Trappola giallorossa

La Roma batte il Napoli grazie soprattutto alla capacità di adattarsi in relazione all'avversario. I temi tattici del big match dell'ultima giornata.

La Roma batte il Napoli, in quella che era la sfida per dare un nome all’anti-Juve, almeno in questa prima parte di campionato. I giallorossi hanno fatto meglio degli avversari, con un piano partita per certi versi inedito: non mancano, però, alcuni problemi su cui Spalletti dovrà lavorare se vorrà dare fastidio alla Juventus fino alla fine del campionato.

Il 4-3-3 modificato del Napoli

Al di là del risultato finale, la sconfitta del Napoli contro la Roma pone degli interrogativi ed evidenzia delle problematicità. Il problema numero uno è come sostituire Milik: vero catalizzatore del gioco offensivo napoletano fino a questo punto della stagione, il centravanti polacco aveva già “costretto” Sarri a modificare l’impostazione tattica della squadra. A differenza di quanto avveniva l’anno scorso con Higuaín, in questa stagione il Napoli muove più internamente gli esterni offensivi che vengono a giocare appena dietro Milik dando vita ad una sorta di 4-3-2-1 in fase offensiva. I risultati non si sono fatti attendere: Milik ha segnato 7 volte tra campionato e Champions League.

Senza lui, Sarri ha mandato in campo Gabbiadini, modificando ulteriormente le trame di gioco offensive. Con l’italiano più bravo a giocare fronte che spalle alla porta (non a caso, la sua miglior stagione è stata come esterno destro nel 4-3-3 di Mihajlovic alla Sampdoria), il Napoli utilizza maggiormente il cross come arma di rifinitura rispetto agli uno/due al limite dell’aria visti con Milik. Questa tendenza è anche forzata dalla capacità della Roma di chiudere centralmente tutti gli spazi, con le linee di difesa e centrocampo molto corte e accorte a togliere al Napoli gli spazi di giocata nella zona 14, quella di trequarti appena a ridosso dell’area di rigore.

Gabbiadini ha evidenziato ancora una volta le sue difficoltà a giocare da prima punta. Il giocatore si muove spesso al di fuori dell’area di rigore e, alla fine, toccherà soltanto 2 palloni (sui 10 totali giocati) negli ultimi sedici metri, senza mai tirare in porta. Insoddisfatto del lavoro del suo centravanti, nel secondo tempo, pur nel momento in cui deve recuperare la partita, Sarri lo toglie sostituendolo con Mertens come falso nueve. Tuttavia, la squadra di casa continua a privilegiare il cross nella rifinitura. Alla fine i cross tentati saranno 37 (solo 4 riusciti) contro una precedente media di 23 a partita.

I cross tentati dal Napoli contro la Roma
I cross tentati dal Napoli contro la Roma

Come è usuale per il Napoli versione Sarri, anche contro la Roma gli azzurri cercano di tenere il pallino del gioco, cominciando la fase di costruzione sempre da dietro salendo palla al piede. L’organizzazione di gioco impiantata da Sarri prevede il passaggio dell’azione da Jorginho, il metronomo del centrocampo napoletano. Quando, come anche in questo caso, gli avversari decidono di schermare o di marcare da vicino l’italo-brasiliano (nella fattispecie, compito affidato da Spalletti a Nainggolan) sono i difensori centrali a doversi occupare di portare palla nell’altra metà campo, in particolare Koulibaly. Sempre in fase offensiva, il Napoli manovra per catene. Il gioco che Sarri ha costruito a Napoli fin dal momento in cui, nella scorsa stagione, dopo poche partite, virò dal 4-3-1-2 (con cui aveva avuto successo a Empoli) verso l’attuale 4-3-3, prevede movimenti combinati sulle catene laterali: quella destra formata da Hysaj-Allan-Callejon e, soprattutto, quella sinistra composta da Ghoulam-Hamsik-Insigne. Le combinazioni offensive prevedono la salita del terzino con l’interno e l’esterno di parte pronti ad occupare, a diverse altezze, gli half-spaces.

Altro tallone d’Achille evidenziato dal Napoli è la vulnerabilità mostrata nelle transizioni difensive. Quando il pressing alto per ostacolare il giro palla romanista non funziona, la squadra rimane scoperta e la linea difensiva alta diventa facilmente perforabile sui lanci lunghi come dimostrato dalle continue ed efficaci verticalizzazioni romaniste verso Dzeko e Salah.

