La nuova classica del calcio italiano

Napoli e Juventus a confronto, dopo quattro scontri stagionali: è possibile pensare di vederle appaiate nell'immediato, o il divario è ancora troppo ampio?

Il doppio appuntamento Napoli-Juventus è ormai alle spalle. Per discuterne, insieme con una firma di Juventibus (Claudio Pellecchia) e una del Napolista (Alfonso Fasano) che leggete spesso anche su Undici, abbiamo scelto una chiave particolare: un breve commento di quello che è successo, ma soprattutto un racconto analitico di quello che succederà. Ovvero: Napoli-Juventus è una possibile rivalità ravvicinata, dal punto di vista della classifica, in vista del prossimo campionato? Le due partite giocate al San Paolo hanno mostrato due squadre dai valori distanti ma non troppo, ma il gap di dieci punti in classifica è colmabile? Se sì, quando e come? Se no, perché?

Alfonso Fasano (AF): Claudio, rieccoci. Innanzitutto, come stai? Io ho avuto la febbre forte, molto forte, e non è stato a causa dell’ansia da tifo e da analisi per questo doppio Napoli-Juventus. Anzi, direi che per raccontare (e pure scrollarci di dosso) questi 180 minuti, l’ideale è sederci al nostro solito tavolino virtuale, ordinarci due tisane al finocchio che a te piacciono tanto e fare un discorso breve sull’attualità e più proiettato nel futuro. Una cosa poco noiosa. Quindi, domanda veloce e sparata: cosa resta di queste due partite? Poi dopo parliamo di un domani più ampio.

Claudio Pellecchia (CP): Come sto? Diciamo che domenica sera erano due le sensazioni che mi accompagnavano: da un lato il solito senso di frustrazione derivante dal tipo di approccio a determinate partite che, su altri palcoscenici, può costarti carissimo – acuito dal fatto che, almeno nei primi 20 minuti, vedevo una squadra quadrata, compatta, con la voglia di giocare il pallone e di rischiare anche l’uscita in palleggio pur di non snaturarsi nell’immagine che, faticosamente, ci si era costruiti nell’ultimo periodo; dalla mezz’ora in poi sono rimaste solo la quadratura e la compattezza. Dall’altro la consapevolezza che tutto doveva essere contestualizzato nell’ambito di un impegno di coppa ravvicinato contro il medesimo avversario (all’interno di un ciclo di sette partite in 21 giorni), con alcuni elementi chiave non al meglio e con il Barcellona alle porte. E direi che la prima ora della gara di ieri sera è la miglior spiegazione possibile alla seconda ora della gara di campionato. Tutto rientra in una logica utilitaristica di gestione delle forze, soprattutto se sei la Juventus e punti a vincere tutto o, almeno, giocartela fino all’ultimo.

juv possesso palla avversario

I campetti posizionali relativi alla posizione media dei giocatori in campo nel primo tempo della gara di campionato (a sinistra) e coppa (a destra) spiegano al meglio il diverso approccio difensivo della Juventus: schiacciata negli ultimi 30 metri a protezione della propria area nel primo caso; con la linea più alta e con uma migliore distanza tra i vari reparti nel secondo. La grafica si riferisce ai momenti di possesso di palla del Napoli

Eppure continuo a ritenere un atteggiamento del genere molto rischioso: perché se “il risultato è casuale, ma la prestazione no”, quando scegli di rinunciare a giocare consegnandoti agli avversari, è come se mettessi il tuo destino  in mano agli altri. E la Juventus non se lo può più permettere. Di contro, però, credo che anche il Napoli abbia qualcosa da rimproverarsi: l’occasione di legittimarsi come prima antagonista della capolista, esibendone orgoglioso lo scalpo era ghiotta e, per come la vedo io, non essere riusciti a concretizzare l’enorme mole di gioco alla lunga è più un demerito proprio che un qualcosa riconducibile al caso o agli episodi che possono dirti male, come nell’occasione del palo di Mertens (favorito da una grave incertezza di Asamoah). Potrei dire la stessa identica cosa per la semifinale di Coppa Italia. So che sei un esteta e che per te il resultadismo non è una filosofia di vita però se mi dicessi che non ti brucia almeno un pochino farei fatica a crederti…

