Scoprendo l’Independiente del Valle

In Serie A ecuadoregna da soli sei anni, oggi è in finale di Libertadores dopo aver eliminato Boca e River. La storia dell'Independiente del Valle.

Independiente del Valle in finale di Libertadores

È incredibile quello che sta riuscendo a fare l’Independiente del Valle. Dopo aver battuto il Boca in semifinale, il suo cammino in Libertadores è già nella storia. Non solo per essere arrivati a un passo dal titolo, ma anche per come l’Independiente è arrivato fin qui. Negli ottavi ha affrontato i campioni in carica del River Plate: grazie al 2-0 dell’andata, ha reso innocua la sconfitta patita al ritorno, nella notte che viene ricordata per la prova del portiere Azcona. Ai quarti, contro il Pumas, il 2-1 dell’andata non lasciava tranquilli in vista della trasferta in Messico: si immaginava una partita complicata, e così fu. Il Pumas si portò avanti di due reti, e gli ecuadoregni rimasero in dieci uomini dopo l’espulsione di Luis Ayala. Ma un gol di Júnior Sornoza mandò la gara ai calci di rigore. Dagli undici metri Azcona tornò a brillare, regalando ai ragazzi di Repetto la qualificazione alle semifinali. Contro il Boca, all’andata, l’Independiente rimontò il vantaggio di Pablo Pérez per gli argentini e vinse 2-1 con i gol di Cabezas e José Angulo. Al ritorno, il successo per 3-2 regalava la finale contro l’Atlético Nacional.

Le chiavi del successo

L’Independiente gioca con un 4-2-3-1, che brilla per il gioco sulle fasce e che diventa letale quando trova spazi. Si è visto contro il River, il Pumas o il Boca, che alla prima disattenzione sono stati puniti. Inoltre, è una squadra che prende pochi gol. In difesa, spicca il giovane centrale Luis Caicedo, anche se non ci sono dubbi che il migliore sia il portiere Librado Azcona. Contro il River ha giocato una delle migliori gare del torneo, e contro il Pumas è stato l’eroe nella sfida ai rigori. Dixon Arroyo e Jefferson Orejuela sono i faticatori del centrocampo, in modo che possano dare un senso al gioco in verticale. Come enganche gioca Júnior Sornoza, il dieci. Ha un meraviglioso controllo di palla, in grado di alleggerire il ritmo quando necessario e di offrire palloni preziosi ai suoi compagni di squadra. Ha segnato già sei volte nel torneo. Sulle fasce, giocano Julio Angulo e Bryan Cabezas. Entrambi giocatori molto rapidi e potenti che cercano l’uno contro uno. È qui che si annidano i maggiori pericoli che l’Independiente porta. Di punta gioca l’altro Anguelo, José, che è diventato uno dei motivi di interesse della Libertadores. Ha realizzato sei gol e contro il Boca ha segnato in un modo che ricorda Dennis Bergkamp.

La vittoria casalinga dell’Independiente contro il Boca

A dirigere la rivelazione della Libertadores è l’uruguaiano Pablo Repetto. Ha allenato club del suo Paese come il Féniz, il Cerro e il Defensor Sporting. Con questi ultimi ha vinto un torneo Apertura. Ha cercato fortuna in Bolivia con il Blooming, ma senza riscuotere successo. Nel 2012 è arrivato in Ecuador e da tre anni con l’Independiente è habitué della Libertadores, traguardo di rilievo considerando che non è una delle squadre storiche dell’Ecuador: nella Serie A ecuadoregna non ha mai vinto nessun titolo. Immaginate se il primo titolo nella storia del club sia proprio una Libertadores. Repetto ha trasmesso carattere alla sua squadra, un dna uruguaiano di chi non si arrende mai. In numerose partite sono andati in svantaggio e sono riusciti a rimontare, dimostrando una spiccata personalità. Sa che dopo questa stagione molti giocatori andranno via, però la rosa può contare sulla base solida del settore giovanile.

José Terán, il fondatore

Nel 1958 un gruppo di amici di Sangolquí si riunivano per giocare tornei provinciali ecuadoregni in rappresentanza della loro città. Così nacque quello che poi sarebbe diventato il Club Deportivo Independiente. Il nome venne ideato da José Terán, uno dei fondatori, che era molto tifoso dell’Independiente di Avellaneda, la squadra che ha vinto più Libertadores di tutti nella storia (sette). Dal club argentino sono derivati anche i colori e lo stemma della nuova squadra, che nei primi anni vestiva maglie biancorosse. Nel 1975, una tragedia cambiò per sempre la storia dell’Independiente. José Terán morì per una peritonite, e i suoi amici decisero di ribattezzare il club in sua memoria: Independiente José Terán. Da allora, la squadra arrivò in Segunda Categoría, la terza serie del Paese, dove rimase dal 1979 al 2008, eccezion fatta per il decennio 1986-1996 in cui sprofondò nelle categorie amatoriali per motivi economici.

