Calcio all’americana

Prima dell'espansione della Mls, negli States ci fu una proposta di "americanizzazione" del football: gol da tre punti, linee sul campo, mete e porte più grandi.

Mentre Jim Paglia sposta scatole di ricordi da un punto all’altro dell’America, i box in cui ha riposto i materiali di una vita restituiscono piccole perle nascoste sotto faldoni di documenti impolverati. I fogli in questione interessano soprattutto gli amanti del calcio, anzi del soccer, come lo chiamano negli Usa. C’è stato un momento, subito dopo i Mondiali statunitensi del 1994, in cui qualcuno ha provato a realizzare un campionato che battesse sul tempo la MLS – la cui prima edizione venne giocata nel 1996 – una scommessa importante ma che il tempo e le idee hanno condannato al fallimento. La visione di una nuova lega, capace di americanizzare il calcio e attrarre nuovi fan per uno sport che faticava ad attecchire negli Stati Uniti. 

L’americanizzazione del calcio avrebbe portato con sé una profondo cambiamento del gioco: ci sarebbero stati sensori elettronici, divisioni del campo che richiamassero le yard del football americano e maglie in Lycra da far sembrare i calciatori dei novelli supereroi. I gol? Beh, di quelli ce ne sarebbero stati ben quattro. «Il calcio è uno degli sport più praticati al mondo, ed è anche uno dei più praticati in America», ha confidato Paglia, che chiamò a suo tempo la competizione League 1 America, al Guardian. «Ma non è tra i più popolari sport americani da guardare in tv. «Basterebbe inserire gli elementi che abbiamo sviluppato per la Ligue 1 America per attrarre un numero maggiore di spettatori. Questo è sempre stato lo scopo: mettere in campo un prodotto capace di coinvolgere molti più fan».

Germany V USA

Paglia aveva cominciato a pensare all’opportunità di dar vita ad una nuova lega mentre lavorava per portare la Coppa del Mondo del 1994 a Chicago. Dopo essere stato determinante nello spostamento della National Soccer League in Illinois, Paglia, che era presidente del comitato organizzativo della World Cup Chicago ’94, riuscì ad assicurare alla città la cerimonia inaugurale – nonché il match d’esordioNell’ambito della stipula che prevedeva l’assegnazione della Coppa del Mondo agli Stati Uniti, la Fifa aveva evidenziato come il Paese necessitasse di una nuova lega di massima divisione – qualcosa che in America mancava dal fallimento della North American Soccer League (l’attuale seconda divisione calcistica americana) nel 1984. Durante il periodo di massimo splendore della Nasl, Paglia aveva lavorato come tuttofare per i Rochester Lancers, giocando a calcio e imparando ad allenare, oltre a partecipare alle riunioni per conto del proprietario del team, Joah Petrossi.

Una volta fallita la Nasl, Paglia sentì di aver sviluppato le competenze necessarie a rendere il calcio maggiormente attrattivo nei confronti del pubblico americano. Decise che gli stadi dovevano avere una qualche forma di intrattenimento connessa al calcio; il gioco stesso andava adattato alle esigenze dello spettatore americano. Proprio l’intrattenimento rappresentava la spina dorsale su cui costruire il futuro della League 1 America: la lega che avrebbe conteso il primato all’American Professional Soccer League – de facto il massimo campionato calcistico statunitense del tempo, ma senza il riconoscimento di Division 1 da parte di Fifa e Ussf perché i propri confini sconfinavano anche in Canada – e alla neonata Major League Professional Soccer, predecessore della MLS.

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Tra il 1991 e l’estate del 1993, Paglia lavorò sulle proposte per una nuova società: la Entertainment and Destination Enterprises Inc (EDE). I calciatori, i diritti di marketing, gli stadi e tutto ciò che viveva intorno al loro mondo, sarebbe stato gestito sotto l’ombrello della EDE. La società avrebbe dovuto sviluppare ben 12 complessi in tutto il paese, con progetti di appezzamenti da 60 o più acri tra cui uno stadio di calcio. Questi complessi sarebbero stati dei veri e propri punti di riferimento nelle aree metropolitane, includendo stadi da 20.000 spettatori praticamente tutti uguali: 100 skybox, punti per le trasmissioni broadcasting, tabelloni video, capacità di ospitare eventi non calcistici, layout e aspetto identico.

