La necessità di Romagnoli

Perché evoluzione e flessione della stagione del Milan coincidono con il rendimento del suo difensore centrale più importante.

Se un giocattolo smette di funzionare a dovere – lo sa bene ogni giovane padre improvvisatosi riparatore – dietro la più elaborata funzionalità compromessa spesso è al primo e più banale degli ingranaggi che è necessario guardare. La discontinuità di Bacca e la fase di smarrimento dopo un periodo confortante di Lapadula, il calo di un Suso tornato su livelli terrestri, aggravato adesso dal lungo stop di Bonaventura, o ancora la mancanza di una reale regia in un centrocampo corto anche numericamente: sono tutti elementi utili, ma non sufficienti, a spiegare il netto calo del Milan nell’ultimo mese, sopraggiunto proprio sul più bello.

Nel cercare le ragioni del pessimo momento rossonero si deve partire dalla conclusione del girone d’andata: il Milan gira la boa battendo il Cagliari con un gol di Bacca a due minuti dalla fine, è a 36 punti con una gara da recuperare, e con una media di due punti a partita. E i punti, come spesso capita, trovano origine nella tenuta difensiva. La sera dell’8 gennaio i rossoneri sono al secondo posto, dietro soltanto all’Empoli, in una speciale classifica: quella delle partite in cui la propria porta è rimasta inviolata. Sono state sette le volte in cui Donnarumma non ha subìto reti, tre delle quali consecutive, tra fine settembre e inizio ottobre: meglio, in Serie A, è andata solo a Skorupski. Da allora, da quel Milan-Cagliari, non capiterà più. Anzi: nelle tre gare del girone di ritorno il Milan prende due reti in ogni occasione, e al trend non sfugge la gara allo Juventus Stadium in Coppa Italia. Con un ulteriore elemento a verbale: in avanti il gol, nonostante tutto, arriva in ognuna delle quattro partite (2-2 con il Torino, 1-2 con il Napoli, 1-2 con l’Udinese, e medesimo risultato con la squadra di Allegri in coppa).

AC Milan's defender Alessio Romagnoli (L) fights for the ball with Crotone's forward Diego Falcinelli during the Italian Serie A football match AC Milan Vs Crotone on December 4, 2016 at the 'San Siro Stadium' in Milan. / AFP / MARCO BERTORELLO (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

Se il problema più annoso non è rappresentato dall’attacco, oltre gli episodi, oltre le motivazioni che si presentano come più lampanti, è necessario guardare proprio alla tenuta difensiva per spiegare il buco nero nel quale sembra finito il Milan che aveva fatto gridare al miracolo, e spellare le mani anche dei più scettici nei primi mesi del campionato. Che erano stati anche, e soprattutto, i mesi di Alessio Romagnoli, come peraltro lascia intuire la promozione al centro della difesa della Nazionale da parte di Ventura, con continuità sempre maggiore dalla prima convocazione del 27 agosto in poi. L’esordio in gare ufficiali, contro la Spagna a inizio ottobre per la squalifica di Chiellini, è imperioso: secondo molti quella sera a Torino il 21enne di Anzio è il migliore tra gli azzurri, e molta della perplessità che ne aveva accompagnato la valutazione nell’affare tra Roma e Milan nell’estate del 2015 è stata inghiottita da una bolla di imbarazzo. «A me piacciono le fragole, ma non devono costare come le ostriche», aveva detto al proposito, in quell’estate foriera di grandi investimenti per il club rossonero, Sinisa Mihajlovic, che lì lo aveva voluto.

