La risalita

Dopo una crisi di risultati, la Juventus è tornata: cos'è cambiato? Quali possibilità di rivincere lo scudetto? Conversazione fra tre autori di Juventibus.

In molti la davano per spacciata, ma la Juventus, nelle ultime settimane, è tornata la squadra schiacciasassi che conoscevamo: novembre è stato il mese dell’accelerazione, il mese dove i bianconeri non hanno mai perso e hanno rosicchiato punti importanti alle squadre davanti in classifica. Ci chiediamo se possiamo parlare di guarigione completa, e abbiamo rivolto la questione a Massimo Zampini, Davide Terruzzi e Francesco Andrianopoli di Juventibus (di cui è da poche ore online una nuova versione arricchita e aggiornata).

Massimo Zampini: Rieccoci. L’ultima volta che ci siamo confrontati su questo sito eravamo tra le ultime, con appena 8 punti in 7 partite. Un paio di mesi dopo siamo quinti, con 4 vittorie consecutive, la prima distante 7 punti. La domanda più semplice, fin troppo banale, è: “La Juve è tornata forte?”. Per rispondere, non mi baserei solo sulla classifica e sui punti realizzati: nelle prime giornate, per esempio, oltre a tante assenze e a molta confusione, ci sono stati anche punti persi in modo incredibile (casuale, su!) come i 3 con l’Udinese o ancor più i 2 col Frosinone, in una partita da venti tiri a uno, purtroppo quell’uno. Discorso inverso per le ultime 4: nel derby, a Empoli e Palermo, con il Milan, la squadra si è mostrata più solida, paziente, ordinata, a tratti perfino autoritaria, ma non ancora irresistibile, e se non ne avesse vinte una o due non ci sarebbe stato nulla di strano. È ancora presto, quindi, per capire il destino della stagione: risaliamo la classifica, avviciniamoci alle prime, ma la strada è ancora lunga per parlare di guarigione definitiva, di rivoluzione riuscita.

La vittoria sul Milan, decisivo Dybala.

Davide Terruzzi: Più che forte direi che è tornata solida. Cioè, a dicembre è diventata quella squadra che ci aspettavamo di vedere già da inizio stagione: una Juventus ancora in costruzione, lontana da alcuni alti della scorsa stagione, ma sempre dentro le partite mentalmente e fisicamente. Quella di Allegri ora sembra essere una formazione in cui tutti lottano per un obiettivo comune, si sacrificano per il collettivo mettendo le proprie qualità a servizio del gruppo. I bianconeri sono ripartiti dai fondamentali accantonando per il momento voli pindarici e soffermandosi sul fare bene quello in cui si è più bravi: organizzazione difensiva, aggressività, capacità d’interpretare i diversi momenti della partita. La Juventus vista a Palermo non sembra nemmeno parente di quella frenetica vista con Udinese e Chievo, impaurita con Napoli e Roma. Quindi, sì: è tornata una squadra solida.

Francesco Andrianopoli: Secondo me forte lo è sempre stata: il fatto che la Juve avesse la rosa qualitativamente migliore della serie A era, secondo me, evidente a chiunque anche nel periodo drammatico vissuto a settembre-ottobre. Il suo rendimento largamente insufficiente dipendeva da problemi fisici e tattici, e in particolare dal tentativo di inserire molti nuovi giocatori facendo loro assimilare molti schemi differenti (il 3-5-2 “classico”, il 3-5-2 “ibrido” con Cuadrado alto a destra e Barzagli alle sue spalle, il 4-3-1-2 con il rombo, il 4-3-3). Eliminati i fronzoli e “asciugata” la rotazione, le cose hanno iniziato subito ad andare meglio.

MZ: Ecco, arriviamo alle ragioni dell’accelerazione dell’ultimo periodo. Lasciando a voi le analisi tattiche, io la farò fin troppo semplice: potere usufruire contestualmente di Marchisio e Pogba – talvolta con Khedira – trasforma completamente la squadra. Aggiungo che i risultati aiutano a ritrovare sicurezza, e la timidezza delle prime partite – accompagnata da quella sensazione di un destino ineluttabilmente negativo – è sparita con le prime vittorie e la scalata in classifica.

