Mercato impossibile — Vol. 1

Una nuova rubrica: il colpo di mercato che sogniamo di vedere. Nella prima puntata Morata, Zieliński, Cassano.

E se il calciomercato non fosse retto da soldi, procure e strategie? Mercato impossibile è una nuova rubrica che parla di calciomercato visto con i nostri occhi e le nostre speranze, a metà tra realtà e fantasia.

Morata (di nuovo) alla Juventus

21 maggio 2016. È il giorno della finale di Coppa Italia. Fa caldo, e infatti la piscina dell’hotel in cui alloggia la Juve è popolata da decine di ospiti. Chi viene solo in visita e riesce eroicamente a superare il servizio di sicurezza si accomoda all’aperto, vista piscina, sorseggiando drink tanto rinfrescanti quanto cari. Finalmente, dopo una lunga attesa, appare un giocatore: è Alvaro Morata, che si siede a un tavolo con parenti e familiari.È disteso, sereno e, ignorando i continui richiami della sicurezza a chi osa avvicinarglisi, sorride e fa una foto con chiunque. Facile essere così sereni, se sai già che la sera non giochi, smaligna qualcuno. Perché Morata ha 22 anni, ha già vinto una Champions League disputando i supplementari della finale, ha trascinato la Juve all’ultimo atto la stagione seguente, segnando un gol dopo l’altro a tutte le rivali, compreso il caro vecchio Real andata e ritorno, ma sa da quando è nato che il posto da titolare non è mai garantito.

E allora all’inizio aspetta il proprio turno dietro Llorente, poi lo conquista ma la coppia Mandzukic-Dybala  lo scalza nuovamente e lui di nuovo ad aspettare. Torna, ricomincia a segnare e non basta, perché quei due davanti vanno alla grande e lui, il 21 maggio 2016, fa le foto con i bambini sfidando la sicurezza e la sera partirà in panchina. Nella sua ultima partita in bianconero, prima della temuta, famigerata recompra del Real, non comincerà dal primo minuto. Neanche dal 46esimo. Neanche dal 91esimo, all’inizio dei supplementari. Neanche dal 106esimo, primo minuto del secondo supplementare. Ma giochi, Alvaro? O l’ultima volta che ti ho visto tra i nostri era oggi pomeriggio, al bar dell’hotel, con il solito sorriso? Eccolo che si scalda, entra e alla prima palla buona segna lui, perché nelle coppe, nelle partite decisive, funziona sempre così. La festa, la coppa, la recompra, la lettera di addio che sì, è la solita lettera di addio, ma è scritta proprio come doveva scriverla. Prima e seconda punta, titolare e non, è – al di là dell’affetto e di quel timido sorriso che ci è piaciuto da subito –  l’attaccante che completerebbe perfettamente qualunque reparto offensivo. Meglio se completasse il nostro, potessimo scegliere un colpo per questa estate. Perché alla Juve, forse lo avrete notato, di uno che segna nelle finali e in Champions League abbiamo discretamente bisogno. (Massimo Zampini)

Zieliński al Napoli (ma prima al Watford)