Independiente del Valle Pumas rigori
I giocatori dell’Independiente esultano dopo il passaggio del turno ai rigori contro il Pumas (Omar Torres/AFP/Getty Images)

Il salto di qualità

La storia della squadra ecuadoregna può essere spiegata partendo da alcune tappe chiave. Oltre al già menzionato 1975, non si può non sottolineare un’annata che aiuta a comprendere la nuova dimensione assunta dal club in epoca più recente. Nel 2007, infatti, un gruppo di impresari ha preso le redini della società a colpi di investimenti. È da qui che nasce la costruzione del moderno Independiente. Da qui arrivano le somme che permettono la costruzione di uno dei complessi sportivi più moderni dell’intero Ecuador: un fattore risultato indispensabile nella realizzazione degli obiettivi calcistici del club. Con l’arrivo di nuovo investitori, di fatto, tutto ciò che gravitava intorno alla squadra subisce una mutazione importante, al punto che anche l’immagine e i colori del club cambiano diametralmente. Dal biancorosso di un tempo si decide di dare risalto al neroazzurro, colori che, secondo il direttivo, offrono maggiori prospettive commerciali e, appena qualche mese dopo il club di Sangolquí ottiene per la prima volta nella propria storia l’accesso alla Serie B. Dopo un paio di campionati passati nella seconda categoria, nel 2010, a seguito di un processo che già si percepiva come inarrestabile, l’Independiente fa il proprio debutto nella Primera Categoría Serie A. Da quell’impresa, il buon lavoro fatto nelle categorie inferiori e l’arrivo di giocatori di talento hanno permesso al del Valle di stanziarsi nell’élite del fútbol ecuadoregno, fino a quel momento dominato da Liga de Quito, Emelec e Barcelona. La metamorfosi totale dell’organizzazione è completata nel 2014, quando il Ministero dello Sport Nazionale approva la mozione per cui il club di Sangolquí venga rinominato in Club de Alto Rendimiento Especializado Independiente del Valle.

Due case per lo stesso club

Lo Stadio Rumiñahui, casa dell’Independiente, sorge proprio a Sangolquí. Inaugurato il 30 maggio del 1941, anni prima che il club nascesse. Oltre il del Valle, gioca al Rumiñahui anche il Clan Juvenil, squadra della serie B equadoregna. La capacità dell’impianto non supera le 7.500 unità, motivo per cui il club di Sangolquí è costretto a disputare le gare interne di Copa Libertadores nello Olimpico Atahualpa, nel Municipio di Quito. Tra le altre cose, proprio Sangolquí ­– cittadina da 75000 anime, capoluogo del Cantone di Rumiñahui, provincia di Pichincha – viene spesso considerata il dormitorio della capitale Quito, che dista dalla prima soltanto mezz’ora in auto. Lo stadio della Capitale può contenere fino a 38.000 spettatori, il campo è abbracciato da una grande pista di atletica e l’atmosfera che si respira nelle due sedi è comprensibilmente diversa.

Librado Azcona Independiente Del Valle
Una parata di Librado Azcona al Monumental di Buenos Aires (Juan Mabromata/AFP/Getty Images)

Il ruolo della cantera

Per tutto ciò che riguarda l’ambito sportivo, l’Indipendente della Valle ha costruito la propria struttura degli ultimi, vincenti anni su un’idea basilare e indiscutibile: puntare sui giovani. In un mercato del fútbol come quello ecuadoregno, in cui si capitalizza sempre troppo poco il talento ancora inespresso, il club di Sangolquí ha deciso di registrare una nuova e diversa tendenza, aprendo le porte alle migliori promesse del paese. Dalla stagione 2010, l’Independiente ha potuto contare su uno dei vivai più giovani e floridi del campionato, un serbatoio da cui la prima squadra ha attinto costantemente, giovani che nell’ultima decade hanno ottenuto fama e titoli in ogni categoria. Ogni anno il club destina circa il 60% dei propri introiti per puntellare e migliorare in centri di formazione, mentre soltanto il 3% viene destinato all’acquisto di calciatori provenienti da leghe straniere.

La filosofia della cantera contiente anche una sfumatura del tutto singolare, dando importanza non soltanto allo sviluppo tecnico e sportivo dei ragazzi, ma equiparando a quest’ultimo aspetto l’istruzione. Soltanto dopo aver portato a termine gli obblighi scolastici i ragazzi possono cominciare la scalata verso la prima squadra. Il massimo rappresentate del club a livello internazionale è al momento Jefferson Montero, ala prodotta dalla fabbrica Independiente e attualmente in forza allo Swansea, oltre che uno dei giocatori di punta della Tricolor.

 

©Panenka
Nell’immagine in evidenza, i giocatori dell’Independiente del Valle festeggiano un gol in Copa Libertadores, ad Arequipa, in Perù (Cris Bouroncle/AFP/Getty Images)