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DT: La condizione fisica è notevolmente cresciuta. Allegri è stato bravo a non perdere la trebisonda dopo Sassuolo: è ripartito dal suo 4-3-1-2 con Torino e Milan, poi, causa anche infortuni a centrocampo, ha dovuto ripiegare sul 3-5-2: queste ultime partite dovrebbero far comprendere che l’unico trequartista possibile resta Pereyra, a meno che non si voglia mettere al centro del gioco i calciatori più bravi (Dybala e Pogba) sposando un 4-3-2-1 non propriamente nelle corde di Allegri. L’accelerazione dell’ultimo mese non dipende però dai moduli – che come direbbe Guardiola sono un po’ come le rubriche telefoniche -, ma dalla qualità con la quale si mette intensità, dalla voglia di difendere e di attaccare. Non si prendeva gol al primo tiro solo per sfortuna ma anche per qualche difesa superficiale. Cattiveria e qualche scivolata in più aiutano. S’attacca meglio la porta avversaria, non si tira più da qualsiasi posizione: son piccoli miglioramenti che dimostrano anche una maggiore capacità di leggere e interpretare le situazioni.

La vittoria decisiva per il pass in Champions, quella per 1-0 al City.

FA: Ribadisco: l’accelerazione nasce dal fatto che, come detto, sono stati momentaneamente accantonati alcuni esperimenti, mettendo in campo sempre l’11 più esperto ed affidabile secondo lo schema tattico più collaudato, con risultati non spettacolari ma certamente molto efficaci.

MZ: Altro punto importante: c’è una crescita dei singoli? Intanto, verrebbe da dire che sono rientrati, alcuni singoli. Ho fatto riferimento a Marchisio e Khedira (a volte, mai per troppo tempo, non sia mai…), ma sta trovando continuità Mandzukic, che all’inizio sembrava immobile (con la “i” minuscola, eh, non esageriamo) e goffo, si sta imponendo Alex Sandro, eccellente quando è stato impiegato, si sta ritrovando Chiellini e, soprattutto, risultano sempre più decisivi Dybala e Pogba, il quale è sempre più partecipe, più al centro della squadra, pare più sereno e ispirato.

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DT: Facile spiegare questo parziale recupero col il rientro di Marchisio, sebbene già un giocatore fondamentale per questa Juventus, quando sono tutti i giocatori ad aver svoltato nel proprio modo di interpretare le partite: quasi nessuno vuole più vincere le partite da solo. C’è differenza tra il Pogba di inizio stagione e quello attuale: è un Pogba che non si sente più il salvatore della patria ma che mette a disposizione il suo immenso talento. Poi ci sono Morata e Cuadrado, due che devono ancora passare maggiormente la palla. «Alza la testa», spesso dice Allegri al suo attaccante: ecco, quando il nove juventino riuscirà a farlo con maggiore continuità il rendimento della squadra aumenterà. A Palermo ha iniziato a farlo: nelle reti di Sturaro e Zaza il suo zampino si sente e si vede. Non si può non parlare della crescita di Dybala. A inizio stagione veniva invocato a furor di popolo, ora è una presenza fissa negli undici titolari. Il suo processo di tevezizzazione sta procedendo: lasciamo stare le sue polemiche sull’aumento di massa muscolare, ma la Joya ora è un attaccante sempre più portato a fare da gancio tra attacco e centrocampo, a maggior ragione quando gioca in coppia con Mandzukic. Anche il croato sta iniziando a far sentire il proprio peso: è un giocatore che si conosce e che non ha bisogno di presentazioni. In generale sono le categorie, tecniche e fisiche, che iniziano a farsi sentire e spesso fanno la differenza. Stesso discorso per Alex Sandro, uno dei migliori terzini sinistri in circolazione: poteva giocare di più, ma finalmente sta trovando maggiore spazio volando sulla sua fascia. All’appello mancano ancora diversi giocatori (Asamoah, Pereyra), tra i quali Khedira: credo che un ulteriore, e necessario, miglioramento passi attraverso la presenza costante del centrocampista tedesco. Col Palermo, la Juventus ha fatto entrare dalla panchina Lichtsteiner, Morata e Zaza, mentre Alex Sandro non ha trovato spazio. La qualità e la profondità della rosa a disposizione di Allegri non si discute, anche se manca quel trequartista inseguito per tutta un’estate.