Persa palla, la Roma attacca per l'immediata riconquista. Da questa azione di Salah nasce il primo gol
Persa palla, la Roma attacca per l’immediata riconquista. Da questa azione di Salah nasce il primo gol

In pratica, la partita con la Roma ha evidenziato pregi e difetti della squadra di Sarri. Il Napoli ha un’idea di gioco ben definita, fondata sull’utilizzo delle catene esterne dove, come detto, è cambiato il ruolo degli esterni, ora chiamati ad entrare maggiormente dentro il campo per supportare la prima punta. Questo tipo di gioco però, pur con questa variante, è stato codificato dalle difese avversarie. Adesso il Napoli fa molta più fatica con le squadre che difendono basse e chiudono gli spazi centrali fra difesa e metà campo, come fatto dalla Roma nello scontro diretto. In più, rimangono le problematiche a livello difensivo. La linea alta spesso è in difficoltà, soprattutto quando i centrocampisti centrali non riescono a fare filtro sufficiente. Inoltre, i partenopei sembrano stanchi, finendo le partite spesso in affanno: c’entra anche la scelta di Sarri di non operare un turnover calcato.

Le ripartenze dei giallorossi

La Roma ha una disposizione fluida: in fase difensiva si schiera con Salah che retrocede nel ruolo di esterno destro, formando un 4-4-1-1 e senza esercitare una pressione offensiva sui difensori centrali del Napoli. Quello che invece viene coperto è il playmaker napoletano con Nainggolan che si occupa di Jorginho, mentre De Rossi e Paredes si prendono cura di Allan e Hamsik. La Roma ha cercato con successo di chiudere soprattutto le zone centrali, giocando corta (lunghezza media 24,85 metri) e stretta. Ma la fluidità della squadra di Spalletti la si nota soprattutto quando è la Roma ad avere la palla. In questa situazione, infatti, la Roma si schiera con un 3-4-1-2 con Florenzi che si alza sulla destra e Salah vicino a Dzeko.

In fase difensiva la linea della Roma diventa a 4, con Florenzi che arretra come esterno basso di difesa
In fase difensiva la linea della Roma diventa a 4, con Florenzi che arretra come esterno basso di difesa

Il gioco offensivo romanista prevede la ricerca della profondità, soprattutto nel secondo tempo. Alla fine saranno 17 i lanci lunghi effettuati dalla Roma, con lo scopo primario di cercare Salah e Dzeko oltre la linea difensiva avversaria. In questo senso, una delle giocate ripetute è stata quella volta a servire Florenzi largo a destra per l’immediato passaggio di prima in profondità da parte dell’esterno giallorosso. Proprio Dzeko è stato il migliore dei suoi: una presenza costante nella trequarti avversaria, il centravanti bosniaco ha chiuso la sua partita con due reti realizzate su tre tiri in porta tentati ma anche con una serie di scatti in profondità che hanno tenuto costantemente in allarme la retroguardia di casa. Un modo di aiutare la squadra diverso rispetto a quello che si era visto quindici giorni fa contro l’Inter: in quella occasione, Dzeko aveva avuto il compito di mettere a terra i lanci per lui al fine di giocare di sponda per gli inserimenti dei centrocampisti a rimorchio. A Napoli, invece, al centravanti giallorosso è stato chiesto di cercare la profondità.

La fase offensiva della Roma si basa essenzialmente sull'immediata ricerca della profondità, per infilare la linea difensiva alta del Napoli
La fase offensiva della Roma si basa essenzialmente sull’immediata ricerca della profondità, per infilare la linea difensiva alta del Napoli

Con uno Dzeko in più nel motore, la Roma ha più alternative in fase di possesso palla potendo sfruttare il proprio centravanti sia come pivot offensivo sia per attaccare la profondità. A questo si aggiunge un centrocampo che appare più solido. Perso Pjanic, Spalletti ha deciso di cambiare la mediana utilizzando Nainggolan come trequartista incursore alle spalle delle punte e davanti ad un doble pivote formato da Strootman e De Rossi. Prima alternativa è Paredes, che ha dimostrato anche contro il Napoli di avere ottime qualità di palleggio. Se migliorerà nella fase difensiva potrà recitare un ruolo da protagonista anche nel prosieguo del campionato. Se questo sarà sufficiente a impensierire la Juventus è presto per dirlo, soprattutto a fronte di una difesa ancora una volta incerta, che ha concesso al Napoli ben 6 tiri in porta. Proprio sulla fase difensiva Spalletti dovrà ancora lavorare se vorrà colmare il gap che lo separa dai bianconeri.

 

Nell’immagine in evidenza, la rete dell’1-2 del Napoli contro la Roma (Maurizio Lagana/Getty Images)