Lì dov’era Boleyn Ground

Viaggio nella storica casa del West Ham, che sta per essere demolita. Un posto che nessun tifoso degli Hammers è disposto a dimenticare.

Dio potrà anche salvare la Regina, ma non ha salvato il Boleyn Ground. Il mitico stadio londinese del West Ham è in demolizione: un cantiere a cielo aperto prende adesso il posto di un impianto intriso di storia e tradizione, frutto di 112 anni di vita. La “prima” risale al 1° settembre del 1904, una vittoria contro gli arcirivali del Millwall per 3 a 0. “Danger, exclusion zone. Keep Out” intimano i cartelli esposti dalla ditta incaricata all’esterno del vecchio stadio, mentre all’interno lo spettacolo è un colpo al cuore: la vecchia East Stand già non esiste più, del manto di gioco non c’è traccia, sommerso da macerie, calcinacci e container. La vecchia cartellonistica è ammassata in un angolo, escavatori, bulldozer e ruspe adesso la fanno da padroni. Pezzo dopo pezzo sta scomparendo uno degli ultimi simboli del football britannico d’altri tempi.

West Ham's Boleyn Ground Six Months After The Club Moved Out

West Ham's Boleyn Ground Six Months After The Club Moved Out

«Sinclair’s cross, over Cunningham’s head. Di Caniooooohhh, I don’t believe that. That’s sensational!». Il 26 marzo del 2000, il commentatore inglese Martin Tyler battezzò così uno dei più bei gol segnati al Boleyn Ground, il destro al volo da posizione defilata di Paolo Di Canio sotto la Bobby Moore Stand. Ebbene, quell’angolo di stadio è letteralmente esploso per ragioni cinematografiche, restano solo detriti e sediolini color claret ammassati e anneriti dopo che sono state girate alcune scene del film Fatal Score, con Pierce Brosnan e l’ex wrestler Dave Bautista. Il 10 maggio scorso si è giocata l’ultima partita, la 384ª di Premier League al Boleyn Ground (vittoria per 3-2 sullo United) con una toccante cerimonia d’addio. «Quella sera sono serviti tre stewart per portarmi fuori con la forza, è stata dura uscire sapendo di non poter più rientrare» confida Bruce, tifoso Hammers sulla quarantina, accento cockney e tatuaggi, che già alle tre del pomeriggio custodisce fra le mani l’immancabile pinta di birra. «Abito non lontano dal vecchio “football ground”, faccio fatica a passarci davanti e vederlo in questo stato. Certo, adesso giochiamo in uno stadio nuovo di zecca e anche più grande, ma la nostra vera casa rimarrà il Boleyn Ground», chiude Bruce rinnegando l’Olympic Stadium. Ormai da quattro mesi, è questo il nuovo stadio del West Ham, realizzato per le Olimpiadi del 2012, non molto lontano dalla vecchia “casa”, ma certamente più grande, con una capienza di 60 mila spettatori rispetto ai precedenti 36 mila.

West Ham's Boleyn Ground Six Months After The Club Moved Out

Il Boleyn Ground ha da sempre mantenuto un rapporto viscerale con la zona che lo ospita, sorgendo nel difficile distretto di Newham, il secondo più povero in assoluto della Greater London, situato nella parte orientale della capitale inglese. Periferia nuda e cruda, povera, multietnica, ad alto tasso di immigrazione e criminalità. La base è prettamente operaia, a basso reddito, così è rimasta dal 1895, anno di fondazione della squadra per mano dei lavoratori navali della “Thames Ironworks”. Furono loro a inventarsi questo dopolavoro una volta finito di battere il ferro nei celebri docks sulle rive del Tamigi. Dagli attrezzi del mestiere derivano gli appellativi di Irons o Hammers, dal momento che l’attività dei costruttori navali, martellando il ferro da mattina a sera, dava lavoro alla Londra più povera di inizio ‘900.

