Le nuove Nike Tiempo 6, a Monaco di Baviera

Siamo andati a scoprire i nuovi scarpini di Jerome Boateng a due passi da casa sua. Lui, infatti, era lì.

A Monaco di Baviera iniziano a calare il sole e la temperatura quando, in compagnia di giornalisti da tutta Europa, veniamo fatti entrare in un magazzino da qualche parte nella periferia della città. Siamo appena scesi dal pullman che ci ha portati lì, e non solo non sappiamo cosa aspettarci, ma nemmeno, esattamente, dove siamo. La presentazione ha l’aria di segretezza delle grandi operazioni.

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Oltre una prima porta, una stanza dalle pareti bianche rivela i colori rigogliosi di tutti i modelli Nike Tiempo dal 1993 a oggi. Scarpe, o forse qualcosa di diverso, di “più”, che hanno fatto la storia del calcio recente, indossate da Paolo Maldini, Romario, Ronaldinho, Carles Puyol, Bebeto, Andrea Pirlo, e altri ancora. Stiamo immaginando i no-look, gli stop silenziosi che lo scarpino destro di Ronaldinho può aver visto e creato, quando le pareti bianche si illuminano, rivelandosi schermi al plasma che rivelano, a loro volta, un countdown. Come in un’astronave fantascientifica, una parete si apre su un corridoio che dà su di un’altra ampia stanza interna, affascinante nella sua natura post-industriale, spoglia anche, fuorché per un’installazione al centro che ricorda un modulo lunare, forse per gli elementi di rame che la compongono.

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Baciate da un fascio di luce dall’alto, nel mezzo, le nuove Tiempo 6. Sono le scarpe che, nello scorso weekend di calcio internazionale, erano ai piedi di, tra i tanti, Jerome Boateng, Alessandro Florenzi, Antonio Rüdiger. Loro tre, nello specifico, si trovano in questa stessa struttura, non ancora annunciati. Compaiono in pochi minuti, al seguito di Max Blau, vice presidente di Nike Football, e del designer Tiempo Nathan Vanhook. L’installazione-scarpino viene spiegata nei suoi elementi innovativi: la linguetta ergonomica, l’aumentata sensibilità, l’aderenza al pallone.

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Mathias Sammer ha definito Jerome Boateng «il miglior difensore del mondo» al momento. Lui commenta cauto: «È un onore avere la stima di Mathias, un Pallone d’Oro, significa che sto facendo bene», poi aggiunge: «Di difensori bravi ce ne sono in giro molti, quello che conta davvero sono i risultati del Bayern, non quelli personali». Grazie anche a Guardiola Jerome, oggi centrale eppure nato attaccante, e arretrato davanti al portiere soltanto a 17 anni, sta ridefinendo il ruolo: e i suoi trascorsi offensivi, sintomo dell’ottima capacità tecnica, lo stanno aiutando molto. A questo proposito dice: «Oggi un difensore fa cose impensabili rispetto a 10 anni fa. Non basta difendere, bisogna anche impostare, segnare».

Anche Alessandro Florenzi parla di ruoli, di cambiamenti, di calcio moderno: «Le squadre iniziano sempre di più a giocare dalla difesa. La “palla lunga” sta diventando una cosa sempre più rara, e in ogni ruolo il controllo della palla ormai è fondamentale. Ci sono intere squadre i cui giocatori potrebbero giocare come centrocampisti centrali».