Azzurrine

Il movimento calcistico femminile è in costante crescita: lo dimostra un traguardo recente, il terzo posto conquistato ai Mondiali di categoria del 2014.

Quando mi presentano Elisa e Giada mi rendo conto di essere cresciuto sul serio. 23.196 – Le calciatrici tesserate in Italia secondo un’indagine Uefa per la stagione 2016/17. L’Italia è al 17° posto del ranking A 35 anni sentirsi dare del lei da due ragazze di 17 anni è una cosa difficile da digerire. Sono a Bari con la Nazionale Under 17 di calcio femminile per un doppio confronto amichevole contro le pari età della Repubblica Ceca.  La Nazionale Under 17 è la Nazionale che nel 2014 ha conquistato uno storico terzo posto ai Mondiali di categoria, superando ai rigori il Venezuela in Costa Rica. Un risultato dal significato importantissimo per tutto il movimento calcistico femminile italiano e per il calcio giovanile azzurro in genere. Elisa Polli e Giada Greggi sono due promesse del calcio femminile italiano. Elisa è la capitana di questa Nazionale, è la classica bomber con il numero 9 sulle spalle; gioca in Serie A a Jesi, a pochi passi da Sassoferrato, paese in cui è nata. Giada è una centrocampista dai piedi buoni, gioca nella Res Roma e in Nazionale ha anche lei una bella responsabilità: portare il numero 10 sulle spalle.

Nel raduno ci si sente a casa, si respira un’aria familiare. 79% – L’incremento di calciatrici tesserate rispetto al 2011/12. Dall’anno scorso, il numero di tesserate è salito di 632 unità Le ragazze hanno appena finito di pranzare dopo una seduta di allenamento mattutina. Giada e Elisa sono timide, si vede, e Rita Guarino, il tecnico di questa Nazionale ed ex attaccante azzurra, le prende in giro: «Ragazze, ora fate le foto con il fotografo, poi vi tocca l’intervista con tante telecamere». Sorridono ma sono un po’ impacciate, non abituate a queste luci e a tutte queste attenzioni. Dopo le foto le tranquillizzo sulle telecamere, la nostra sarà una semplice chiacchierata.

Elisa e Giada sono delle normalissime ragazze di 17 anni alle prese con la vita di tutti i giorni tra scuola, allenamenti e partite. Le senti parlare e ti rendi conto di come i problemi, la vita e il futuro siano ancora qualcosa che non le tocca da vicino. Quando chiedo loro come si vedono tra qualche anno, la risposta è probabilmente la stessa che avrei dato io alla loro età: «Io adesso non ho le idee chiare, però mi piacerebbe avere una famiglia, lavorare e magari giocare all’estero, riuscendo a indossare la maglia della Nazionale maggiore partecipando ad un Mondiale», dice Giada.

12.129 – Le calciatrici tesserate con un’età inferiore ai 18 anni. Sono più della metà del numero totale

Il calcio è uno e non ci sono differenze tra il calcio maschile e il calcio femminile. In campo si va sempre in undici e la voglia di vincere è sempre la stessa. Anche i sogni e le ambizioni sono uguali, così come il modo attraverso cui ci si avvicina al mondo del calcio. C’è sempre qualcuno “colpevole” in famiglia, qualcuno che regala un pallone, qualcuno che le porta allo stadio, qualcuno che le mette davanti ad una televisione a guardare una partita di calcio. Il colpevole di Elisa è il padre. Lei ha iniziato a giocare a calcio a 6 anni: «Mio papà era il custode del campo di calcio del mio paese. Quando c’erano le partite, aspettavo la fine per poter entrare in campo e giocare». Giada invece individua il responsabile in suo fratello più grande: «Inizialmente ho fatto danza classica per tre anni, ma ho smesso perché mi sono innamorata del calcio grazie a mio fratello più grande che ci giocava».

