L’importanza dei numeri

Il match analyst è la figura del presente, per affrontare al meglio gli avversari. Ne abbiamo parlato con Antonio Gagliardi, l'analista della Nazionale.

Una volta c’era l’allenatore in seconda, con il blocchetto in panchina accanto all’allenatore. Oppure l’osservatore, inviato in tribuna nelle partite dell’avversario a prendere appunti. Adesso sono migliorati gli strumenti ed è migliorata la qualità della vita di un tecnico. Tutto questo lavoro (studiare la propria squadra, segnalare i malfunzionamenti, conoscere l’avversario e i proprio automatismi) è di un uomo solo. Il match analyst è un prodotto del calcio che sfrutta per intero le possibilità della tecnologia: guarda partite, tira fuori numeri e tattiche, seziona il campo e restituisce report incontestabili. La parola d’ordine è “oggettivo”: il match analyst racconta una partita esattamente per come avviene. La Nazionale ne ha uno per sé, che è Antonio Gagliardi. E ne ha altri quattro per le altre Nazionali (Under 21, 19 e 17 maschile per il maschile, Nazionale A, Under 19 e 17 per il femminile) messi in un’area specifica di cui lo stesso Gagliardi è responsabile, aiutato da Filippo Lorenzon: sono allenatori anche loro (per regolamento e vocazione), che hanno il compito di «fare un’analisi oggettiva di quello che succede in campo, aiutati dalla tecnologia».

Gagliardi è un grande appassionato di tattica, ha cominciato da collaboratore occasionale delle prime aziende che si sono occupate di analisi e ha messo in parallelo il suo percorso di crescita con quello della figura del match analyst. A ogni innovazione, si è fatto trovare pronto. Forniscono grafici, numeri, momenti della partita, mostrano quello che ha funzionato e quello che no. Hanno un’anima da nerd, sono una figura che prende piede. Che presto sarà indispensabile, ma ora lo è già. La Figc lo ha capito da subito, Gagliardi è al vertice di un movimento nuovo: «La nostra analisi è sulle partite degli avversari che andremo a incontrare e sulle nostre giocate. Aiuta la crescita del movimento? Sì, perché se guardiamo l’avversario pensando a come raggiungere il risultato, guardiamo le nostre partite pensando a come poter migliorare. Lavoriamo, quindi, sulla crescita collettiva e individuale. Con i dati». Sono il contrario dell’irrazionalità del pallone? «Il gol rimane casuale. Noi lavoriamo per crearne i presupposti».