I campionati scontati allontanano i tifosi dagli stadi?

Cosa emerge mettendo in relazione il load factor, la percentuale di riempimento degli stadi, con l’indice che valuta l’equilibrio competitivo.

La media spettatori del girone d’andata in Serie A non raggiunge i 22 mila (21.457), la metà rispetto alla Premier League e alla Bundesliga, sui livelli del 2016, inferiori anche ai campionati messicano e indiano. La percentuale di riempimento tocca appena il 55%: solo la Juventus (95%), il Cagliari (83,3%) e l’Udinese (71,1%) dimostrano di avere percentuali all’altezza della Premier League o della Bundesliga, il campionato con l’affluenza più alta d’Europa. Il fatto che ci siano squadre arrivate in primavera senza già più nulla in gioco non è d’aiuto. Fino a che punto l’incertezza del risultato fa crescere l’affluenza negli stadi?

Il “competitive balance” si può considerare da prospettive diverse, di breve e medio periodo. Limitarsi all’incertezza dell’esito sulla singola partita può essere fuorviante, perché farebbe sfumare il valore delle rivalità fra le squadre e in fondo i tifosi, sottolinea il professor Marco Di Domizio dell’Università di Teramo, «vanno allo stadio per vedere la propria squadra vincere o per vederla giocare contro una big». Allo stesso modo, il dominio di lungo periodo, ovvero la presenza di una o due squadre che si spartiscono i titoli per diversi anni, non è un ostacolo di per sé all’affluenza. Anche in Italia, quest’anno, la Juventus che si avvia al sesto scudetto di fila non fa la differenza solo allo Stadium: oltre al Torino, per ovvie ragioni, anche Cagliari, Chievo, Crotone, Empoli, Fiorentina, Inter, Lazio, Milan, Palermo e Sassuolo hanno festeggiato infatti il record stagionale di spettatori quando hanno ospitato i bianconeri. Però mettere in relazione il load factor, la percentuale di riempimento degli stadi, con l’HICB (Hirschman-Herfindahl for Competitive Balance), ovvero l’indice che valuta l’equilibrio competitivo in base alla distribuzione dei punti a fine campionato in rapporto alle squadre partecipanti, consente un confronto immediato anche fra campionati con un numero diverso di club e realtà con impianti di dimensioni diverse.

Juventus' supporters celebrate after teammate Juventus' midfielder from Germany, Sami Khedira (unseen), scored during the Serie A football match Lazio vs Juventus at the Olympic stadium in Rome on August 27, 2016. / AFP / VINCENZO PINTO (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

Dopo 29 giornate, la Serie A 2016/17 è il meno equilibrato tra i top 5 campionati d’Europa negli ultimi cinque anni, ma non il meno visto. Qui sta forse il più grande paradosso della storia recente: la più bassa affluenza dell’ultimo lustro, infatti, si registra nel 2014/15, l’edizione più equilibrata della Serie A del periodo e una delle più incerte a livello europeo dal 2012. L’HICB, che va da 100 (in una situazione di perfetto equilibrio) in su, dimostra che anche in Premier League, il campionato più ricco del mondo e il più attento all’equilibrio competitivo (la distribuzione dei ricchissimi proventi dei diritti tv è il più equi d’Europa), non c’è mai stata una stagione così scontata come questa. Ma l’affluenza media è la seconda più alta del periodo, merito anche del ritorno di Mourinho, dell’arrivo di Ibrahimovic e Pogba, del Chelsea di Conte. Resta difficile, comunque, ripetere il 96,20% di riempimento dell’anno scorso, con tutti gli stadi pieni per oltre il 90% ad eccezione del Villa Park.

Se l’effetto Psg, ha tenuto sopra il 66% l’affluenza media in Francia negli ultimi tre anni, la Liga si è mantenuta sopra il 70% di presenze negli stadi in quattro degli ultimi cinque anni, pur essendo il più scontato tra i 5 campionati, l’unico con un HICB superiore ai 110 punti per l’intero lustro. La poca competitività rimane comunque un fattore che pesa, come sottolinea un rapporto KPMG: Barcellona (78,881 spettatori di media), Real Madrid (69,736) e Atlético Madrid hanno raccolto il 35% del totale dei tifosi negli stadi nel 2015/16. La Bundesliga, la seconda lega sportiva più popolare l’anno scorso dietro l’Nfl e il solo campionato di calcio con una media superiore ai 40 mila spettatori (43.193) è un caso di scuola. La corrispondenza fra incertezza e affluenza è perfetta: più il campionato è equilibrato, più l’affluenza sale, rimanendo comunque compresa fra il 91,64% e l’incredibile 97,57% del 2014/15. Nonostante l’effetto Bayern Monaco, che sta dominando gli ultimi campionati, l’anno scorso le cinque squadre con meno tifosi hanno comunque registrato 23.412 presenze medie negli stadi, superiori al totale della Serie A (22,644) e della Ligue 1 (20,894).
Premier Serie A Liga Ligue 1 Bundesliga

L’equilibrio competitivo, l’incertezza sull’esito della stagione, rimane un fattore in relazione con il comportamento dei tifosi ma non appare come la motivazione principale alla base della domanda di calcio. Un’impressione confermata anche analizzando i dati pubblicati in un secondo rapporto KPMG sulla presenza degli spettatori negli altri campionati europei l’anno scorso. L’Ekstraklasa polacca, per esempio, nonostante un campionato fra i più incerti (come dimostra l’HICB di 104, il più vicino all’equilibrio ideale nella scorsa stagione), registra la seconda affluenza più bassa d’Europa, pur con un incremento del 9% rispetto all’edizione precedente. E in Portogallo la media di riempimento degli stadi risulta anche superiore alla Super Lig turca, condizionata anche dalle proteste dei tifosi per il sistema di acquisto dei biglietti, nonostante una classifica molto meno incerta. Interessante il caso dell’Eredivisie olandese che nel 2015/16, pur con un HICB a 113,72 punti, ai livelli della Liga spagnola, presenta tassi di riempimento dell’88% agevolati dalla dimensione ridotta degli impianti (ad eccezione degli stadi dell’Ajax e del Feyenoord).

La cosiddetta “ipotesi sull’incertezza del risultato”, secondo cui un campionato più equilibrato attira più spettatori allo stadio e in tv, trova la sua massima validità lì dove è meno forte il senso di appartenenza, come dimostra il trend negativo negli ultimi anni della Indian Super League, diventato un buen retiro di lusso per campioni anziani che poco hanno dato al movimento nazionale, e la costante crescita di interesse per la Major League Soccer statunitense. Nel complesso, tuttavia, l’incertezza sul risultato delle partite e della stagione appare certamente un fattore determinante più nell’andamento della fruizione televisiva del calcio. Nella presenza dei tifosi sugli spalti, è più l’home advantage, la probabilità che sia la squadra di casa a vincere, o la qualità del campionato (la distribuzione del talento, la presenza e la concentrazione di star internazionali) a fare la differenza. Anche se, in fondo, si tratta di due facce di una stessa medaglia. Perché un campionato scontato è un prodotto meno appetibile per sponsor e tv, di conseguenza diventa un prodotto più povero e di conseguenza non può più attirare le grandi stelle del mondo del pallone.