Il declino del Bolton

Undici stagioni di fila in Premier, poi la retrocessione e l’ultimo posto in Championship. Una caduta inarrestabile tra i debiti del presente e le incertezze del futuro.

Risalire è quasi impossibile se precipiti così in basso. È il 26 dicembre 2015 quando il Bolton perde 4-0 sul campo del Rotherham nel Boxing Day. Con appena 14 punti conquistati in 23 partite, il club chiude il girone di andata all’ultimo posto in Championship, la seconda serie inglese. «Voglio provare a cambiare le cose, non mi voglio arrendere e dare le dimissioni», sono le dichiarazioni dello sconsolato allenatore Neil Lennon davanti ai microfoni a fine gara. Quasi due mesi dopo, il Bolton è ancora sul fondo della classifica: 24 punti in 31 giornate e lo spettro della retrocessione sempre più vicino.

Fuori il Macron Stadium c’è sempre la statua di Nat Lofthouse, ma le ultime stagioni dei Trotters sono state una più drammatica dell’altra. Le statistiche sono impietose per una realtà abituata fino a qualche anno fa a calcare i prestigiosi palcoscenici della Premier League. Nel campionato 2006-07 arrivò addirittura un piazzamento record, con il settimo posto che valse la qualificazione alla fase a gironi della Coppa UEFA 2007-08. Il pareggio per 2-2 sul campo del Bayern Monaco e la vittoria contro l’Atlético Madrid nei sedicesimi di finale segnarono il punto più alto della storia recente del club nelle competizioni europee. Dopo le gioie e le imprese in Coppa UEFA – il Bolton verrà eliminato solo agli ottavi dallo Sporting Lisbona –, i Trotters iniziano un lento ma inesorabile declino, con la retrocessione in Championship nel 2011-12, dopo undici anni di fila in Premier League.

Il prestigioso pari contro il Bayern Monaco, nella Coppa Uefa 2007/2008

Quella del Bolton non può essere raccontata soltanto come una crisi di risultati, ma va inserita in uno scenario più ampio e complesso. Per capire dove sono nati i problemi del club bisogna fare un piccolo passo indietro e tornare al 2014. In quell’anno, a settembre, il proprietario Eddie Davies decide di sospendere i finanziamenti. Davies è stato un imprenditore di successo nel campo degli impianti di riscaldamento domestici: la sua decisione di non contribuire più economicamente alle casse del club è inaspettata, e fa precipitare il Bolton in guai seri. I debiti si accumulano rapidamente fino a raggiungere l’impressionante cifra di 172.9 milioni di sterline ad aprile 2015.

La situazione è così grave che la società dichiara di non essere in grado di pagare gli stipendi di novembre. Come se non bastasse, a dicembre la HM Revenue and Customs (Agenzia delle Entrate) presenta un avviso di liquidazione per il mancato risarcimento di 600mila sterline di tasse. «Servono soldi che al momento non ci sono, il club sopravvive di mese in mese svendendo i propri beni per pagare le tasse», rivela Marc Iles, giornalista del Bolton News. Senza un acquirente, il Bolton rischia l’amministrazione controllata con una penalizzazione di dodici punti. Davies, per favorire l’ingresso di nuovi investitori, ha rinunciato al proprio credito di 173 milioni di sterline. Per salvare il club servono 15 milioni di sterline, e tra i possibili acquirenti ci sono anche ex giocatori del Bolton come Dean HoldsworthStelios Giannakopoulos. Nel frattempo, l’High Court di Londra ha concesso una proroga fino al 22 febbraio per permettere alla società di pagare le tasse arretrate, pari a 2,2 milioni di sterline. Nel caso non venisse trovato un nuovo acquirente, sarà necessario un ulteriore incontro per definire il destino del club.

Tributes at Reebok Stadium In Memory of Former Bolton Wanderers Chairman Phil Gartside

Per superare questa situazione, il Bolton è arrivato a mettere in vendita il campo di allenamento a Euxoton e alcuni parcheggi intorno al Macron Stadium. I giocatori hanno poi ricevuto lo stipendio di dicembre solo grazie all’intervento della PFA (Professional Footballers’ Association). Lennon, nel frattempo, ha avuto anche problemi extra-campo, ritrovandosi invischiato in una brutta storia: è stato vicinissimo al licenziamento dopo essere stato accusato di aver minacciato con un coltello alla gola la sua amante. Intanto, 4mila tifosi del Bolton si sono costituiti in un Supporters’ Trust, donando una somma annuale di dieci sterline ciascuno. La loro iniziativa rappresenta l’ultimo tentativo di non arrendersi davanti a una situazione sempre più critica.

Il caso Bolton porta alla ribalta i debiti dei club di Championship, che ammontano a 865 milioni di sterline, il doppio del fatturato complessivo delle società. La Premier League distribuisce ricchi premi ricavati dai diritti tv – il 50% dei quali diviso tra i 20 club partecipanti, il 25% in base alla copertura televisiva delle singole partite e il restante 25% al piazzamento in classifica. Resta comunque irrisolto il rischio legato alla retrocessione che mette a repentaglio il futuro di molte società. Da cinque anni la Premier League riserva alle tre squadre retrocesse in Championship un paracadute finanziario di 48 milioni di sterline, spalmato in quattro anni, per compensarle del mancato introito legato alla vendita dei diritti televisivi. Lo scopo è permettere la sopravvivenza di tutti i club a fronte di un reddito minore rispetto alla Premier League. Molti giocatori che decidono di restare nelle società retrocesse mantengono invariati i propri contratti, basati sui salari della Premier League.

Bolton Wanderers v Burton Albion - Capital One Cup First Round

L’indebitamento mostra le evidenti difficoltà di adeguarsi alla discesa dalla Premier League alla Championship, i cui diritti televisivi fruttano all’anno soltanto 2,6 milioni di sterline. Una possibile soluzione prevede l’innalzamento, a partire dalla stagione 2016-17, del paracadute finanziario a 60 milioni di sterline diluiti in tre anni. Un ritorno in Premier frutta mediamente a un club circa 115 milioni di sterline, ma – come analizzato da Marc Iles – «in Championship le squadre spendono molto più di quello che guadagnano: lo fanno per provare a salire subito in Premier League. La promozione garantisce infatti enormi guadagni».

Tra i debiti del presente e i dubbi del futuro, non resta che aggrapparsi a poche certezze rimaste. Come il motto dei tifosi: “We can stand by and do nothing… or we can stand up and be proud we tried everything”. La partita con il proprio destino è appena cominciata.

 

Nell’immagine in evidenza, la statua di Nat Lofthouse all’ingresso del Macron Stadium. Alex Livesey/Getty Images