Sfida scudetto

Juventus-Roma è il clou del girone d'andata in Serie A: temi tattici e giocatori da seguire della gara che può orientare il destino del campionato.

Se la Juventus ha vinto le ultime 24 partite disputate allo Stadium, segnando peraltro almeno due gol nelle ultime 12, allora per la Roma la trasferta in casa dei bianconeri arriva nel momento peggiore possibile. Nell’impianto juventino, i giallorossi hanno sempre perso: 0-4 nel 2011/12, 1-4 nel 2012/13, 0-3 nel 2013/14, 2-3 nel 2014/15, 0-1 nel 2015/16. Per questo, la Roma si gioca tantissimo nel big match della 17esima giornata di Serie A: in palio c’è sia la situazione di classifica, con le due squadre distanziate di quattro punti, sia la voglia di certificare, da parte della squadra di Spalletti, il raggiungimento di una maturità che interrompa la tradizione negativa dei giallorossi allo Stadium. Ma nemmeno per la Juventus sarà facile: la Roma 2016/17 è un esempio di solidità e compiutezza, come non era stata capace nei migliori giorni di Garcia. E i numeri lo sottolineano: i giallorossi sono imbattuti in 30 degli ultimi 33 match di Serie A.

Sfida tra numeri nove

Gonzalo Higuaín ed Edin Dzeko sono due degli attaccanti più decisivi del campionato, Higuaín è quello che più di ogni altro ha segnato in questo anno solare (27 reti), mentre Dzeko è l’attuale top scorer della Serie A (12) in coabitazione con Mauro Icardi, Gonzalo insegue a 9 con circa trecento minuti in meno giocati. Entrambi sono essenziali nel gioco delle rispettive squadre: Higuaín ha dimostrato a tutti che è lui a decidere quando la partita cambia, come ha fatto con prepotenza nel derby di settimana scorsa. Dzeko, anche se nell’ultimo turno è rimasto a secco contro il Milan, ha reso palese la propria utilità nello sviluppo della manovra giallorossa: una necessità che si manifesta anche in assenza delle consuete sponde per i compagni. Quando Edin è capacace di dialogare con chi gli orbita intorno, la Roma trova sbocchi altrimenti difficili da individuare. Il bosniaco è a tutti gli effetti un giocatore ritrovato, con la sua capacità di difendere palla, subire fallo (25 a 15 per il bosniaco) e fare da appoggio quando la palla ha difficoltà a salire pulita da dietro. E aggiunge ai gol la capacità di creare azioni potenzialmente pericolose (sono 19 in totale contro le 8 di Gonzalo), con 17 passaggi chiave e due assist (l’argentino è fermo rispettivamente a 8 con 0 assist).

Le reti del capocannoniere della Serie A

Higuaín sta invece continuando a fare l’Higuaín ma sfruttando ogni azione in maniera più cinica e “violenta”. È un Pipita da battaglia quello che Allegri può schierare, un giocatore maggiormente coinvolto anche in termini di lavoro sporco: vince più duelli aerei rispetto all’anno scorso – sono 58.33% contro il 63.64% del bosniaco e i 29.63% dello scorso anno napoletano, su cui influisce la difformità di impostazione tra il gioco palla a terra di Sarri e l’attuale costruzione decisa da Allegri – e crescono anche i duelli totali portati a termine con successo (66.20% a 47.32% nel personale scontro con se stesso, Dzeko si ferma al 56.54%). Il Pipita ha migliorato anche la percentuale di passaggi riusciti, e se accettiamo che una stagione come quella dell’anno scorso in termini di gol sia fondamentalmente irreplicabile, possiamo comunque goderci la nuova versione da combattimento del 9 argentino.

Analogie

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Dati Whoscored

Guardando alle statistiche relative alle situazioni di possesso palla, si affrontano due squadre molto simili. La Roma ha il miglior attacco del campionato, con 36 reti: un dato storico, visto che i giallorossi non segnavano così tanto dopo 16 giornate addirittura dal 1934. La Juventus ha segnato solo un gol in meno, ma riesce ad andare a segno con un’arma in più: i calci piazzati. Su situazioni di questo tipo, i bianconeri hanno segnato ben dieci volte, mentre la Roma ci è riuscita solo quattro volte. Una discrepanza che si riflette anche sui gol segnati di testa: sei per gli uomini di Allegri, tre per quelli di Spalletti.

