra dopo una settimana di prova, passa, invece, all’Halifax Town, dove a 23 anni mette a segno 30 reti, 27 delle quali arrivate durante la sua prima stagione in Conference North. Viene votato come Player of the Season. Sarà poi tempo di spostarsi in Conference Premier, al Fleetwood Town (dove una volta ha impacchettato l’auto del cuoco sociale e si è mantenuto lavorando in una fabbrica di fibre di carbonio).

Infine il passaggio al Leicester City per 1 milione di sterline. Una cifra record per un calciatore proveniente dalla Non-League. Nigel Pearson ne fa subito un perno del proprio 11, Vardy ricambierà con 16 goal in 37 gare, aiutando i Foxes a vincere il campionato che li porta nuovamente in Premier. Andy Pilley, presidente del Fleetwood, ricorda ancora quando Carl Garner, lo scout che portò Vardy alla Cod Army gli disse: «[Andy] ricorda le mie parole, giocherà per l’Inghilterrà un giorno». Vaticinando il futuro.

Hat Trick di Vardy in maglia Fleetwood Town. Notare la prima rete: direttamente da centrocampo.

Oggi Vardy è in testa alla classifica marcatori della Premier League, ha realizzato 12 reti in altrettante gare ed è uno degli unici due calciatori nella storia ad aver segnato 9 reti di fila in 9 gare consecutive di Premier. Record condiviso con Ruud van Nistelrooy. A differenza dell’ex Manchester United la striscia del centravanti di Sheffield, però, è ancora aperta e con possibilità di incrementare ulteriormente il proprio score.

In coppia con l’altra stella della squadra di Ranieri, Riyad Mahrez, ha contribuito al 70% delle reti dei Foxes. Vardy unisce alle capacità di realizzazione e alla voracità sotto porta, una garra che lo rende la tipologia di attaccante che ogni allenatore vorrebbe per sé. Non è un caso che Thomas Tuchel abbia deciso di tenerlo sott’osservazione per il suo Dortmund post Klopp (in cui si troverebbe a giocarsi il posto con Aubameyang, altro attaccante da 8 reti di fila nelle prime 8 di Bundesliga). Anche in Premier hanno cominciato a seguirlo da vicino, con prezzo fissato dal Leicester intorno ai 15 milioni di sterline.

Abile nel trovare posizione alle spalle degli avversari, bravo nelle sponde (nonostante il metro e 78 d’altezza), è anche l’attaccante di Premier League con più tackle (13); oltre che un giocatore estremamente capace nell’assistere i compagni: 15 key passes, anche qui il migliore tra gli attaccanti della lega. Con la versatilità di chi unisce movimenti e calma da esterno, con la rabbia davanti al portiere di un top scorer. Calcia in media 4 volte a gara verso la porta avversaria. Più di lui fanno soltanto Coutinho, Sánchez e Agüero.

La collection video definitiva di Jamie Vardy.

Vardy sembra avere tutte le carte in regola per diventare un serio protagonista delle prossime stagioni di Premier. In un calcio inglese sempre più fisico e nevrotico, l’attaccante del Leicester sta mostrando di avere le giuste caratteristiche in ogni fondamentale: bravo nel dribbling, è rapido nell’anticipare la giocata di difensori e portieri e nella sua modalità di calcio c’è tutta la potenza detonata da una fisicità elettrica, oltre che una precisione non scontata.

Dopo la gara di Premier in casa del Southampton, Victor Wanyama lo ha definito «un incubo per i difensori». Un moto perpetuo dall’inizio alla fine. Un vortice senza fine di movimenti capaci di affondare la serenità nervosa degli avversari, costantemente attaccati alle spalle dai movimenti e le variazioni di traiettoria del 28enne inglese. Con Vardy non puoi mai distrarti.

Il compagno di squadra Kasper Schmeichel ha già dato per necessaria, quanto fondamentale, la presenza del compagno al centro dell’attacco dell’Inghilterra di Hogdson – che ha anche lasciato cadere nell’oblio un evento non propriamente edificante (con il tempo l’atteggiamento di Vardy fuori dal campo non sembra essere cambiato granché). Mentre il Leicester farebbe bene a tenerselo stretto, Jamie si gode il successo arrivato dopo una consistente dose di gavetta. Potrebbe finire in testa alla classifica marcatori: primo inglese dai tempi di Kevin Phillips, Sunderland 1999/00. Al momento sono 12 reti, 1 assist e primato nei legni colpiti. Da un’analisi comparativa con altri 4 attaccanti top della Premier in corso Vardy esce vincitore in quasi ogni statistica.

