Il numero 11 di Undici

Tutti i contenuti dello speciale olimpico: un'intervista a Giovanni Malagò, i protagonisti, le firme d'autore, e il calcio femminile.

E con le Olimpiadi, come la mettiamo? Che facciamo? Ce lo siamo chiesti per un bel po’ di tempo prima ancora di doverci mettere attivamente alla realizzazione di questo numero. Con i Mondiali e con gli Europei, beh, è facile: ci sono 32 squadre, o 24, un bel po’ di argomenti, un bel po’ di calciatori, ma comunque un numero normale. Cosa fai quando ti trovi a dover far uscire una rivista e il principale evento sportivo a cui devi legarti vede più di 10.000 partecipanti? Pensi a scappare. O a fare un numero speciale, interamente, o quasi, dedicato alle Olimpiadi.

A poco a poco, abbiamo messo un mattone sull’altro. Abbiamo pensato, con poca originalità, che non potevamo non dedicare qualcosa a Usain Bolt, che d’altronde ha quasi 30 anni, che per uno sprinter sono moltissimi, e sta provando a vincere il terzo oro di fila sia nei 100 che nei 200 metri piani. E abbiamo pensato che a quel punto non potevamo nemmeno non parlare dell’altro atleta dei record, ovvero Michael Phelps, anche lui agli ultimi Giochi, anche lui titolare di un record non da poco, come quello dell’uomo con più medaglie nella storia delle Olimpiadi. Ha anche una storia personale molto letteraria: un padre assente, incubi, fobie, una squalifica per consumo di cannabis, e poi il ritorno. Ne ha scritto Cristiano de Majo, caporedattore di Studio. A quel punto però avevamo fatto due, e non potevamo non fare tre: abbiamo scelto allora il terzo grande sportivo all’ultima Olimpiade, però uno che ai Giochi non ha mai scalato il gradino più alto del podio. È Novak Djokovic, e anche qui abbiamo trovato un bel po’ di cose da dire, o meglio, le ha trovate Matteo Codignola, editor di Adelphi ed espertissimo di tennis: tipo che il Djoker non è abituato a perdere, a farsi vedere imperfetto, e quest’anno le cose non gli sono andate così bene. E di conseguenza quest’ultimo appuntamento a Rio è fondamentale per la sua carriera. Le illustrazioni dei tre volti le abbiamo affidate ad Andrea Schepisi, che ci ha mandato tre busti un po’ greci, per rimanere in tema. Belli, no?

Phelps

Una volta tirata la riga su tre discipline, ce ne rimanevano un bel po’, tipo qualche altra decina, che non potevamo ignorare completamente. Quindi abbiamo fatto una guida a tutti gli sport che gareggeranno a Rio: una cosa breve, che a volte presenta i candidati alle medaglie (come la bella storia di Simone Biles, la classe ’97 stella della ginnastica statunitense), a volte personaggi dalla storia originale o controversa (come il sollevatore e nazionalista turco Naim Süleymanoglu, tre volte medaglia d’oro, e successivamente politico neofascista fortunatamente di scarso successo). Oppure, ancora, episodi storici come la partita di pallanuoto del 1956 tra Ungheria e Urss passata alla storia come “il bagno di sangue di Melbourne”, e potete facilmente intuire perché; oppure ancora discipline scomparse perché davvero assurde, come una particolare specialità di tuffi praticata solo a St. Louis nell’edizione del 1904: si chiamava “plunge for distance” e consisteva nel tuffarsi da bordo piscina, in avanti, e poi rimanere immobili per 60 secondi per sfruttare l’inerzia iniziale e galleggiare per il maggior numero di metri possibili.

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In mezzo a questa “guida”, quattro ritratti di quattro atleti italiani da tenere d’occhio: su tutti Gregorio Paltrinieri, che Benny Casadei Lucchi ha seguito per qualche giorno nel ritiro di Ostia, mentre si allenava con Stefano Morini (“il Moro”), il mago dei tecnici del nuoto. Poi Frank Chamizo, italiano originario di Cuba, numero uno mondiale nella lotta libera, ritratto da Leonardo Piccione; Tania Cagnotto, che ha vinto nella sua carriera 60 medaglie, ma nemmeno una è arrivata dai Giochi: ne parla Eleonora Barbieri; infine Alessia Trost (già intervistata qui, sul nostro sito), saltatrice in alto e già molto brava, di cui scrive Simone Donati.

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Ma rimanendo in tema Italia: una delle cose più importanti di questo numero speciale è una lunga intervista a Giovanni Malagò, diretta dal direttore Giuseppe De Bellis. Il presidente del Comitato olimpico italiano ha parlato di tante cose: del momento dello sport italiano, della cultura sportiva del Paese, del necessario ius soli sportivo, dell’Agenda 2020, sulla sostenibilità e la fine degli sprechi dei Giochi, chiaramente indicando Roma 2024 come obiettivo.

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Infine, visto che alle Olimpiadi vedremo attività che molti di noi praticano nella vita di tutti i giorni, abbiamo pensato di parlarne, cioè di parlare della loro versioni “amatoriali”. In questa sezione c’è, ad esempio, Vincenzo Latronico che scrive di cosa vuol dire correre. Non ci si pensa spesso, ma è forse l’attività più praticata di tutte, e quasi sempre chi la pratica è autodidatta. Cosa insegna allora, la corsa? A creare una nuova semantica dello spazio e a conoscere se stessi, dice lo scrittore Bompiani. Poi c’è Davide Coppo che parla di nuotare. Per farlo, prova a capire quanti significati può avere la parola stessa, da un lato: farlo al mare e farlo in piscina sono due cose quasi opposte, per molti punti di vista; dall’altro, chiacchiera con la scrittrice e artista canadese Leanne Shapton, autore del libro Swimming Studies (Penguin Random House). Infine, Anna Momigliano racconta i suoi anni da schermitrice, l’apprendistato dell’arte di uccidere (e farsi uccidere): è l’analisi di uno sport affascinante e controverso, l’unico praticato con, beh, delle spade. Tutti i testi sono stati illustrati, benissimo, da Andrea Mongia.

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Ah, il calcio. L’abbiamo relegato alla sezione di “altro sport”. Solo per questa volta, dai. Un po’ perché ci sono le Olimpiadi, e l’abbiamo spiegato piuttosto bene, speriamo. E un po’ perché diciamocelo: con le notizie di calciomercato che circolano così in fretta, come si fa? Ma ci siamo tolti uno sfizio che attendevamo di toglierci da tempo: lavorare un po’ con il calcio femminile.

Barca

C’è Antonio Moschella che è andato a visitare il Barça feminino allenato da Xavi Llorens, e a parlare con Marta Unzué e Marta Torrejón, due colonne delle blaugrana, che hanno vinto gli ultimi 4 titoli spagnoli. Le fotografie sono di Salva López. Poi c’è Giorgio Burreddu che ha intervistato Raffaella Manieri, difensore del Bayern Monaco e dalla Nazionale italiana, che ha parlato di calcio femminile, forza di volontà, rabbia, divertimento. Ed è stata fotografata da Andy Massaccesi. Ancora un’intervista, realizzata da Giampiero Timossi, a Marco Giampaolo, che inizia l’avventura alla Sampdoria, e per chiudere un ritratto di Rosario, la città del fútbol: qui sono nati Di María e Messi, per dire. L’hanno raccontata Federico Buffa e Carlo Pizzigoni. Per ora è tutto. Noi andiamo in vacanza, voi andate in edicola? Buona lettura!