AF: Sì, certo che mi brucia. Ma brucia esattamente come per le partite che hanno segnato il gap in classifica tra le due squadre. I due punti “mancanti” con la Juventus sono comunque due punti, nel senso che hanno lo stesso valore di quelli gettati al vento (nello stesso modo) contro Sassuolo e Palermo. E hanno lo stesso significato di una finale di Coppa Italia non raggiunta per momenti vari di vero blackout, all’andata e al ritorno. Potrei aggiungerci altre partite, proprio perché riconosco che qualche problema di scarsa concretizzazione esiste, eccome. Però mi fermo qui, e al di là della rabbia momentanea da tifoso non posso che dirmi soddisfatto di un Napoli capace di rimanere se stesso anche contro la Juventus. Più nel match di domenica che ieri sera, anche perché – come hai detto tu – parliamo di due avversarie nettamente diverse nella costruzione del piano partita.

Il Napoli ha trattato il (doppio) impegno con i bianconeri come ha fatto in occasione del double match contro il Real Madrid. Come affrontasse la Sampdoria, il Pescara o il Crotone. Tutti i livelli possibili di avversario, dal practice al boss finale. Ha fatto il Napoli, ha costretto – o costretto a scegliere, Allegri docet -la Juventus a una partita prettamente difensiva in un momento di gestione oculata delle forze. Ha giocato come al solito, nell’unica strada possibile in questo momento e dopo tutto quello che è successo tra mercato e avvenimenti tecnici durante la stagione. E, in questo modo, intendo esaltare i pregi e condannare i difetti – esteta non vuol dire necessariamente “non realista”. Ecco, io domenica e ieri sera ho visto (di nuovo, direi come al solito) esprimersi una realtà, ovvero il senso del progetto tattico di Sarri. Per estensione, anche quello totale (inteso come percorso sportivo individuato dal club). Ho visto le cose fatte bene e gli errori commessi. Io, per dirla in breve, ho riconosciuto il Napoli. E tu? Riconosci la tua squadra, quella che deve o dovrebbe essere? Intendo da qui fino a fine stagione e poi anche in riferimento alla prossima.

Domenica sera, Napoli-Juventus 1-1

CP: Ne riconosco i due volti, con i pregi e i difetti che si manifestano in tutta la loro evidenza se si confrontano non solo le ultime due gare ma anche gli ultimi due mesi del 2017 rispetto agli ultimi del 2016. La Juventus è una squadra imprevedibile, nel senso che non riesco più a capire che prestazione aspettarmi di volta in volta: quando credo che con il nuovo modulo si sia raggiunti un equilibrio difensivo che non demineralizzi la fase offensiva, riecco l’accontentarsi, l’affidarsi alla gestione fisica, prima che tecnica, della gara, lo schiacciarsi negli ultimi 30 metri a protezione della porta confidando nel guizzo risolutore del singolo, il volersi sempre adattare alla caratteristiche degli altri mettendo da parte le proprie. L’adattabilità è un pregio fin quando non ti limita nel tuo modo di porti rispetto a questo o quell’avversario: e la Juventus, talvolta, continua a preoccuparsi più di quello che sono gli altri piuttosto che di quello che deve (o dovrebbe) essere lei. Ovvero una squadra pensata e costruita per controllare il campo e il gioco, che costringe gli altri ad andare al suo ritmo.

