Sutton-Arsenal è stato tutto quello che non doveva essere

Ovvero: un circo improvvisato, un carrozzone di stravaganze e fenomeni da baraccone che ha svilito la serata storica conquistata dal piccolo club.

A un certo punto, nel bel mezzo dello svolgimento della partita, un uomo con addosso solo un paio di boxer e un improbabile copricapo in testa (una giraffa, mascotte del club) ha fatto irruzione, facendo bella (?) mostra di sé sul campo dove stava giocando una squadra di Premier League, il torneo calcistico più ricco del pianeta. È stata una scena da calcio casereccio, dilettantistico, da Non-League – d’accordo, è successo in un campo di Non-League – che solitamente si accompagnano a pirandelliane rappresentazioni della realtà calcistica, un sottobosco di immagini ben lontane dal senso più nobile della competizione – un cane che segna in campo, anyone?

Però stavolta, a Sutton, c’erano le telecamere di Bbc One, e così gli occhi di tutta Inghilterra, e quelli di tutta Europa, se è per questo. Stavolta si giocava una partita discretamente importante per la squadra di casa, quantunque dal pronostico pesantemente sbilanciato – anche se, due giorni prima, il Lincoln, capolista del campionato dove partecipa il Sutton, ha eliminato il Burnley, squadra di Premier League. L’improvvisato invasore, un clown fuori stagione e ancor più fuori luogo, ha contribuito a ricreare quel clima farsesco che una partita di questo tipo non dovrebbe mai avere, perché non se ne svilisca il senso. Non è un caso che chi è rimasto maggiormente seccato da quanto è successo sia stato Paul Doswell, allenatore del Sutton: «Lo avete visto, quell’idiota correre in campo. Sarà stato il momento migliore della sua vita».

Paul Doswell allena il Sutton dal 2008 e certo non è abituato ad affrontare squadre che abbiano in bacheca Premier League o che possano schierare gente come Sánchez e Özil. Si è guadagnato una discreta, per quanto effimera, celebrità, portando il suo club di quinta serie a giocarsi gli ottavi di Fa Cup contro l’Arsenal, dopo aver battuto squadre di più alto livello come il Leeds e il Wimbledon. Doswell ha un’azienda di sviluppo immobiliare, e non definirebbe quello che fa in campo come un lavoro. «Lui non viene pagato», dice il presidente Bruce Elliott, «anzi, non solo non prende un centesimo, ma ci fa da sponsor con la sua azienda. Perciò, è come se ci pagasse per fare da allenatore». Per chi è arrivato a giocarsi una sfida a eliminazione diretta contro l’Arsenal di Arsène Wenger, senza nemmeno avere l’ardire di presentarsi come allenatore, la soddisfazione dev’essere immensa.

Sutton United v Arsenal - The Emirates FA Cup Fifth Round

Succede, però, che il contorno della partita diventi più importante della partita stessa: l’invasione, le bottigliette lanciate verso la panchina dell’Arsenal, e ovviamente il portiere di riserva che addenta un sandwich nel bel mezzo della sfida. «So che per il club è stato un grande momento, ma per me non lo è stato», ha detto Doswell mentre le luci della ribalta si stavano già affievolendo. «Sono contento che tutto questo sia finito, voglio semplicemente tornare alla normalità della mia vita». Quello che è rimasto di Sutton-Arsenal è l’impressione di un circo improvvisato, un carrozzone di stravaganze pronto a spostarsi di città in città, per nutrire il gusto dell’assurdo altrui. Resterà il faccione di Wayne Shaw mentre, alzandosi teatralmente dalla panchina, sbocconcella la sua merenda – programmata, con tutta probabilità, e ora passibile di inchiesta da parte della Fa visto che su quest’eventualità si poteva scommettere, cosa di cui Shaw era consapevole. Doswell ha detto di non sapere perché l’abbia fatto, concludendo che «non ci ha messo sotto una luce positiva». Nelle ore susseguenti, Wayne Shaw ha deciso di abbandonare la squadra.

Sotto la polvere circense, giace la squadra che è arrivata a giocarsi una partita contro l’Arsenal, perdendo poi onorevolmente per 2-0, le decine di volontari che hanno provveduto nei giorni antecedenti la gara a predisporre l’impianto al meglio, i sostenitori del Sutton che, dopo anni di gelo e calcio fangoso, si sono goduti una serata premio. Tutto questo è rimasto lì, soffocato tra un copricapo a forma di giraffa e una pie sgranocchiata a favore di telecamera.