La gara di Romagnoli contro la Spagna

Mai Alessio Romagnoli è parso ricordare così da vicino le fattezze e il profumo delle ostriche come nelle ultime settimane di un 2016 chiuso, prima del volo per la Supercoppa di Doha, in casa contro l’Atalanta. Il Milan non vince, ma il suo numero 13 brilla: i nerazzurri non sfondano, i rossoneri non subiscono gol, e la performance di Romagnoli parla di un ragguardevole 86% di duelli vinti in campo. Resta il momento migliore del centrale rossonero, assecondato da qualsiasi numero: contro Gómez e compagni Romagnoli pulisce l’area in maniera risolutiva tre volte (una sola la clearance mancata), mette a segno due tackle riusciti, e intercetta per quattro volte, di cui una in area, le trame della squadra di Gasperini. Anche in costruzione di gioco, subisce tre falli senza commetterne, e porta a casa una chance per il vantaggio, in area avversaria.

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L’applicazione difensiva di Romagnoli contro l’Atalanta

Dal successivo Milan-Cagliari, che apre il nuovo anno solare rossonero, alla disfatta del Friuli, la percentuale di duelli vinti da Romagnoli passa dal 67% contro i sardi al 36% di domenica scorsa. Anche se, analizzando la percentuale di successo dei duelli in marcatura, più eloquente di ogni altra sfida è la soffertissima Torino-Milan che è nel mezzo: il 15 gennaio all’Olimpico Romagnoli vince appena il 9% dei duelli (perdendo due contrasti aerei su tre, tutti con Belotti), terminando peraltro la partita due minuti prima del 90’, con il cartellino rosso, per fallo ancora una volta sul Gallo, che gli costerà la squalifica in Milan-Napoli. Nella quale, senza di lui, è tutta la difesa rossonera a fare malissimo, specie nel primo tempo, sotto le folate di Insigne, Mertens e Callejon. Ma la questione non è esclusivamente relativa ai compiti difensivi.

La graduale perdita di quota e dei benefici dell’effetto Romagnoli sul gioco rossonero si ripercuote, partita dopo partita, anche sul fronte della costruzione. Non è un mistero che, specie dopo l’infortunio di Montolivo in quello stesso Italia-Spagna e all’indomani di Milan-Sassuolo (gara in cui i rossoneri subiscono tre reti, e gara in cui Romagnoli non è in campo), al centrale difensivo rossonero siano affidate le chiavi del primo passaggio, quello che deve mettere in moto il centrocampo, e spesso e volentieri le fasce: aspetto sotto il quale l’ex blucerchiato era cresciuto già nella scorsa stagione. Ma con l’assenza del playmaker rossonero, e in attesa della maturazione di Locatelli, la virtù di Romagnoli è diventata necessità.

MILAN, ITALY - NOVEMBER 15: Alessio Romagnoli of Italy in action during the International Friendly Match between Italy and Germany at Giuseppe Meazza Stadium on November 15, 2016 in Milan, . (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Sempre in quel Milan-Cagliari a inizio gennaio la precisione dei passaggi e degli appoggi di Romagnoli era stata (pur andando considerata la zona del campo maggiormente interessata, ovvero la propria trequarti) del 92%. Contro l’Udinese nell’ultimo turno è calata all’86%. Esattamente un girone prima, a San Siro contro l’Udinese, nonostante il risultato infelice l’accuracy dei passaggi di Romagnoli aveva toccato il 97%, suo picco massimo di una stagione che racconta di un 87,6% complessivo di precisione nei passaggi (per una media di 57 a partita), che cresce al 91,5% nella metà campo di competenza, ma che conserva un lusinghiero 80,7% di precisione nella metà campo avversaria (quella del compagno di reparto Paletta in terra nemica, ad esempio, è sensibilmente più bassa, 70,9%).

C’è di più: rispetto a quelle di Romagnoli sono inferiori, nella metà campo avversaria, non solo le percentuali stagionali di precisione nella distribuzione di palla dei compagni di reparto, ma perfino quelle dei due playmaker della squadra di Montella: sia Locatelli, per pochi punti percentuali, sia Montolivo, il cui score è fermo al 77%. Non è trascurabile neanche la percentuale positiva di passaggi lunghi: in stagione sono 50 su 120 quelli andati a buon fine, scavalcando il centrocampo rivale, e i suoi lanci lunghi hanno una lunghezza media di 40 metri.