Parlando con alcuni amici ho colto un certo senso di ineluttabilità nell’accettazione di uno status quo psicologico prima che tecnico-tattico («Storicamente siamo sempre stati questi», «Non abbiamo mai espresso un bel gioco, inutile invocarlo adesso», «La nostra forza è nella difesa», «Conta solo il risultato») che, però, mi sembra limitato e limitante per le potenzialità che questa squadra continuo a credere abbia. Non si tratta di giocare bene, concetto aleatorio per eccellenza, si tratta di fare ciò per cui sei stato costruito: e la Juve, semplicemente, non lo sta facendo o lo sta facendo a sprazzi. E davvero non capisco da chi o cosa possa dipendere anche se il dover vincere a tutti i costi ogni anno di certo non aiuta. Ecco, da questo punto di vista per te è molto più facile, e qui iniziamo a parlare di futuro: il Napoli è coerente con se stesso sempre e comunque. Forse fin troppo, considerando l’incapacità di derogare a certi principi sacrificandoli sull’altare del risultato.

Il ritorno della semifinale di Coppa Italia

AF: Ieri sera, le parole di Maurizio Sarri in conferenza stampa: «Non credo ai luoghi comuni del calcio, quelli che per vincere si debba giocare male». Il tuo “forse troppo”, quindi, va a farsi benedire. Immediatamente, senza appello. Per quanto sia pure umanamente comprensibile, persino condivisibile. Ma da queste parti non attacca. Nel senso: il Napoli continua così almeno fino a fine stagione, probabilmente anche nella prossima. Quindi il destino di questa squadra e di questo progetto è segnato: continuare a inseguire la strada del giocare bene – che in questo caso è un concetto con tale e verificata forza applicativa da non essere più aleatorio – per arrivare ai risultati. La vera domanda è: basterà per fare del Napoli un reale antagonista della Juventus?

Ecco, il senso di questo pezzo è proprio questo, è capire a che punto siamo nella costruzione di un club/squadra in grado di tendere al top italiano mentre la Juventus fa lo stesso guardando però al calcio europeo. Teoricamente sarebbero due dimensioni inavvicinabili a breve termine, proprio per la distanza dei punti di partenza. Eppure, io mi faccio due conti veloci: il Napoli con Higuaín, il calciatore che poi ha fattivamente eliminato la sua ex squadra dalla Coppa Italia, che ha tracciato una differenza reale con i suoi quattro gol in quattro confronti, è finito nove punti dietro la Juventus. Il Napoli costruito attraverso l’incasso per la cessione del Pipita, proprio alla Juventus, è a dieci punti con un bilancio ancor più penalizzante negli scontri diretti (una vittoria per parte lo scorso anno, un successo bianconero e il pareggio di domenica in questo). Rispetto alle altre diciotto squadre della Serie A, il rendimento proporzionato di Napoli e Juventus è uguale a quello dello scorso anno, se non favorevole agli azzurri. Non mi sembra eccessivo dire che, attraverso un ulteriore rafforzamento, il prossimo Napoli possa aspirare ad allargare i propri margini di crescita. Del resto, il suo organico ha un’età media di 26,9 anni. E rilancio ancora, scrivendo che il tutto potrebbe avvenire, nuovamente, pure senza i sacrifici sull’altare del risultato che al nostro tecnico sembrano suscitare un’intolleranza quasi da allergia stagionale. Poi, ovviamente, dipende anche da voi. Dal vostro possibile, ulteriore allontanamento. Ecco, appunto: voi? Discende tutto dalla permanenza di Allegri? Il discorso che fai sullo status quo psicologico è interessante.

