Il capolavoro di Éric Cantona, 19 anni fa

Forse il miglior gol nella carriera del numero 7 francese, il 21 dicembre 1996 contro il Sunderland

«Il 21 dicembre 1996 il Manchester United ospita il Sunderland all’Old Trafford. Eric prende palla a centrocampo. Si districa in mezzo a due avversari, è pesante, anche goffo, sembra che le ginocchia gli si pieghino verso l’interno. Al tempo stesso si capisce subito che gli avversari non possono fare niente per fermarlo, trasformati in statue di sale dalla fluidità un po’ a scatti di Cantona. Dopo un triangolo con McClair si ritrova al limite dell’area. Un difensore lo sta chiudendo in scivolata da sinistra e il portiere è avanzato fino al limite dell’area piccola chiudendogli lo specchio.In una frazione di secondo Cantona riesce a immaginare che ci sia lo spazio per fare un pallonetto. E forse quello spazio non c’è. Ci sarebbe quello sul primo palo, alla sinistra del portiere, ma sembra troppo vicino alla porta perché la palla scavalchi il portiere e scenda in tempo per entrare in rete. Quello che ne viene fuori è un colpo unico, un cucchiaio teso che sembra non scendere mai (anche a causa della prospettiva schiacciata della telecamera) e in diagonale sbatte sulla parte alta del secondo palo e per via dell’effetto continua la sua corsa sull’interno della rete.

Mi piace pensare che a questo punto, come succede nei film ai personaggi in punto di morte, Cantona riveda tutta la sua carriera. Gli alti, i bassi, le squalifiche, gli scandali, la solitudine, fino a quegli otto mesi di esilio dai campi da gioco che avrebbero potuto chiudere la sua carriera senza tutta quella gloria. Gli amanti dei gol decisivi obietteranno che era il quinto gol di quella partita, che non contava nulla. Ma il fatto che non ci fosse alcun bisogno di una cosa tanto eccezionale è la condizione di quel senso di completezza mistica, più vicina al vuoto assoluto che alla gioia di una vittoria importante. Il fatto che non fosse necessario permette a quel gesto tecnico di essere pienamente artistico. Dopo che la palla entra in porta la faccia di Cantona non ha espressione. Sbatte gli occhi un paio di volte, compie un mezzo giro su se stesso in senso orario e allarga le braccia, guardando il pubblico con espressione stupita. Non è solo pieno di sé, giustamente pieno di sé: è completamente sazio. E lo stupore deriva da questo. Forse per la prima volta in vita sua non c’è nessun altro posto dove vorrebbe stare».

Tratto da Cantona. Come è diventato leggenda, di Daniele Manusia, ADD editore, 2013

 

 

Nella foto in evidenza, Cantona nel 1996 (Ross  Kinnaird/Allsport). Nella foto in testata, in azione nel 1993 (Hulton Archive/Getty)