Long live Aduriz

Il centravanti basco ha già segnato 25 reti in stagione: a 35 anni, l'eccezionale exploit di un giocatore dagli ottimi mezzi e con una grandissima determinazione.

Alla voce “quercia”, la Treccani abbina i concetti di “imponenza, resistenza, lunga vita”. Aritz, in basco, significa appunto “quercia” – tanto è vero che, secondo alcune etimologie, il nome allo Stato Arizona sarebbe stato dato da colonizzatori baschi, in quanto aritz onak si traduce con “buona quercia”. Aritz Aduriz possiede, come il nome che porta, le caratteristiche di “imponenza, resistenza, lunga vita”: pochi giorni fa ha compiuto 35 anni, e Ibai Gómez, suo compagno di squadra nell’Athletic Bilbao, ha detto: «Pare che oggi sia il suo compleanno, ma francamente non so se gli anni vanno aggiunti o sottratti». Perché, nonostante le primavere già numerose per un calciatore, Aduriz segna come non mai nella sua carriera: quest’anno fanno 25 reti tra tutte le competizioni, una in meno di Higuaín e due in meno di Messi. È a un solo gol dal suo primato personale, raggiunto nella scorsa stagione, cifre sconosciute per un attaccante che, prima dei 30 anni, non aveva mai superato la cifra dei 16 gol stagionali. «Soy un jugador tardío», dice di se stesso. E chi gli sta intorno non riesce a misurare le parole per la sorpresa: «La sua storia è speciale – sottolinea il tecnico dell’Athletic Valverde -. È uno straordinario esempio di dedizione e professionalità. E ha raggiunto un punto di fiducia tale che, ogni volta che tocca il pallone in area, tutti quanti pensiamo che sarà gol».

Il fantastico gol in Europa League contro il Marsiglia

Da un anno e mezzo a questa parte è l’attaccante spagnolo che segna di più (e infatti è stato suo il Trofeo Zarra 2015). Ma la sua esperienza in Nazionale si limita a 13 minuti giocati contro la Lituania il 9 ottobre 2010. Del Bosque, a precisa domanda, non ha escluso la possibilità che il basco possa tornare a vestire la maglia della Selección, ma non è parso nemmeno così entusiasta all’idea. La carriera di Aduriz si è interamente dispiegata in Spagna, anche se forse non è nemmeno l’esperienza internazionale il problema: il basco ha giocato varie volte tra Champions (dove ha segnato sei gol) e Europa League (nove), e la prodezza contro il Marsiglia spazza qualsiasi dubbio sulla sua capacità di incidere anche in ambito extranazionale.

Tripletta in Supercoppa spagnola contro il Barcellona, lo scorso agosto

È che Aduriz resta pur sempre un personaggio da working class, un giocatore che rifugge la celebrità, fuori e dentro il campo. «Ho un difetto, gli allenatori me lo hanno sempre detto: sono troppo poco egoista. La mia priorità è sempre la squadra, penso sempre a come aiutare i miei compagni». Un antieroe cresciuto senza eroi, perlomeno calcistici: a casa sua non si guardava calcio, «uno sport per effemminati», dicevano i genitori. Meglio lo sci. Aritz a 9 anni vinse la medaglia d’argento di categoria di sci di fondo in Spagna e poi, nel tempo libero, c’era spazio per snowboard, surf, pelota basca e tennis. «Vivevamo a San Sebastián, ogni fine settimana andavamo a sciare sui Pirenei. Ma lo sci è uno sport sottovalutato in Spagna: non veniva mai dato in tv, e così da giovane non avevo idoli da emulare».

Non è molto alto (1,82 m), ma il colpo di testa è la sua specialità

Quando comincia ad appassionarsi al calcio, deve convincere a più riprese i genitori per farlo continuare, e all’inizio ottiene un compromesso, dividendosi tra pallone e sci. Si fa notare nell’Antiguoko, una scuola di calcio di San Sebastián con un’idea di gioco precisa: palla a terra e tocchi rapidi. Da lì sono arrivati anche i vari Xabi Alonso, Arteta e Iraola. A diciannove anni è all’Athletic, dove debutta in prima squadra nel 2002, con Jupp Heynckes. Il resto è storia di gol disseminati un po’ ovunque in Spagna, prima nelle serie inferiori, con Burgos e Valladolid, poi ancora Bilbao, e quindi Maiorca e Valencia. Quando l’Athletic lo cede, per esigenze economiche, il popolo biancorosso si ribella: “Aduriz non si vende”. Dopo due anni al Valencia, fatta di non molti gol e più concorrenza – leggasi Soldado – del previsto, tornerà a Bilbao. Gli mancano nove gol per entrare nella top ten dei cannonieri di sempre nella storia dell’Athletic: finora ha collezionato 111 centri, ha appena superato Joseba Etxeberria e adesso ha nel mirino Llorente, più avanti di sette gol.

In acrobazia contro l’Eibar

Aduriz è un attaccante molto mobile, rapido, bravo ad attaccare la profondità. Nella sua carriera ha fatto del gioco aereo la sua specialità: nonostante non sia molto alto (1,82 m), ha uno stacco di testa prepotente e preciso. La genesi della sua capacità l’ha spiegata lui stesso: «Ho giocato tantissimo in Segunda B (terza serie, ndr) e lì si gioca pochissimo palla a terra. Così, se volevi partecipare all’azione, dovevi essere bravo a saltare, e sapere qual è il punto più alto raggiungibile. Se salti prima, o dopo, colpisci male. Un mio modello, in questo senso, era un difensore, Ayala: era più basso di me, ma quando l’ho affrontato ho sempre ingaggiato grandi duelli aerei». Negli ultimi anni l’attaccante basco ha imparato a far gol in tutti i modi, abbinando forza e qualità, che sia incrociando con un compagno, scappando in avanti, o ricevendo palla spalle alla porta. Tutto con grande precisione: nella Liga ha il 63% di shot accuracy, una tra le percentuali più alte del torneo tra gli attaccanti.

Quella di Aduriz è una straordinaria storia di abilità e determinazione. L’abilità, in certe giocate: il gran gol contro il Marsiglia o la rovesciata contro l’Eibar. La determinazione, in quello che fa e in quello che trasmette: «In campo dà la vita», ha detto Iraola, ex capitano dell’Athletic. Ha una predisposizione che esalta l’impegno, il quotidiano, più che il risultato o gli score personali, come farebbe qualsiasi altro collega: «Mi piace moltissimo quello che faccio. Mi affascina l’idea di allenarmi ogni giorno».

 

Nell’immagine in testata e in evidenza, Aduriz in un match di campionato contro il Celta Vigo. David Ramos/Getty Images