Come detto in precedenza, in coppia con Vardy Riyad Mahrez sta facendo la fortuna del Leicester portandolo più vicino possibile alla vetta della premier. Nato in Francia, a Sarcelles – un luogo ad una ventina di km da Parigi che sembra ben lontano dall’essere un paradiso, ha scelto di giocare per l’Algeria, la nazionale del padre morto quando aveva quindi anni. Lavoro duro, ambizione e voglia di coronare il sogno paterno.

Poco tempo fa ho letto di lui che ha «una buona tecnica di base», connotandolo come tanti altri calciatori appena più che sufficientemente adatti a giocare in una qualsiasi delle massime serie europee e non. La tecnica di Riyad è invece eccezionale, inusuale e quasi anomala nel correre palla al piede. Anche quando sembra che il pallone sia troppo lontano, che l’abbia allungato troppo, riesce ad arrivare per primo mandando fuori giri l’avversario.


L’abbacinante finta con cui manda a terra contemporaneamente 3 avversari. Direi che la tecnica è po’ più che buona.

Mahrez in questo inizio di stagione si è già concesso una serie di primati: miglior performance media su 12 gare, miglior giocatore nella combo gol+assist e maggior numero di assist riusciti. Su 36 tentativi ha il 63% di uscita vincente palla al piede sul proprio marcatore diretto. È anche il più creativo tra i giocatori dei Foxes, con 23 occasioni create e 5 assist per i compagni. Come per Vardy, anche Mahrez unisce all’estro tecnico una profonda abnegazione in fase difensiva, facendo registrare 11 palloni intercettati e 33 tackle utili a sostenere la fase difensiva delle volpi del Leicestershire.

Riyad ha dovuto lavorare duramente per arrivare dov’è ora: «Quando ero piccolo mi dicevano che ero troppo leggero. Non riuscivo a difendere il pallone e non ero nemmeno troppo veloce», ha detto in un’intervista al Guardian. Con abnegazione e sacrificio ha limato i difetti che gli impedivano di arrivare dove avrebbe voluto e oggi, dopo che persino il Barcellona ha tentato un timido approccio per lui, può dire di essere vicino al completamento di quel processo di maturazione cominciato anni fa.

Prova evidentemente un insano piacere ad avere il pallone tra i piedi quando ha campo aperto davanti a sé. Seppur non un velocista vero e proprio, ha la capacità di correre palla al piede senza mai perdere il contatto con la sfera riuscendo ad aprire il campo con progressioni importanti.

È già pronto il video tributo a Mahrez in caso di passaggio ai blaugrana. I tifosi culé lo hanno già scelto come nuovo idolo?

Nel Leicester di Ranieri può sia giocare esterno a destra in un centrocampo a 4, come accaduto in uno degli ultimi match contro il W.B.A. dove con una doppietta from the spot – inserendosi come un ottimo shadow strikerha aiutato i suoi a battere i padroni di casa. Il tecnico di Testaccio può schierarlo come 10 puro alle spalle di Vardy quando decide di schierarsi con un 4-4-1-1, ma può anche capitare che lo inserisca a gara in corso invertendolo di fascia con Albrighton o Dyer nel tentativo di spaccare gare bloccate o recuperare un passivo importante come accaduto in casa del Southampton (da 2-0 a 2-2). The Tinkerman lo ha fatto partire dalla panchina in due occasioni, centellinandone il talento e le energie dopo il ritorno dagli impegni con la nazionale algerina. Mahrez è eccezionale quando parte dall’esterno sia a destra (di sovente) che da sinistra (può capitare a gara iniziata) per poi accentrarsi creando così spazio per i compagni, servendo assist e creando azioni pericolose, o concludendo in proprio con il piede opposto (il suo tiro a girare sul palo opposto è una gioia per gli occhi). Dalle volpi del deserto (“Les Fennecs” in francese) alle foxes di Premier per raggiungere l’apogèo, a 24 anni la strada è un po’ meno impervia.

