L’arrivo di Steph

Nel 2009, Steph Curry, settima scelta del Draft, prendeva la strada di Golden State. I primissimi passi nella Nba del cestista più forte del momento, con un colpo di scena.

Tutto è cominciato in quel Draft del 2009. Griffin, Thabeet, Harden. Le prime scelte erano andate. E poi Tyreke Evans, Rubio, Flynn. La settima scelta tocca a Golden State. C’è questo ragazzo, Steph Curry, che arriva dal Davidson College: alcune squadre lo avevano scartato, perché giudicato troppo esile. Curry si presenta con un abito grigio a righine: sembra stargli molto largo, forse di proposito, forse per mettere a tacere certe perplessità sul suo fisico. Però c’è New York, ci sono i Knicks, che sembrano intenzionati a prenderlo, e si dice che lui sia contento della destinazione. I Knicks scelgono per ottavi: dopo i Warriors, tocca a loro. Curry sembra nelle loro mani.

Invece, Golden State sceglie proprio Steph Curry. Alla chiamata del suo nome, Curry è emozionatissimo, mentre un tifoso dei Knicks, sugli spalti, si dispera. C’è chi ha detto, anni dopo, che la scelta dei Warriors sia maturata per una banale resa dei conti: Don Nelson, all’epoca coach di Golden State, avrebbe ostacolato New York per vendetta, dopo essere stato licenziato dai Knicks nel 1996.

Il video di presentazione di Curry individua dove dovrebbe migliorare: “Decision making”. Dopo un anello Nba, dopo essere stato MVP della regular season 2014-2015, due partecipazioni all’All Star Game, 32 punti di media in stagione, che dite, ci è riuscito?