The Row Continues Over Tottenham Hotspur Or West Ham United Bid For The Olympic Stadium

Non a caso, i due martelletti incrociati figurano anche sul nuovo logo della società, mentre sullo sfondo non c’è più il castello indissolubilmente legato alla storia del Boleyn Ground, spesso impropriamente chiamato anche Upton Park per via del quartiere che ospitava l’impianto. Ciò è da ricondurre al trasferimento del 1904, quando il West Ham lasciò il Memorial Ground proprio per trasferirsi su questo lembo di terra, adiacente al castello in cui nel 1530 viveva Anna Boleyn, meglio conosciuta come Anna Bolena, regina consorte e seconda moglie di Enrico VIII, nonché madre della futura regina Elisabetta I. Le due torri che dominavano il castello figuravano sullo stemma ufficiale, ergendosi imponenti anche all’ingresso principale dell’impianto ormai abbandonato. Quella degli Hammers è sempre stata una tifoseria calda e orgogliosa delle sue origini e del suo passato, nonostante il miglior risultato in un campionato inglese sia il terzo posto del 1986 e la bacheca contenga tre Fa Cup e una Coppa delle Coppe.

West Ham Play Their Last Ever Game At The Boleyn Ground

West Ham Play Their Last Ever Game At The Boleyn Ground

Nel tragitto in metropolitana che conduce allo stadio – sulla “District Line” c’è ancora l’apposita fermata Upton Park – incontriamo Palmer, a 81 anni sempre più tifoso del suo West Ham, che al Boleyn Ground ci metteva piede fin da bambino. Sciarpa e cappellino degli Hammers sono immancabili, così come la vistosa spilla con i due martelli incrociati su un vecchio giaccone. Ha voglia di parlare, uno della sua età ne ha viste tante: «Come temevo, il nostro Boleyn Ground è quasi scomparso. Ci hanno provato in tutti i modi, questo stadio l’ho persino visto semidistrutto dalle bombe della seconda guerra mondiale, quando avevo dieci anni. Ma si è sempre rialzato. A casa conservo ancora delle videocassette, negli anni ‘70 e ‘80 traboccava letteralmente di spettatori, a sole due yards dalla linea di fondo, con i giocatori intimiditi dal ruggito della folla». Poi con il Taylor Report voluto dal governo Thatcher nel 1990 tutto è cambiato, i posti a sedere sono diventati obbligatori a fronte delle tragedie di Bradford, Hillsborough e dell’Heysel.

Upton Park

Nel frattempo, all’uscita dalla metro si svolta a destra e lo stadio ancora si staglia imponente all’orizzonte. Palmer si congeda con un interrogativo: «Che ne sarà ora di tutte queste attività che circondano lo stadio?» si chiede indicando pub storici come “The Queens” o “The Boleyn Tavern”, dove ogni sabato di Premier la birra scorreva a fiumi e l’aria era intrisa di cipolla fritta. All’esterno lo strillone del Match Day Programme scandiva i minuti restanti all’inizio della partita. C’è uno studio legale, invece, al posto del Cassettari Cafè, il luogo sacro della squadra tra gli anni ‘60 e ‘70, posto di fronte allo stadio dove il manager si riuniva con la squadra per discutere di tattiche e partite. Nacque qui, al civico 25 di Barking Road, l’idea di una Academy del West Ham, capace poi di svezzare gente del calibro di Redknapp, Defoe, Ferdinand, Lampard, Carrick e Paul Ince.

West Ham United v Manchester United - Premier League

Di certo c’è che l’impianto ultracentenario, da cui è passato anche il celebre trio che ha reso l’Inghilterra campione del mondo nel 1966 (Geoff Hurst, Martin Peters e Bobby Moore) è finito in mano alla Galliard Homes Group. Che poi lo ha rivenduto ai costruttori della Barrat London, pronti a investire su un progetto rinominato “Upton Gardens” e basato su un nuovo complesso di condomini. Dal 2018 saranno costruiti circa 800 appartamenti, un parcheggio sotterraneo e nuovi negozi. Una statua onorerà Bobby Moore, leggenda claret and blue con 544 presenze in totale e la sua maglia numero 6 ritirata per sempre. Una targa e delle luci saranno piazzate esattamente dove c’era il centro del campo, mentre ogni palazzina sarà intitolata ai grandi giocatori del West Ham. Dello storico Boleyn Ground rimarrà solo questo, come già accaduto al Main Road del Manchester City nel 2004 o al tempio di Highbury dell’Arsenal nel 2006. È una Spoon River degli stadi inglesi. Insieme alla Regina, Dio salvi anche quelli prima che sia troppo tardi.