SSC Napoli v Juventus FC - TIM Cup

CP: Come vado ripetendo da tempo la Juventus, questa Juventus, ha un margine temporale di un anno e mezzo per chiudere il cerchio con la Champions League (o, almeno, provare a tornare in finale) prima di ricostruire: che ricostruzione sarà e che risultati porterà nel medio lungo termine dipenderà dai nomi che costituiranno la spina dorsale della squadra dal 2018/2019 in poi. Fino a quel momento ho ragione di ritenere che, salvo clamorosi e pesanti investimenti di De Laurentiis sul mercato, le distanze rimarranno invariate: non tanto sulla partita secca quanto, piuttosto, sulla lunga distanza. Questo perché il solco scavato negli ultimi tre anni è ancora troppo ampio se si guarda a quantità e qualità della rosa, attenzione ai dettagli che fanno la differenza in una stagione, capacità di gestione di quelle partite in cui non riesci ad esprimerti al meglio. Quindi Allegri è un problema relativo: che resti o vada via certe differenze restano ancora troppo marcate nel breve periodo e il gioco può certamente aiutarti a fare di più di quel che, magari, varresti sulla carta ma non risolve proprio tutti i problemi. Così come, di contro, i risultati positivi non possono nascondere certe difficoltà nell’approccio, soprattutto mentale, a determinate partite (o a fasi di esse) che si ripetono con stanca regolarità.

Domenica, al termine della gara, mi sono ritrovato a chiedermi se con un Sarri la Juve riuscirebbe a esprimersi in maniera diversa: la risposta è stata un secco “no”. Questione di una mentalità che si fa fatica a sradicare, soprattutto se poi ci sono i dati oggettivi a supportarla: la Juventus di Conte 1.0 giocava un calcio offensivo di grande qualità con interpreti nemmeno lontanamente paragonabili agli attuali, al netto di buchi difensivi clamorosi che potevano costare caro sulla strada del primo scudetto (15 pareggi in totale, mai nessuna squadra campione ha pareggiato di più). Eppure ha iniziato a vincere solo quando ha concesso meno all’estetica, colmando il gap con una squadra più forte come il Milan di Allegri. Ecco, secondo me per il Napoli non è/sarà diverso, indipendentemente dall’antagonista che può essere la Juventus, la Roma, una milanese (più Inter che Milan, al momento). Sarri, quindi, ha ragione solo in parte: lui è un dogmatico e non gliene faccio una colpa, ma deve capire che i risultati, se a quello si vuole puntare, passano anche dalla rivisitazione di certe convinzioni. In un certo senso viviamo lo stesso problema ma da opposte prospettive.

SSC Napoli v Juventus FC - Serie A

AF: Ecco, però. Nelle tue parole, che non posso non condividere, io colgo una speranza che il gap possa ridursi e la rivalità “a distanza” (di punti) possa trasformarsi in un duello vero e proprio. Come spiegato anche dallo stesso Sarri, il Napoli di quest’anno ha dovuto adattarsi, in un certo modo, prima all’addio di Higuaín e poi al forfait di Milik. Ce l’ha fatta, mantenendo la cifra spettacolare e redditizia del gioco offensivo (anzi, migliorandola pure: da 62 a 69 gol fatti in campionato in 30 giornate, con la stessa quota di conclusioni per match, 17.3) ma perdendo fatalmente qualcosa dietro (le 24 reti subite alla 30esima del 2015/2016 sono diventate 33, le conclusioni concesse sono salite da 9 a 9.8 per match). Con un aumento di qualità dell’organico (della terza linea), e con uno sviluppo della squadra meno schizofrenico o legato ad eventi esterni, anche il rendimento difensivo potrebbe tornare ad essere più equilibrato. A quel punto, un Napoli ideale e quindi idealmente in grado di non subire gol stupidi valsi pareggi stupidi, come ad esempio quelli contro Pescara (2-2 in Abruzzo), Sassuolo e Palermo (in casa, entrambe 1-1) non sarebbe più a dieci punti di distacco, ma a quattro. Da una Juventus che ha una narrativa di imbattibilità, completezza e gioco “cinico” pienamente verificata nella realtà. Ecco, io penso che un upgrade del Napoli in questo senso sia possibile. Non credo che assisteremo a grossi ribaltoni di mercato in uscita, paradossalmente la cessione meno improbabile (quella di Mertens) non intaccherebbe gli equilibri tattici reali di una squadra destinata a giocare di nuovo con un attaccante propriamente detto, con Milik. E a quel punto l’impianto di base sarebbe ben rodato, completo e potenziato da un mercato che necessiterebbe, per me, solo di un terzino in grado di sostituire l’altro andante Ghoulam, di un centrale al livello di Albiol e Koulibaly (al netto di una possibile crescita di Maksimović). E di un paio di alternative sparse, per allargare ancora di più il ventaglio di scelta di Sarri.

