Senza Busquets

Multiforme e insostituibile: ecco quello che perderà Luis Enrique a Torino per la squalifica dello spagnolo, e come i bianconeri possono beneficiarne.

Quando Ian Rush estrae per ultime dall’urna in plexiglass le palle contenenti i nomi di Juventus e Barcellona, la regia europea passa immediatamente ad inquadrare l’espressione di Pavel Nedved. Il ceco ci prova, ma ha prodotto in altre occasioni sorrisi decisamente più credibili. Poi, inevitabilmente, tradisce uno sbuffo. Non è soltanto perché la prospettiva di un incrocio più morbido per i quarti di Champions, come fu due anni fa con il Monaco, è andata in fumo diverse palline prima. E non è soltanto perché è ancora vivo il ricordo della finale di Berlino. È perché, più di qualsiasi altra cosa, è viva l’eco roboante del 6-1 inflitto da Messi e soci al PSG, in una di quelle sere che hanno fatto chiedere al mondo se esista mai qualcosa di impossibile per i blaugrana. Se, con quelli lì, sia mai possibile, in qualsiasi momento della partita, o dei 180 minuti, sentirsi al sicuro, anche solo per un istante.

Poi, rievocando proprio quel 6-1, quasi subito il tam-tam del tifo juventino in rete ripesca fuori qualcosa di incoraggiante, un appiglio, uno soltanto, che quel 6-1 ha portato in dote. È un cartellino giallo, ed è bello pesante: è il cartellino giallo che impedirà a Sergio Busquets di essere in campo all’andata, a Torino, per squalifica. «Il Barça non è il peggiore dei sorteggi possibili», dice pochi minuti dopo alle tv Nedved. Chissà se quel tam-tam gli è già arrivato all’orecchio, chissà se presagisce, da illustre ex centrocampista, il segno di un’assenza che pesa. Un’assenza che non risolve certamente da sola il grattacapo dell’affrontare un Barcellona stellare e (ultima novità) duro alla resa, ma che, associata agli infortuni di Rafinha e Arda Turan che arriveranno nei giorni successivi, proietta la linea mediana di Luis Enrique in una imprevedibile sensazione di difficoltà.

BARCELONA, SPAIN - DECEMBER 03: Sergio Busquets (L) of FC Barcelona tackles Marco Asensio of Real Madrid CF during the La Liga match between FC Barcelona and Real Madrid CF at Camp Nou stadium on December 3, 2016 in Barcelona, Spain. (Photo by Alex Caparros/Getty Images)

Non foss’altro perché a Busquets, non concedendo alcuna indulgenza alla diplomazia, Luis Enrique ha sempre mostrato di rinunciare malvolentieri. «Ho altri centrocampisti di qualità, ma altra cosa è l’abitudine a giocare insieme. Ci sono infortuni più importanti di altri» disse a proposito del suo centrocampista l’allenatore catalano, pur tirando un sospiro di sollievo dopo l’entrataccia di Escalante contro l’Eibar, che a gennaio aveva fatto temere il peggio: per Busquets fu solo distorsione, ma Luis Enrique tradì un’inevitabile ansia. «È il giocatore più intelligente che ho mai incontrato o allenato, una vera e propria garanzia. È su questi giocatori che si costruisce una squadra» aveva detto di lui, del resto, poche settimane prima.

Se l’intelligenza tattica è adattabilità, è poliedria, è lettura delle situazioni, non c’è bibliografia migliore da consultare sul centrocampista catalano che quella rappresentata dalle due partite nelle quali va in scena un Busquets simile e allo stesso tempo dissimile da se stesso, ma ugualmente fondamentale, e che impressiona per capacità di plasmarsi all’avversario e alle necessità del campo. Sono anche le due partite che interessano più da vicino la Juventus, quelle chiamate in causa finora: la finale di Berlino del 2015, che è anche l’ultimo incrocio con i bianconeri, e la mattanza del PSG al Camp Nou. Due prestazioni entrambe importanti, in modo diverso, e con implicazioni tattiche diverse, ma con il medesimo effetto: essere decisive.

Notevole più di ogni altra cosa, in Juventus-Barcellona  del 6 giugno del 2015, è il rigore geometrico, scrupoloso, che disegna la fetta di campo nella quale Busquets entra in azione. Non svaria come in altre occasioni, e non mostra la benché minima intenzione di farlo, neanche occasionalmente: la disciplina tattica quasi maniacale gli impone scrupolo e attenzione a non fare metri di troppo, per non rischiare di essere tagliato fuori dalle linee di passaggio e dai lanci a palla alta di Pirlo: ne viene fuori una partita perfetta, almeno tatticamente, da parte di Busquets. La sua accuracy nei passaggi ai compagni è del 94%, ovviamente orientata sul breve per impostazione (quella di Iniesta, per dirne una, è dell’89%). Lo spagnolo corona inoltre con successo il 67% dei tackle provati, e vince la totalità dei contrasti aerei, nonostante almeno uno dei dirimpettai, Paul Pogba, non sia certamente annoverato tra i più abbordabili.