Anche gli altri numeri indicano un sostanziale equilibrio. Il dato del possesso palla è identico (55%), con un leggero vantaggio della Juventus alla voce passaggi riusciti (85% contro 82%). Così come è pressoché simile il numero di tiri a partita: 16,6 Juve, 17,6 Roma. Sono rispettivamente quarti e terzi nella generale della Serie A, dopo Napoli e Inter. Vicine anche le stats relative a tiri in porta (6,2 Roma, 6 Juventus) e precisione tiro (46% Juve – 45% Roma). Peraltro sono le squadre che, insieme all’Inter, tirano di più dall’interno dell’area di rigore: 9,6 Roma, 9,1 Juve.

Il Pipita in bianconero

Ma in difesa…

La Roma non ha ancora smaltito uno dei suoi vecchi difetti, quello di subire gol in momenti cardine della partita. Anche nelle situazioni più favorevoli: a Cagliari, per esempio, dove i giallorossi si sono fatti rimontare due gol, o ancora in casa contro il Pescara, dove due gol concessi hanno rischiato di compromettere una vittoria annunciata. È anche vero che la difesa romanista fin qui ha viaggiato a un gol subito di media a partita, non un brutto dato: è il terzo generale del campionato dopo Juventus e Napoli. Il rientro di Rüdiger ha aiutato molto i giallorossi a ritrovare solidità: nelle ultime sei partite, si contano quattro clean sheet. Con il tedesco in campo, i gol subiti sono stati 5 in 7 partite: senza di lui, 11 in 9. E la capacità di reggere in uno sfavorevole primo tempo contro il Milan, seppure con un po’ di fortuna, fa parte di un interessante percorso di crescita.

Non basta, però, a reggere il confronto con la Juventus. La Roma concede ancora troppo, a differenza dei bianconeri. I tiri subiti, per esempio: la Juventus concede appena 8,1 tiri a partita, la Roma 13,5. Se i bianconeri sono i migliori dell’intera Serie A, la Roma è addirittura decima. Questo si ripercuote, ovviamente, sulla frequenza con cui i portieri sono sollecitati: le parate di Szczesny sono state 44, contro le 24 di Buffon. Il dato della Juventus nasce soprattutto grazie alla capacità di tenere gli avversari lontano dalla propria area di rigore. Alla voce “tackles” e “clearances” la Juventus è tra le retrovie in Serie A: non certo per l’inefficacia dei difensori, ma perché raramente devono intervenire in situazioni di emergenza. I bianconeri sono 17esimi per tackle tentati, la Roma 13esima; quando si tratta di spazzare la palla, la Juve è terzultima tra le squadre di A, la Roma ottava: la differenza è netta (288 contro 413).

Osservato speciale

Miralem Pjanic è, senza dubbio, il giocatore più atteso di Juventus-Roma. Se Higuaín è stato il “tradimento” calcistico dell’estate, il cambio maglia del bosniaco è stato vissuto a Roma con identico fastidio. Il suo arrivo in bianconero è stato accompagnato dall’idea che il bosniaco fosse un’anomalia, un errore, una variabile dalla collocazione incerta. Prima della gara contro il Genoa, Marotta aveva definito il rendimento di Pjanic al di sotto delle attese ma in crescita. E questo non aveva fatto che dividere ulteriormente juventini e romanisti.

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Pjanic non è un nuovo Pirlo – non è il tipo di giocatore che costruisce dal basso e che giostra da play toccando infiniti palloni –, né un possibile sostituto di Paul Pogba. Pjanic si è trovato ad agire in un centrocampo in cui solitamente un play basso può contare almeno sul sostegno di un giocatore nell’interrompere l’azione avversaria (in questo senso si spiega la ritrovata importanza di uno come Sturaro), una tipologia di giocatore che alla Juventus manca come a Pjanic manca un De Rossi che possa coprirgli le spalle. La soluzione sembra essere soltanto una: avanzarne il raggio d’azione, renderlo un 10 moderno. Il 4-3-1-2 utilizzato contro l’Atalanta potrebbe diventare il modulo del futuro, l’involucro sicuro entro cui far muovere Pjanic con sicurezza, sfruttandone la facilità di calcio e assistenza ai compagni. Un modulo che potrebbe evolvere in qualcosa di diverso avvicinando al bosniaco Dybala, formando una coppia di intelligenza superiore alla media da far galleggiare alle spalle di Higuaín.