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Proprio il rapporto con i genitori è spesso il primo ostacolo per una bimba che si innamora del calcio. A confermarlo è Giada: «Mia madre non era d’accordo, ho iniziato con la danza solo perché lei voleva che praticassi uno sport più femminile. Poi mi ha visto in campo, si è convinta e mi ha fatto iniziare a giocare a Testaccio con i ragazzi». Con i ragazzi perché le scuole calcio femminili sono poche in Italia e le ragazze sono spesso costrette a iscriversi in quelle maschili. Una ragazza che gioca a calcio non è certo una cosa comune in Italia, anche se negli ultimi anni i numeri sono in crescita. Da un’indagine effettuata dalla Uefa per la stagione 2016/17, in Italia, al 17° posto del ranking, le ragazze tesserate sono 23.196, con un incremento di 632 tesserate rispetto al 2015/16 e di ben il 79% rispetto al 2011/12; di queste, più della metà hanno un’età inferiore ai 18 anni (12.129).

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2014 – Un anno storico per l’Under 17 femminile: terzo posto sia ai Mondiali, alla prima partecipazione assoluta, sia agli Europei di categoria Seppur minimo, di questo cambiamento se ne sono accorte anche loro. Nonostante la loro carriera sia ancora agli inizi, avvertono un’aria diversa ultimamente e, a scuola come per strada, si inizia a parlare di calcio femminile anche grazie alle numerose iniziative e alle campagne di comunicazione promosse  da Figc. «Ai miei compagni di classe fa piacere che una ragazza giochi a calcio. Sono un po’ sorpresi, questo è chiaro, ma si interessano sempre delle mie partite», dice Elisa. «I miei compagni di classe mi vedono come un punto di riferimento. Andando anche bene a scuola mi ammirano e, ogni volta che torno il lunedì in classe, mi chiedono come sia andata e come faccio a conciliare le due cose. Si interessano alle mie partite e vogliono sapere quando una di queste sarà trasmessa in tv», dice Giada che, passeggiando per Roma, viene anche riconosciuta: «Oggi molte persone mi riconoscono per strada e mi dicono di avermi visto in tv o aver letto qualche intervista su internet».

10 – Quella che si disputerà dal 2 al 14 maggio prossimi in Repubblica Ceca sarà la decima edizione degli Europei di categoria Giocare un Mondiale con la Nazionale maggiore è il sogno di entrambe e per farlo sono coscienti di dover ambire a qualcosa di più grande delle loro attuali realtà. Giocare in Italia per lo scudetto, partecipare alla Champions League e magari fare anche un’esperienza all’estero sono step che entrambe vorrebbero perseguire. Giocatrici come Marta e Alex Morgan, punti di riferimento con Messi per Giada, sono giocatrici di fama mondiale (una brasiliana e l’altra statunitense) che giocano in Europa, rispettivamente nel Rosengård e nell’Olympique Lyonnais, in Svezia e Francia dove il calcio femminile è ormai consolidato.

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A Giada piacerebbe giocare in Spagna, a Elisa in Germania o in Francia, ma per entrambe il sogno di un Mondiale con la Nazionale maggiore è ricorrente. Per Elisa la maglia azzurra e la fascia di capitano sono motivo di orgoglio: «Non è per niente un peso indossare la maglia azzurra, anzi è un onore rappresentare l’Italia in giro per il mondo. La responsabilità della fascia è un riconoscimento che mi viene dato. Sono fiera di poterla indossare». Anche Giada la pensa così: «La maglia azzurra è una grande responsabilità perché rappresenti l’Italia. È bello anche perché fai esperienze all’estero e vedi il livello del calcio internazionale». Chiedo loro come andranno queste due partite amichevoli e mi rispondono in coro: «Vinciamo a mani basse», poi chiedo della fase Elite del Campionato Europeo. L’Italia è capitata in un girone di ferro con la Germania campione uscente, l’Inghilterra padrone di casa e la Polonia. «Il girone è tosto, ma ce la faremo», risponde Elisa da buona capitana.

Foto di Michele Cera.