Per quanto riguarda i calciatori, la EDE voleva che la League 1 America fosse un “made in America product”. Dopo il fallimento della NASL dovuta all’utilizzo di vecchie glorie straniere iper-pagate (ricorda qualcosa?), la società messa in piedi da Paglia decise che i team della League 1 America sarebbero stati costruiti con la possibilità di inserire soltanto 2 calciatori non provenienti dal Nord America. La EDE aveva costruito qualcosa di molto promettente, dove l’intrattenimento veniva prima di tutto il testo, prevenendo l’ascesa e crollo del passato; il tutto attraverso «regole innovative e normative in grado di rendere il gioco maggiormente emozionante».

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Nella costruzione di una lega nuova, intorno al 1993, Paglia trovò il supporto del dottor Jay Kassler. Secondo Paglia, Kassler, stava lavorando ad una nuova versione del calcio che avrebbe corrisposto meglio ai bisogni dei fan degli sport statunitensi. Da uomo di calcio, Paglia trovava che lo sport che amava fosse poco interessante da guardare. Decisa di affidarsi completamente alle idee di Kassler. «Pensavo fosse magnifico. Amavo quel progetto, e lo amo tuttora. Credo ancora ci sia un posto nel mondo in cui realizzarlo», sostiene Paglia. Nei mesi seguenti la EDE si convinse definitivamente ad usare questa nuova versione del gioco, chiamato ProZone Soccer.

Il campo sarebbe stato diviso da linee a spina di pesce colorate, limitando i movimenti di alcuni calciatori all’interno di tali zone. I calciatori avrebbero portato maglie dal colore differente per aiutare a distinguere le zone in cui gli è permesso entrare: rosso per i difensori, blu per i centrocampisti, giallo per gli attaccanti e bianco per i centravanti. Per controllare che i giocatori non entrassero in zone in cui non gli fosse permesso, 8 arbitri sarebbero stati presenti. Ogni calciatore avrebbe dovuto indossare un dispositivo di segnalazione elettronico che avrebbe inviato una serie di segnali acustici e luminosi all’interno degli stadi ad alta tecnologia.

Tutto avrebbe ruotato intorno a un sistema a punti per cui i goal dalla distanza sarebbero valsi di più. I punti andavano da uno per i goal realizzati da un attaccante fino ai tre per le reti dei difensori. Ogni squadra avrebbe potuto guadagnare mezzo punto in più nel caso un loro calciatore avesse segnato tra i pali di una nuova porta più ampia, proposta nel piano di Kessler. Questa sorta di meta esterna, avrebbe reso più complesso il lavoro dei portieri che, da quando i primi pali furono progettati erano cresciuti mediamente da 1 metro e 73 a 1 e 82 centimetri. Invece di due tempi ce ne sarebbero stati tre da venti minuti, con cambi di fila tra il primo e il secondo periodo, con la possibilità nel terzo periodo di usare una terza line completamente nuova o una delle due precedenti.

6 Apr 1996: An aerial view of Spartan Stadium during the opening ceremonies of Major League Soccer''s (MLS) inaugural match that pitted Washington D.C. United against the San Jose Clash at Spartan Stadium in San Jose, California. The Clash won the game 1-

Paglia era fortemente convinto che questa versione rivoluzionata del gioco avrebbe aiutato a combattere i fallimenti delle leghe precedenti. Una versione più semplice da capire, per dei fan che magari non amavano la versione standard del calcio. In una serie di esperimenti svolti agli inizi del 1993, venne chiesto a circa 200 spettatori che avevano dichiarato di non amare il soccer tradizionale di assistere ad una gara di ProZone. Agli spettatori non vennero spiegate le regole del gioco, ma quando si fossero sentiti in grado di comprenderlo completamente, avrebbero dovuto guardare l’orologio, scrivere il tempo esatto, quello che avevano capito delle basi del gioco e se gli fosse piaciuto o meno quanto visto. Paglia sostiene che tra il 90 e il 95% degli spettatori era capace di comprendere le regole nei primi 12 minuti di gioco.