L’arte di difendere: interpreta Alessio Romagnoli

Ecco perché una flessione di Romagnoli anche sul fronte propositivo, in una squadra che già di per sé sta faticando maggiormente rispetto a qualche settimana fa a trovare la via del gioco, può avere effetti negativi. Anche tenendo presente che i numeri relativi all’impostazione crescono addirittura nelle tre gare disputate in Nazionale: i passaggi che vanno a buon fine nella metà campo offensiva da parte del Romagnoli in versione azzurra sfiorano l’82%. È un altro indizio di quanto, come ha lasciato intuire il confronto tra le sue due stagioni a Milanello, Alessio goda particolarmente nel venir affiancato ad un compagno di reparto affidabile ed esperto. Come può essere Paletta nel club e, ancora più evidentemente, Bonucci in Nazionale: con le spalle un po’ più coperte, Romagnoli osa di più, difende meglio, anche e soprattutto di testa (in azzurro è dell’87,5% il dato relativo ai contrasti aerei vinti), e anche la costruzione beneficia della maggiore serenità difensiva.

Non aiuterà, in tal senso, il lungo infortunio di Bonaventura: vuoi per posizione in campo, vuoi per compatibilità, l’asse con l’esterno di sinistra è stata fin qui l’opzione prediletta, in fase di impostazione, da Romagnoli. In Milan-Lazio dello scorso 20 settembre, gara nel mezzo di quel trittico da 270 minuti nel quale la porta di Donnarumma è rimasta inviolata, la linea di passaggio con Bonaventura è la più sfruttata: Paletta dialoga molto di più con Montolivo, con appoggi corti, che difficilmente tagliano fuori la linea mediana laziale.

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Romagnoli contro la Lazio

Cinque giorni dopo, a Firenze, in una gara bloccata che termina a reti bianche grazie anche ai 12 interventi difensivi di Romagnoli, tra le pass combinations la linea tra Romagnoli e Bonaventura è addirittura la seconda più utilizzata in assoluto dalla squadra di Montella: sono 11 le volte in cui Jack riceve palla dal compagno, sul settore di sinistra del terreno del Franchi. Se è per questo, è intensa la circolazione di palla anche nella direzione opposta, da Bonaventura a Romagnoli: l’esterno rossonero alleggerisce sul numero 13, o lo chiama in causa, per 9 volte.

In un momento del genere, arrovellarsi su chi andrà a raccogliere l’eredità di Bonaventura, terminale – oltre a tutto il resto – di una delle linee di passaggio più importanti nel gioco rossonero, è una questione tutt’altro che secondaria per Montella. La cui sfida più dura sembra arrivare adesso, con una coperta che pare troppo corta anche per ipotizzare un 4-4-2 in pianta stabile. Ma, da buon giocattolaio, più o meno perfetto fino a capodanno, all’allenatore di Pomigliano d’Arco difficilmente sarà sfuggito il dettaglio: al malconcio Milan di inizio 2017 il gol non è mai mancato.

AC Milan's defender Alessio Romagnoli (top) vies with Torino's forward Andrea Belotti during the Italian Serie A football match Torino Vs AC Milan on January 16, 2017 at the 'Grande Torino Stadium' in Turin. / AFP / MARCO BERTORELLO (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

Se in un modo o nell’altro la via della rete i rossoneri l’hanno sempre trovata, ciò che pare essere venuto meno è il presupposto indispensabile nel Milan che era stato tra le migliori formazioni del campionato, fino alla conquista della Supercoppa: non subire. Al cuore del presupposto, quel ragazzo di 21 anni della cui valutazione di mercato, ad ottobre, non sorrideva più nessuno. Lo stesso che, pochi mesi fa, ad un’ostrica iniziava a somigliarci sul serio. «Irreplaceable», dice di lui recentemente la stampa straniera, raccontando la reazione di Montella alla notizia di una nuova offerta di 35 milioni di euro da parte del Chelsea di Conte. Per il Milan, per questo Milan, quell’ostrica e gli effetti annessi sono assolutamente imprescindibili.