Anche perché l’inizio era stato particolarmente promettente

Il Napoli è ancora perfettibile all’interno della sua dimensione, quella del lavoro sul campo e della rosa secondo un certo target. Lo scrivo che ovviamente è una speranza, speriamo possa diventare una realtà da inseguire. Sulla Juve, invece, sono un po’ più scettico, soprattutto se tu mi dici che il gioco farà sempre e comunque fatica a essere davvero dominante. Ovviamente, la tisana al finocchio non mi ha dato alla testa, non vorrei dire che l’anno prossimo “vinciamo noi lo scudetto se…”. I favoriti siete e resterete ancora voi. E poi il giochino dei fantapronostici lo facciamo in chiusura, lo facciamo serio. È a te che però voglio chiedere dove e come è perfettibile la Juventus? Nel gioco e nei calciatori? E con quali tipologie di investimento? Cioè: perché questo gap non si riempie proprio?

CP: La Juventus è ancora perfettibile per il solo fatto che, in questa stagione, ha finito con l’adottare un modulo (il 4-2-3-1) dopo un mercato pensato per un altro (il 3-5-2). Con il risultato di ritrovarsi con la coperta pericolosamente corta in avanti dopo l’infortunio di Pjaca. In ogni caso sarà importante proseguire su questo nuovo corso tattico, con una campagna acquisti improntata all’upgrade delle rotazioni e riducendo un divario tecnico tra i vari componenti della rosa che è ancora troppo ampio. In tal senso lo “scippo” di Dahoud del Borussia Dortmund sarà una ferita che sanguinerà ancora per molto tempo: era perfetto per alternarsi con Pjanic mantenendo un certo standard qualitativo nel giro palla. Confido nell’arrivo di Tolisso, perfetto per interpretare più ruoli all’interno di questo sistema e/o favorire l’adozione saltuaria di un altro, così come credo che con Milinkovic-Savić si possa recuperare parte di quella fisicità abbinata ad una grande tecnica di base che abbiamo perso con l’addio di Pogba, magari anche utilizzandolo come trequartista “atipico” in contumacia Dybala. Ultimamente si è fatto anche il nome di Douglas Costa: il profilo giusto se si vuole pensare ad una Juve che punta a creare la superiorità numerica sugli esterni cambiando continuamente fronte del gioco, riportando Mandzukic al suo ruolo naturale (oltre che di alternativa a Higuaín per il ruolo di centravanti) ed evitando gli straordinari a Cuadrado, in attesa del rientro a pieno regime di Pjaca.

Un modo per ricordare Pogba

Ah, quasi dimenticavo: servono due ricambi anche per gli esterni bassi, perché Lichtsteiner e Asamoah hanno dato tanto in questi anni, ma non sono più proponibili a certi livelli. Per il resto, mi auguro che Rugani si prenda finalmente tutto lo spazio che merita all’interno di una BBC non più verdissima e che Khedira abbia ancora in serbo un altro paio di stagioni ad alto livello. Ecco, se non si riuscisse a giocare in un certo modo nemmeno con una rosa costruita così mi rassegnerei del tutto all’idea di cinismo e pragmaticità intrinseca nel dna di questa squadra. In Italia basterebbe ancora (e, quindi, niente gap colmato almeno per un altro po’), altrove non lo so.

AF: Ti sei lanciato nei nomi e nel fantamercato più audace. Lo faccio anch’io, mi sento autorizzato: con Conti, Grimaldo, Kessié e un difensore centrale con buona esperienza internazionale (Laporte sarebbe il sogno, ma un’operazione d’esperienza alla Kompany non farebbe che bene all’ambiente), sarei pronto a rinunciare persino a Ghoulam, Chiriches, Allan e Mertens. Per sostituire quest’ultimo, l’idea hipster potrebbe essere quella di Keita, anche se io preferisco di più la seminormalità iberica di Suso o Deulofeu. E qualcuno sussurra che Leandrinho non sia poi così tanto male, anche se è praticamente un bambino dell’asilo.