Un’ulteriore punto di crescita sarebbe stato il rallentamento del flusso di gioco, con la possibilità per il pubblico di confrontarsi maggiormente sulle questioni tecnico-tattiche, per Paglia estremamente importanti. Uno spettatore completamente assorbito dal gioco, con la possibilità di mettersi dalla parte dell’allenatore (in fondo, non è quello che facciamo tutti?), rendendoli ulteriormente concentrati su quanto accade in campo.

21 Apr 1996: General view of MLS Spartan Stadium during the Kansas City Wiz 3-2 win over the San Jose Clash in San Jose, California. Mandatory Credit: Stephen Dunn/ALLSPORT

Paglia cominciò a portare l’attenzione sulla competizione intorno all’estate del 1993. Prima che i tifosi potessero decidere cosa pensare della nuova versione del calcio proposta da ProZone, la Fifa si accorse del progetto convocando lo stesso Paglia presso il proprio quartier generale in Svizzera per discutere della sua visione. Pur con un accordo di segretezza, la voce dell’incontro arrivò all’orecchio di alcuni reporter (secondo molti di loro fu un tentativo fatto dalla stessa Fifa per mettere pressione sulla Ussf, facendo affrettare la decisione su quale sarebbe stato il nuovo campionato U.S.A.), i quali cominciarono a contattare Paglia per farlo uscire allo scoperto.

Al momento della decisione, Paglia poteva contare già su otto città opzionate (Chicago, Orlando, St Louis, Boston, New York, Atlanta, Dallas, and Washington DC), oltre ad altre due in trattativa (Los Angeles and San Diego), e ben 12 corporate sponsor in contatto con la sua EDE per il finanziamento del progetto. Ma la Mls aveva delle proposte simili, con una lega unica e  l’inserimento di nuove regole come gli shootout previsti in caso di parità – rendendo il gioco più interessante ma senza i cambiamenti radicali proposti dalla League 1 America -, e focalizzando l’attenzione sulla crescita di calciatori locali. Anche la Mls prevedeva la costruzione di nuovi stadi ma senza farne una questione fondamentale e immediata. Una crescita a metà strada tra le novità della League 1 e lo stato della già esistente Apsl. La Mls rappresentava un calcio convenzionale ma con una nuovo e fresco inizio.

19 MAY 1996: Tony Meola #1 of the New York/New Jersey Metrostars looks on during an MLS game against the New England Revolution played at Foxboro Stadium in Foxboro, Massachusetts. The Revolution won the game, 2-0. Mandatory Credit: Doug Pensinger /All

Al momento della scelta Paglia sapeva già che avrebbero perso. Le sue idee erano troppo radicali, e la Fifa non avrebbe accettato una nuova impostazione del gioco così scarsamente convenzionale. Al momento del voto la Mls fu scelta con 18 voti, la Apsl ne ricevette cinque e la League 1 nemmeno uno. Bob Contiguglia, l’unico membro ancora presente nel board della Ussf oggi ricorda: «La presentazione di Paglia la ricordo bene, aveva un’idea precisa sulla costruzione di stadi nel centro delle città con tanto di parchi giochi e centri commerciali. Un’idea inaccettabile al tempo, sembrava più simile ad un circo e non la presi in grossa considerazione». La Mls, con la sua presentazione ragionata e professionale provò di poter dar vita ad una nuova lega che soddisfacesse gli standard della Division 1.

La mancanza di una sostenibilità economica per la costituzione della Ligue 1 America fece il resto. Senza un’approvazione federale per l’ingaggio dei calciatori, l’impianto visionario della lega pensata da Paglia crollò velocemente, tanto che il boss della EDE smise di lavorare al progetto nel 1995. Chissà cosa avremmo potuto guardare in tv se la nuova lega pensata da Paglia avesse avuto successo, un nuovo calcio spettacolare avrebbe invaso le nostre case. Una versione somigliante ad un grande ibrido tra calcio, football e biliardino avrebbe conteso il pubblico agli altri sport ma, forse, sarebbe stata una rivoluzione troppo ampia per poter essere accettata.

 

Nell’immagine in evidenza, un’amichevole del 1994 tra gli USA e il Bayern Monaco. Simon Bruty/Allsport