Odion Ighalo è nato a Lagos, cresciuto insieme a sei fratelli ad Ajegunle. «Vengo dal ghetto dove l’elettricità mancava per 24 ore, non c’era acqua potabile, le strade erano dissestate e il vicinato brutale». Quello dove Odion cresce non è il più semplice dei posti, preso in lotte tra gang locali e polizia. In un posto come Ajegunle si diventa grandi molto prima del tempo. Il calcio salva la vita, come nell’ennesima storia piena di cliché ma che rasenta molto la verità. Il padre gli impedisce addirittura di giocare per paura che venga rapito da qualche banda in cerca di fortuna.

«Con la mia prima squadra, l’Olodi Warrior, giocavamo su un campo d’erba che tutti chiamavano “Maracana” ed era veramente grande, un campo larghissimo. In un angolo c’erano dei ragazzi che spacciavano marijuana. Spesso attraversavano il campo inseguiti dalla polizia», ha detto in un’intervista al Mirror. Spari molteplici, con pallottole che attraversano l’aria mentre i ragazzi di Ajegunle si allenano, sudando sotto l’afoso caldo africano nel tentativo di costruirsi una exit strategy. «I proiettili non sanno chi sono i calciatori e chi i cattivi ragazzi», quando il colpo parte c’è poca differenza tra i ragazzi di Lagos. Ogni sparo è un attimo revulsivo che provoca paralisi e difficoltà a continuare gli allenamenti.

Alcuni dei gol e delle giocate di Ighalo che hanno trascinato il Watford in Premier.

Dopo aver fatto mostra delle proprie skills nell’Olodi Warriors, è al Prime Football Club che comincia la propria corsa verso un calcio più grande. Nella cittadina di Osogbo, stato di Osun, comincia a giocare quando ha 11 anni, come prospetto altamente futuribile. Dopo 5 anni passati al Prime è al Julius Berger FC, dove gioca la prima stagione da professionista. A 17 anni viene ingaggiato dal Lyn Oslo, squadra che era stata già di Obi Mikel. Sempre al Mirror ha detto: «Una volta partirono in tre dalla Nigeria per la Norvegia – ma uno di loro dovette tornare a casa perché non in grado di reggere il freddo. Avrei potuto facilmente seguire il suo esempio, ma quando pensai a tutte le privazioni che mi lasciavo alle spalle non ci pensavo proprio a scappare».

Oggi, dopo aver fatto tappa nelle altre due succursali della holding Pozzo – Udinese prima e Granada poi, per ben due volte con un intermezzo brevissimo a Cesena –, Ighalo pare aver trovato quella dimensione per cui ha lavorato senza sosta sin da quando, appena bambino, calciava qualsiasi oggetto gli capitasse a tiro tra le strade di Lagos.

È attualmente il miglior marcatore 2015 tra le serie inglesi. Frutto delle 20 realizzazioni che hanno aiutato il Watford a conquistare la Premier e le 6 realizzate quest’anno nella massima serie inglese. Proprio la stagione di Premier in corso sta mostrando un giocatore che ha acquisito piena consapevolezza di ciò che può diventare: un centravanti che fa di rapidità, cinismo sotto porta e gusto del dribbling alcune delle armi migliori. I tifosi del Watford lo hanno già eletto ad idolo, e nel match di Premier contro il West Ham Odion ha ricambiato la fiducia con due reti.

Always belived in you Ighaloooo

La salvezza del Watford passa dai suoi piedi. Ogni settimana dovrà trasformare il terreno di gioco in Eko, antico nome con cui gli Yoruba sono soliti riferirsi a Lagos. Eko significa campo di guerra, dove Ighalo può combattere per tenere gli Hornets in Premier League. Già con il Granada avevo contribuito alla promozione della formazione andalusa, consolidando nei tre anni successivi la propria posizione e quella della squadra nella Liga. Il futuro è tutto già scritto: mettere insieme un po’ di soldi per aiutare i ragazzi di Lagos a coltivare un nuovo sogno di autodeterminazione personale.

 

Nell’immagine in testata e in evidenza, le esultanze di Jamie Vardy a Southampton. Jordan Mansfield/Getty Images.