Tre cose dopo Real Madrid-Barcellona

Il dieci più dieci che c'è; la gara (sottovalutata) dei portieri; il probabile vantaggio a lungo termine del Real Madrid.

La partita di quello là

Ogni volta che il Barcellona perde, delude, sprofonda, Leo Messi ci va di mezzo. Ci va di mezzo nella misura in cui rende tangibile un’umanità a cui siamo poco avvezzi a pensare, lo percepiamo stanco, meno esplosivo e meno pirotecnico, finanche arrugginito, come un qualcosa che abbiamo di molto caro e che temiamo possa essere inghiottito dall’usura e dal passare del tempo. Leo Messi lo abbiamo visto così appena pochi giorni fa, contro la Juventus, nel suo Camp Nou, nel giardino di casa che lo ha elevato a fenomeno calcistico senza tempo: smarrito, incerto, balbettante, con le occasioni che potevano riaprire il corso dell’eliminatoria fallite. E l’angustia, quella di una Pulce non più in linea con standard di eccellenza assoluta, ha preso in qualcuno il sopravvento, un’altra volta.

L’altro verso della questione è che, ogni volta che il Barcellona compie qualcosa di prodigioso, Leo Messi è l’uomo che se ne prende carico, una reincarnazione di un Fato calcistico che fa propendere tutto secondo i suoi piani. A una manciata di secondi dal termine di Real Madrid-Barcellona, con il risultato fermo sul 2-2, il campionato spagnolo era già deciso, con le merengues che mantenevano il vantaggio di tre punti e una partita in più da disputare. Il tiro di sinistro all’ultimo pallone dell’ultimo secondo della partita è difficile da definire: è un colpo secco, ma con una certa rotazione, è uno di quei tiri che sfuggono a una categorizzazione e che possono essere inquadrati solo all’interno di una manifestazione del Genio calcistico, una manifestazione pura e assoluta, perché da un’improvvisa esecuzione, un semplice istante duraturo quanto un battito d’ali di una farfalla, scaturisce una storia diversa, in cui si erigono statue a nuovi dominatori e si distruggono quelle dei monarchi detronizzati.

 

Del resto, la partita dell’argentino non si è limitata al momento di assoluta esaltazione, che verrà ricordato anche per l’ostentazione, silente e al tempo stesso magniloquente, della sua maglia blaugrana, lì, in mezzo al tempio dello storico rivale, ma è stato un trattato di estetica calcistica di altissimo livello, dove Messi ha ampiamente sorretto il peso offensivo di una squadra orfana di Neymar e penalizzata dalle prove insufficienti di Suárez e Alcácer. La Pulce ha prediletto gli attacchi dalla zona centrale del campo, proprio lì dove c’era Casemiro ad aspettarlo e a ingabbiarlo: il brasiliano è andato subito in difficoltà, rimediando un cartellino giallo e costringendo Zidane a richiamarlo in panchina, per evitare che il Real restasse in dieci uomini. Scenario poi verificatosi per l’espulsione di Sergio Ramos al 77′, anche questo propiziato da Messi che ha rubato il tempo allo spagnolo. Una danza ritmica di accelerazioni, giravolte e ostacoli saltati di slancio, questa è stata la partita dell’argentino, il cui primo gol è stata una sintesi delle delizie disseminate nell’arco dei novanta minuti.

 

Signori, abbiamo due portieri

Pensi a Real Madrid e Barcellona e pensi a due grandi attacchi, raramente alle difese. Ancor meno ai portieri: Navas e ter Stegen non sono certo i migliori interpreti del ruolo al mondo, ma delle loro prestazioni, anche se determinanti, non se ne sente molto parlare. Nonostante i cinque gol segnati al Bernabéu, i due portieri di Real e Barça hanno compiuto un gran numero di parate, sei Navas e addirittura dodici ter Stegen, il numero più alto per un portiere del Barcellona dal 2003/04.

Il portiere tedesco esibisce le migliori parate nel secondo tempo, e due in particolare meritano maggior attenzione, anche perché sono molto diverse tra di loro. La prima ter Stegen la effettua su Kroos, che carica il sinistro dal vertice dell’area di rigore: il tiro è di prima intenzione, sbuca in mezzo a un gran numero di giocatori, è parecchio angolato. ter Stegen è bravo perché riesce ad allungarsi prontamente, facendo valere tutta la sua altezza, in modo da coprire l’intero specchio della porta, e deviando lateralmente con la mano destra. L’altra parata è su Benzema, ed è puro istinto: Marcelo mette una ghiotta palla nel mezzo e il centravanti francese sorprende il connazionale Umtiti, rubandogli il tempo e correggendo di testa il pallone verso la porta. ter Stegen allarga la sua sagoma per occupare la maggior porzione di spazio possibile, riuscendo, con un grande riflesso, a respingere la sfera con la gamba sinistra.

Le parate dei due portieri

Keylor Navas non è da meno: un volo prodigioso impedisce a Piqué il gol sugli sviluppi di un calcio d’angolo, mentre qualche minuto dopo è lesto nel chiudere la porta a Suárez, che già pregustava la rete. Ma la parata decisiva, almeno finché non si palesa Messi, è quella su Piqué all’80’, perché un’eventuale rete del difensore porterebbe il Barça sul 3-1 e chiuderebbe la partita. Piqué si trova la palla in piena area di rigore, in posizione centrale e anche più avanti del dischetto, completamente indisturbato. Per controllare il pallone e lasciare che scorra davanti a sé, però, perde un tempo di gioco, ed è questo piccolissimo attimo che Navas sfrutta a proprio favore, schermando la porta e respingendo la conclusione a mani aperte.

Il Real Madrid perde, ma…

Ha un vantaggio enorme per poter gestire al meglio il finale di stagione, in campionato e in Champions: una possibilità di rotazioni senza eguali al mondo. Mentre il Barça effettuava una sola sostituzione, André Gomes per Alcácer, aggiustamento parecchio forzato, il Real ha inserito nel corso della gara Asensio, Kovacic e James Rodríguez, senza dimenticare che giocatori come Isco e Morata hanno fatto da spettatori per tutti i novanta minuti.

Le condizioni di Bale sono la preoccupazione più grande per Zidane: non averlo al meglio nella fase calda della stagione è un handicap non da poco. Contro il Barça, il gallese si è arreso al 39′ del primo tempo, ma Asensio, che ne ha preso il posto, ha fatto vedere di essere in grande condizione, oltre che una personalità spiccata che ha già messo in mostra nel corso della stagione: 2 tiri e 3 occasioni create nel match, dopo l’ottima partita da subentrato contro il Bayern, dove era riuscito a segnare il gol del 4-2. Mentre tutti aspettavano Isco, Zidane ha inserito James Rodríguez al posto di Benzema sul punteggio di 2-1, a otto minuti dalla fine. L’intuizione del tecnico è stata giusta, con il colombiano che ha segnato il gol del provvisorio 2-2.