Il mio sogno è che Piotr Zieliński venga acquistato dal Napoli. I motivi sono due. Il primo motivo è tecnico, quindi quasi irrilevante. Zieliński è un ottimo centrocampista, ha fatto bene sia all’Udinese, sia all’Empoli; è bravo con i piedi, è uno che corre parecchio, è giovane, ha dei meravigliosi tempi di inserimento, è in grado di fornire un discreto numero di assist e, potenzialmente, è uno da dieci gol. Per il Napoli sarebbe l’ideale alternativa ad Hamsik (nonostante l’arrivo di Giaccherini, che pare sia in grado di giocare anche in porta), ma lo vedrei bene anche come sostituto di Callejon, di tanto in tanto. L’Udinese ha (forse) un accordo con il Napoli, ma il buon Piotr pare voglia il Liverpool (poi, naturalmente, secondo mamma Gazzetta, anche altre 7/8 squadre) e che del Napoli proprio non voglia saperne. Allora, il secondo motivo, il mio sogno di questo giorno di piena estate è che alla fine il Napoli lo compri e che lui si convinca, e che, appena comprato, Sarri decida che è meglio che Zieliński si faccia un anno di ossa all’estero, e, che visti gli eccellenti rapporti, lo si ceda in prestito al Watford di Mazzarri, di Britos, di Zuniga, una specie di vecchia Napoli depositata nello Hertfordshire. Mazzarri sarà felicissimo perché guarda caso si tratta proprio del centrocampista che gli occorreva, lo spiegherà nel suo incredibile inglese. Zieliński, naturalmente, non partirà subito titolare, tutti sanno che Mazzarri non è uno che rischia i giovani subito, anzi li rischia il meno possibile, diciamo che non li rischia mai. Zieliński, però, si allenerà benissimo e la sorte vorrà che faccia il debutto in prima squadra il 5 novembre, giorno di Liverpool – Watford. Sarà una partita tiratissima, molto bella, ma nessuno riuscirà a segnare, il risultato resterà bloccato sullo 0 a 0, fino all’ottantanovesimo, quando dopo un’azione insistita del Liverpool, lo sfortunato Zieliński devierà nella propria porta un tiro di Sturridge destinato altrimenti a uscire sul fondo. Nel 2017 il nostro eroe tornerà a Napoli e sarà il miglior centrocampista del campionato di serie A, 2017/2018, ma questa è un’altra storia. (Gianni Montieri)

Cassano al Milan

Succede che Montella non si diverte. Non che sia scontento, no: è che proprio non si diverte. Sta tenendo la rifinitura della squadra prima del debutto in campionato. Si porta la mano sul berretto, se lo toglie, si passa le mani sui capelli. In serata gli arriva un messaggio su Whatsapp. «Vincè, mocc’ a te». Antonio Cassano. Vincè, proprio non gli è mai riuscito di chiamarlo mister. Sul volto di Montella spunta un sorriso. «Ma allora mi porti al Milan?», scherza Cassano. «Nemmeno se paghi tu per giocare», Montella di rimando. Il 31 agosto, ultimo giorno di mercato, Antonio Cassano torna al Milan. Qualche giorno dopo, in un’affollata conferenza stampa, non dice nulla, e scoppia a ridere.

Succede che Montella comincia a divertirsi. Gli dicono che stavolta con i cinesi si fa sul serio. Montella, sul campo principale di Milanello, guarda oltre, assorto. Sembra che non stia ascoltando. Antonio Cassano ha 34 anni e non corre. Non ne ha voglia. Gli arriva un pallone, fa per andare a destra, tocca delicatamente con il sinistro e va via dall’altra parte. Il malcapitato difensore della Primavera del Milan si guarda intorno stranito. Quindi Cassano torna indietro, come per accordargli un’occasione di riscatto. Stavolta gli si mette di spalle, nella sua classica posa, le gambe molleggiate, il pallone sotto la suola del piede destro. Montolivo gli chiama il passaggio arretrato. Sembra che stia per farlo, invece si libera della marcatura con un colpo di tacco e apre sulla fascia con un passaggio di 40 metri. Montella sorride.

A fine stagione Montella non legge più i giornali. Guarda la classifica distrattamente, risponde svogliato ai giornalisti. Cassano ha giocato 5 partite in stagione, nessuna per intero: ha servito un assist alla sesta di campionato, non ha mai segnato. A gennaio ha rescisso con il Milan, ha ribussato alla Samp, invano. Il Parma lo ha richiamato, ma lui non se la sentiva di scendere in Lega Pro. Ogni domenica, alle 15, Antonio Cassano prende un pallone e se ne va sulla spiaggia di Nervi. Si mette a palleggiare, contando: uno, due, dieci, mille. In lontananza una radiolina è sintonizzata su Tutto il calcio minuto per minuto. Cassano scuote la testa, sorridendo. Poi prende il cellulare e scrive a Montella: «Se stavi qui, ti divertivi di più». (Francesco Paolo Giordano)

 

Nell’immagine in evidenza, Antonio Cassano durante Atalanta-Sampdoria dello scorso settembre (Pier Marco Tacca/Getty Images)