Ma è l’osservazione dell’ultima uscita europea del Barcellona ad impressionare, non soltanto perché gonfiata dal risultato finale. Dal confronto tra Juventus-Barcellona 2015 e l’ultimo Barcellona-Psg, poco meno di due anni dopo, spicca immediatamente all’occhio l’areale sensibilmente diverso nel gioco di Busquets. Se a Berlino era stato molto meno tuttocampista, la gara del Camp Nou che ha eliminato i transalpini poche settimane fa rappresenta l’evidenza di quanto Busquets sia la risposta poliedrica ad ogni esigenza tattica di Luis Enrique. All’andata in Francia, ancora fresco di recupero dopo l’infortunio patito con l’Eibar, aveva pagato dazio, come tutta la squadra. Ma al ritorno in Catalogna è un’altra storia: quella che parte dal piede di Busquets e arriva a quello di Messi è la quarta linea di passaggio più utilizzata di tutto l’incontro, ma risulta essere addirittura la prima, escludendo quelle in difesa. Il centrocampista spagnolo è ovunque, e ovunque ben si comporta: vince tutti i contrasti aerei che ingaggia, ha successo in metà dei tackle tentati, e ha un’accuracy nell’assistenza ai compagni dell’89%. È dalla lettura di queste performance e dal confronto con esse che è possibile intendere gli effetti della mancanza di Busquets, quando non è in campo. Come in Betis-Barça, del 29 gennaio di quest’anno, immediatamente dopo l’infortunio con l’Eibar.

Con il Betis, a fine gennaio, a sostituire Busquets è Denis Suarez. La sua linea di passaggio con Aleix Vidal (a differenza del Busquets versione anti-Psg, non con gli attaccanti) è sì la più frequentata dai catalani, ma i passaggi sono sono 13, e sono quasi sempre in orizzontale: segno che il Barça proverebbe pure a passare soprattutto da quelle parti, ma là dove Busquets cerca Messi o comunque la maggiore profondità, Denis Suarez pare cercare l’appoggio al compagno più vicino, osando meno. Volume di gioco e pericolosità dei blaugrana ne risentiranno, tanto da lasciare due punti contro gli andalusi. La sfera d’azione di Suarez appare molto più circoscritta rispetto a quella di Busquets al rientro dall’infortunio, decisamente più orientata sul centro-sinistra, e la percentuale di accuracy nei passaggi del vice-Busquets a Siviglia è decisamente rarefatta negli ultimi trenta metri di campo, oltre a due spazzate fallite e a due tackle su tre che non vanno a buon fine. Ma a Siviglia, quel giorno, non va estremamente meglio ad Arda Turan che, per esempio, perde la totalità dei contrasti aerei.

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Denis Suárez in Betis-Barcellona, a Siviglia i blaugrana impattano per 1-1, e forse non è un caso.

Per prevedere cosa possa succedere a Torino senza Busquets, tutti questi elementi possono fornire qualche indizio. Tra le scelte a disposizione di Luis Enrique per sostituire il centrocampista non ci sarà l’infortunato Arda Turan, che avrebbe avuto una maggiore incisività in avanti, a scapito della precisione e della profondità del passaggio: la lunghezza media stagionale dei passaggi di Busquets (altro parametro utile a incoraggiare la Juventus in rapporto a chi lo sostituirà) è di 18 metri, con il giocatore turco si sarebbero persi quattro metri. Sono 17 i metri coperti in media dai passaggi di Denis Suárez, ma, stante l’indisponibilità anche di Rafinha, l’alternativa più credibile a Busquets è rappresentata da Andrè Gomes: nonostante nella sua ultima uscita a Granada il portoghese abbia perso molto in termini di accuracy, 83%, rispetto agli standard rappresentati da Busquets, i suoi numeri stagionali sono più in linea. Con un’importante eccezione: rispetto a Busquets (45%), con la scelta di Andrè Gomes Luis Enrique concederebbe molto di più in percentuale di contrasti vinti (39%). Non il massimo, nella zona più importante del campo.

Del resto Khedira, giocatore diverso da quel Pirlo asfissiato da Busquets a Berlino, e già di per sé più mobile, almeno all’andata potrà beneficiare di una libertà e di una capacità di penetrazione probabilmente superiore a quella di cui avrebbe goduto senza quel cartellino giallo al Camp Nou. Quanto possano essere severi i suoi inserimenti, il tedesco l’ha recentemente ricordato al San Paolo. Al netto poi dell’espulsione di Pereira, anche l’ultima gara europea della Juventus allo Stadium contro il Porto dice qualcosa: al ritorno contro i lusitani Dani Alves a centrocampo è il terminale della linea di passaggio più battuta dagli uomini di Allegri, quella che parte da Bonucci, sfruttata 34 volte. La seconda linea di passaggio più frequentata, con uno solo passaggio in meno nei 90 minuti, parte dallo stesso Dani Alves e arriva a Marchisio: per 67 volte in Juventus-Porto, la palla si è dunque mossa all’interno di quel triangolo Bonucci-Dani, Alves-Marchisio.

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Se l’impostazione dovesse essere confermata da Allegri anche contro i blaugrana, va da sé quanto, in tutto quel traffico, Busquets avrebbe fatto più che comodo a Luis Enrique, indipendentemente dalla proposta di gioco dei catalani, anche e soprattutto in termini di rottura. E se l’alternativa, come spesso capita, fosse stata il lancio lungo dal piede di Bonucci, allo spagnolo si sarebbe potuta richiedere la stessa prestazione andata in scena a Berlino: difficile che chi lo sostituirà, nonostante le possibili strategie pianificate da Luis Enrique, traduca in campo lo stesso tipo di rigore territoriale.

Come che sia, con la squalifica di Busquets a Torino il Barça rischierà inevitabilmente di perdere qualcosa in termini di tenuta e filtro a centrocampo, senza peraltro trascurare a cuor leggero la densità e il raggio di circolazione della palla in mediana, dalla mediana in avanti, o sotto entrambi gli aspetti. Quanto per la Juventus questa sarà capace di essere una buona notizia lo dirà la gara dello Stadium: ma qualcosina, per far comparire sulla faccia di Nedved un sorriso meno stiracchiato e più credibile di quello di Nyon, sembra esistere. I bianconeri dovranno farselo bastare, almeno per 90 minuti.