FA:  Secondo me no, la crescita è stata collettiva, non individuale: ad esempio Dybala e Pogba giocavano bene anche a settembre, soltanto che in un contesto di confusione tattica le loro giocate restavano isolate e fini a se stesse; anche Alex Sandro non è che stia giocando bene adesso e stesse giocando male prima, semplicemente sta aumentando il suo minutaggio e sta aumentando anche la fiducia in lui dei suoi compagni, che sono più “abituati” a vederlo salire all’arrembaggio sulla fascia sinistra (cosa che un esterno sinistro bianconero non faceva da anni) e quindi gli affidano più spesso il pallone.

La vittoria più recente, il 3-0 a Palermo.

MZ: Su, è il momento di sbilanciarsi: dove può arrivare la Juve? Può rivincere? Premesso che continuo a ritenere la rosa bianconera di gran lunga la più attrezzata, personalmente considererei un’impresa leggendaria vincere quest’anno, per diversi ordini di ragioni: a) il quinto scudetto di fila sul campo, l’ultima volta, qualcuno (noi, ovviamente) lo ha vinto 85 anni fa, poi non c’è riuscito più nessuno: questione di cicli che finiscono, fame che diminuisce, rivali più rabbiose e motivate; b) questa estate si è fatta volutamente una rivoluzione, rinunciando ad alcuni leader insostituibili, per anticipare il momento del ricambio: Dybala, Rugani, Alex Sandro, anche i “veterani” Morata e Pogba probabilmente saranno grandi giocatori, o addirittura fuoriclasse, ma è difficile che lo diventino ora tutti insieme; c) la classifica, per quanto migliorata, è comunque complicata: magari recuperi da una e non da un’altra, e appena fai un passo falso ti ristaccano di nuovo. Faticoso, considerando che a marzo riprende anche la Champions.

DT: La Juve ora ha ritrovato anima e identità ma deve ancora compiere passi in avanti nella qualità, fluidità e velocità della manovra costruendo una più definita organizzazione tattica. Le formazioni che la precedono in classifica non hanno creato un distacco abissale e non sono abituate a lottare per la vittoria, un’ottima notizia per la Juventus. Per vincere il campionato, però, i bianconeri dovranno continuare a concentrarsi solamente su ogni singola partita. Ora si è ritrovata, deve continuare a correre, imparare a correre meglio, ma tenendo sempre il piede ben pigiato sull’acceleratore. Un’altra occasione per vincere cinque scudetti consecutivi chissà quando mai potrà ricapitare.

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FA:  Competere certamente sì, di fatto il gruppo di testa composto da Napoli, Inter, Fiorentina e Roma è già stato agganciato, quindi riuscire a lottare per il secondo posto non dovrebbe essere troppo complicato. Vincere è un altro paio di maniche, e richiederebbe un ruolino di marcia sensazionale da qui alla fine del campionato, una media punti da 2,5 a partita che la Juve ha in teoria nelle sue corde, ma che è molto, molto difficile da mantenere per un periodo di tempo così lungo. In concreto, per sperare di vincere lo scudetto, la Juve può permettersi di perdere al massimo 1-2 partite e pareggiarne altre 6-7, non di più: se ci riuscisse sarebbe una prestazione epocale, al livello dei 102 punti di Conte, e proprio per questo faccio fatica a crederci fino in fondo.

 

Nell’immagine in evidenza, l’esultanza di Paulo Dybala, in occasione di Juventus-Atalanta. Valerio Pennicino/Getty Images