L’onda nuova di Bilbao

Una squadra che è una Nazionale, un’identità calcistica e politica che vanno a braccetto: ma Bilbao sta vivendo un grande cambiamento.

Athleticzale è l’unica parola che può spiegare la fusione tra una squadra e il suo popolo. Unisce l’Athletic Club de Bilbao al nazionalismo abertzale, l’anima basca indipendentista e radicale. La simbiosi la senti fisicamente in questa città dove la società ha cambiato una dozzina di sedi, impregnando di sé ogni via, dove in 40mila erano allo stadio per la finale-scudetto del campionato femminile e dove l’undici locale è in realtà una Nazionale e un simbolo.

Lo capisci bene alla “Peña Athletic Casco viejo”, il ristorante-museo della tifoseria, dove assaggiando le patatas bravas rojiblancas cominci a entrare in clima partita. Per lo stadio ci vuole mezz’oretta a piedi, ma con il txikiteo si sa quando si parte, non quando si arriva. La bevuta seriale nei bar è lo “sport” più in voga qui nel Botxo, dove la “squadra del popolo nata dal popolo”, mai stata in B, da sempre solo per giocatori baschi, la respiri ovunque. Dalla toponomastica ai graffiti fino al Nervión, sulle cui sponde nell’83/84 un milione di tifosi festeggiò il passaggio della Gabarra, la chiatta che trasportava l’Athletic campione di Spagna. Conservazione delle radici e apertura alla novità, i due poli a cui tendono sia la città, sia la squadra. Campa de los Ingleses, la spianata accanto al Guggenheim dove centoventi anni fa gli ingegneri minerari britannici si rilassavano dopo il lavoro tirando calci a un pallone, ora ospita l’enorme statua di un cagnolino. L’Athletic di Telmo Zarra, le cui foto seppiate ornano ogni locale dal “Rio Oja” al “Cafè Iruña”, ora vanta uno stadio a led luminosi che illumina di zuri gorri la notte.

Athletic Bilbao supporters wait for the
Tifosi dell’Athletic Bilbao in attesa, fuori lo stadio (Ander Gillenea/AFP/GettyImages)

Te ne accorgi anche mentre ti avvicini al San Mamés, immerso tra tifosi con le divise marchiate “Kutxabank” che non rimpiangono la maglietta senza sponsor. Bilbao ha fretta di correre via dal suo scorbutico Novecento di riconversione industriale e terrorismo. In calle Licenciado Poza, stradina a senso unico definita «il tunnel degli spogliatoi più lungo del mondo», vedi già sulla curva del nuovo stadio lo schermo con lo stemma. Un bicchiere al “Santa Caña”, poi allo “Ziripot”: dopo i tafferugli dell’86, i tifosi bilbaini inseguiti dalla polizia si nascosero dietro queste serrande. Oggi si va tutti pressati e sventolando l’ikurriña verso lo stadio che nel 2015 ha vinto il World Architecture Festival. Un’astronave atterrata esattamente dove sorgeva la “Catedral”. Sostituzione: esce la storia, entra il presente.

Anche la tifoseria si evolve. A pochi metri dallo stadio intravedi un murales: riproduce lo spogliatoio, come se il pubblico fosse parte della rosa. Ma se parli con la vecchia guardia dell’”Herri Norte”, ti dirà che le nuove generazioni non portano stendardi per l’amnistia ai prigionieri politici e non vanno alla partita se piove. Il presente giovane, colorato e sereno dell’Athletic e del suo nuovo San Mamés convive con la sua storia intensa e turbolenta e gelosamente preservata. Così, mentre lasci un fiore davanti al busto del “Pichichi”, torni al principio e a questa città che nel 2016 sarà pure diversamente abertzale, ma resterà sempre orgogliosamente Athletic: «L’unica squadra creata perfetta da Dio. Che infatti le altre le ha riempite di stranieri».

Athletic Club v RC Celta de Vigo - La Liga
I giocatori dell’Athletic, uscendo dal campo del San Mamés (David Ramos/Getty Images)

SAN MAMÉS BARRIA

A un secolo dalla posa della prima pietra sul terreno dove sorgeva una chiesa, nel 2013 il vecchio stadio – “La Catedral” – è stato demolito. Al suo posto, il “Nuovo San Mamés”, 53mila posti, “lo stadio che ti prende per mano e non ti lascia mai solo”, come disse il saggio Marcelo Bielsa. Gioiello architettonico (miglior stadio del mondo al World Architecture Festival 2015), ha perso un po’ di magia ma non l’aura di sacralità: ogni squadra che per la prima volta calca l’erba del San Mamés deve deporre un fiore sotto il busto di “Pichichi”, storico goleador di casa. Il museo è ancora chiuso, le visite guidate non ancora operative: il business non è decisamente il primo pensiero…

LEZAMA

Il centro sportivo di Santa Maria de Lezama, a 15 km da Bilbao, è la fucina dei talenti bilbaini. Per una squadra che pesca i suoi giocatori in un bacino di soli tre milioni di baschi, il vivaio è stato fondamentale “come l’acqua per le piante”. Inaugurato nel ’71, si è allargato e ora – oltre all’arco del vecchio San Mamés – ospita anche i campus per le giovanili. Il legame con il vivaio è indissolubile e le partite dei ragazzini sono seguitissime. Per chi canta “Con cantera y afición, no hace falta importación” (“con vivaio e tifo non servono stranieri”) è inevitabile.