Kessié è in grado di fare sostanzialmente tutto

Detto questo, ti sottopongo una mia riflessione e poi ti lancio il giochino di cui sopra del fantapronostico, che ti vedo carico. Io credo che Juventus e Napoli rappresentino il meglio, dal punto di vista di senso del progetto, che c’è in Italia. E parlo del livello di cui sopra, di un top club e di un club che aspira a questo titolo, che lo insegue, che lo cerca. Insomma, per fare un parallelo con altri contesti: Bayern-Borussia Dortmund, Barcellona/Real-Atlético Madrid, Psg-Monaco. Certo, rispetto ai suoi corrispettivi stranieri il Napoli paga un difetto ancora extralarge di strutturazione. Fisica – nel senso proprio di edilizia -, societaria e comunicativa. Un po’ colpa del sistema italiano, un po’ del progetto esclusivamente players oriented di De Laurentiis. Però l’idea di gestione sportiva è quella, profuma d’Europa, su un livello più basso ma comunque prossimo a quello di questi club che sono bellissimi da veder giocare, e lavorare sul mercato. Ovviamente, non si riduce tutto al semplice fatturato, questo è chiaro. In attesa di capire bene Roma e Inter cosa faranno da grandi, non mi pare di aver detto una cosa fuori dal mondo. O no?

Ah, e poi il giochino veloce. L’anno prossimo, week-end 7-8 aprile. Facciamo che si gioca di nuovo Napoli-Juventus. Alla luce di questa nostra chiacchierata, e visto che la tisana sta finendo, come ci arrivi? Con quale squadra, tecnico e situazione in riferimento alla classifica e alle altre competizioni? Gentilmente, mi scrivi quello che credi razionalmente e quello che sogni. Così chiudiamo con un delirio.

FBL-ITA-CUP-NAPOLI-JUVENTUS

CP: Assolutamente d’accordo con la storia delle progettualità. Si tratta di due percorsi diversi (perché diversi sono gli obiettivi nell’immediato) ma ugualmente efficaci e in controtendenza rispetto al “vivere alla giornata” così tipicamente e tristemente italiano. L’anno prossimo, (fanta)mercato a parte, mi aspetto di ritrovare due squadre in condizioni analoghe a quelle attuali (magari con il Napoli un pochino più in alto in classifica, a patto di aver imparato a gestire i momenti di “stupidità” di cui sopra), probabilmente con gli stessi allenatori a guardarsi dalle opposte direzioni, sebbene la sensazione di uno Spalletti che si sta preparando il terreno non me la leverà nessuno fino a conferma ufficiale di Allegri. Poi, se proprio desideri vedermi esibire in un volo di fantasia, sogno un Guardiola che, dopo la rivedibile esperienza al City, viene in Italia, prende la Juve e folgora tutti sulla via di Damasco del gioco posizionale. Più delirio di così…

AF: Ora tocca a me, quindi. Beh, da ottimista direi che l’aspirazione realistica sia quella descritta da me in tutta l’analisi e da te in questo nostro giochino finale. Napoli all’inseguimento ravvicinato della Juventus, una partita che vale davvero lo scudetto, ce la giochiamo e vediamo come va che noi nel frattempo siamo cresciuti bene. Sul sogno, se permetti, voglio essere romantico. E non c’è niente di più romantico di questo scenario: ci presentiamo noi al primo posto, con 7-8 punti di vantaggio a fare gestione delle forze in vista della Champions. Il Napoli gioca comunque all’attacco, altro che linee compatte, vince 3-0 e Sarri va in conferenza a ricordare che non crede ai luoghi comuni del calcio, «quelli che per vincere si debba giocare male». Più delirio di così…