CAFE GARCIA

Sulla Gran Via dei negozi, all’angolo con Berástegui Kalea, c’è un negozio di ottica. Però il 5 settembre 1901 questo angolo era il Cafè Garcia. Fu qui che l’Athletic Club (rigorosamente all’inglese, dagli ingegneri navali che importarono il football) si diede uno statuto. La semplice accolita di ginnasti della palestra Zamacois che nel 1898 avevano iniziato a giocare a calcio era diventata una delle tre squadre spagnole mai retrocesse in Segunda.

MUSEO GUGGENHEIM

A Bilbao il detto è: se vuoi vedere la vera arte, vai al San Mamés, non al Guggenheim… Però al netto delle opere contemporanee non sempre comprensibili, il museo è di sicuro l’attrazione numero uno della città. La struttura di Frank Gehry è unica e domina il lungo fiume, la linea architettonica ultra-futurista segna lo sky-line della città. Una curiosità: il museo sorge su Campa de los Ingleses, la spianata dove a fine ‘800 i ragazzi del Gimnasio Zamacois venivano a guardare gli inglesi giocare a uno strano gioco con il pallone. Quei ragazzi nel 1898 fondarono l’Athletic Club.

A woman rides her bike in front of the Guggenheim Bilbao Museum, during the Basque regional elections day in the Spanish Basque city of Bilbao on September 25, 2016. Spain's Basque country and Galicia went to the polls today in regional elections that may help unblock the long-lasting national political paralysis. / AFP / ANDER GILLENEA        (Photo credit should read ANDER GILLENEA/AFP/Getty Images)
In bici, davanti al Guggenheim (Ander Gillenea/AFP/Getty Images)

MUSEO MARÍTIMO RÍA DE BILBAO

Di per sé, un museo marittimo assai meno spettacolare del vicino Guggenheim. Però qui è custodita (e visitabile) la “Gabarra n.1”, una sgraziata ma storica chiatta per il trasporto di materiale ferroso rinominata “Athletic” e usata per festeggiare i trionfi della squadra, come i campionati dell’83 e ’84. Allora la gabarra salpò da Las Arenas e portò Javier Clemente e i suoi fino al Ponte San Anton, navigando tra un milione di tifosi sulle rive del Nervion. Non male per una città di 300mila abitanti.

CALLE LICENCIADO POZA

“Il più lungo tunnel del mondo”, secondo i tifosi. Perché questa via angusta e bruttina porta direttamente all’ingresso del San Mamés. È l’arteria pulsante del tifo zuri gorri, una sequenza infinita di locali dove darsi al poteo, la bevuta seriale di birra e txakolì, l’aspro vino spumante basco. Il tutto in un clima da eterno terzo tempo, con sullo sfondo lo stemma dell’Athletic, stella polare che brilla dalla parete dello stadio.

PEÑA ATHLETIC DEL CASCO VIEJO

In attesa della riapertura del museo, questo ristorante della città vecchia è la migliore alternativa per chi adora passare delle mezz’ore guardando le foto di vecchie formazioni appese alla parete. Piatti dedicati all’Athletic, caricature delle vecchie glorie, i “txapeldunak” (cappelli baschi) che si indossano dopo le vittorie: nessun altro pasto vi sembrerà più lo stesso.

Athletic Club v Barcelona - Spanish Super Cup: First Leg
Tifosi dell’Athletic Bilbao durante la Supercoppa spagnola 2015 contro il Barcellona (David Ramos/Getty Images)

PALACIO IBAIGANE

A due passi dalla metro leggera Uribitarte, questo palazzotto è la sede del Club dalla fine del franchismo. Nel cortile sventola una bandiera biancorossa e pascola una mucca di ceramica; all’interno si riunisce la giunta, palpita il cuore dell’Athletic e viene custodita la reliquia di San Mamede benedetta nel ’59. Peccato che le visite guidate organizzate dal Comune siano così rare…

BASÍLICA DE BEGOÑA

Per arrivare al santuario dove nel ‘700 apparve la Vergine patrona di Bilbao, bisogna arrancare su 400 gradini. Oppure bisogna giocare nell’Athletic e vincere una coppa. Perché ogni trofeo viene festeggiato qui, dove un parroco supertifoso suona le campane al ritmo dell’inno della squadra e benedice giocatori e coppe. O supercoppe, come nell’ultimo caso, nell’agosto 2015.

LAMIAKO

A 11 km da Bilbao, nella cittadina di Leioa, c’è un luogo di pellegrinaggio misconosciuto ma storico e suggestivo. Nel quartiere di Lamiako, accanto alla chiesa di San Máximo, incastrato tra alberi dai tronchi dipinti e balconi biancorossi, sorge un campetto con un murale che rappresenta la prima rosa dell’Athletic (anche se con la primordiale maglia bianco-azzurra). Qui, dove a fine ‘800 c’era un ippodromo, gli inglesi che lavoravano nelle miniere di ferro e nei cantieri si rilassavano a fine giornata tirando calci a un peloton

 

 

Tratto dal numero 9 di Undici. Nell’immagine in evidenza, giocatori dell’Athletic festeggiano  con i loro tifosi, nel dicembre 2014 (Ander Gillenea/AFP/Getty Images)