Lacazette al varco

A fine stagione lascerà Lione per il salto di qualità: un attaccante che fa della modernità del ruolo, abbinata al grande talento, il suo tratto distintivo.

Il calcio di Alexandre Lacazette è un gioco nuovo. Nuovo nel senso di moderno, che conferma l’esistenza di una via contemporanea, descrive e definisce l’interpretazione della prima punta secondo il football di oggi. La stella del Lione è un prodotto perfetto della sua era, è un centravanti costruito mentre la figura del centravanti stava cambiando. È un’evoluzione teorica e teorizzata, del calciatore e del suo ruolo, che si concretizza nella realtà. Che si rivela possibile, funzionale. E insieme bellissima.

Un’esplicazione oggettiva di queste suggestioni si trova negli highlights personali di Olympique Lione-Roma, una partita letteralmente dominata da Lacazette. La sua superiorità – tecnica, fisica, tattica, emotiva – è tutta nella giocata che si vede al minuto 1.17 del montaggio: Lacazette è nel cerchio di centrocampo, spalle alla porta, chiuso da due avversari; per evitare che i suoi marcatori intervengano e gli tolgano il possesso, sposta la palla col tacco e nel frattempo ha già orientato il suo corpo verso l’area giallorossa, con una sorta di giravolta utile per proteggere il pallone e aprire uno spazio di gioco; potrebbe servire due compagni, ha le linee di passaggio libere, invece parte in progressione, supera di slancio Manōlas, chiede e ottiene l’uno-due con Tolisso; dopo lo scambio apre di prima, con il piatto sinistro, sulla fascia sinistra. Il pallone viene ricevuto da Valbuena, dietro c’è Morel in sovrapposizione: il centrocampo della Roma è completamente saltato, Lacazette ha creato dal nulla una situazione di superiorità numerica, poi l’ha consolidata. Nella stessa partita ha segnato un gol meraviglioso, da fuori area, e ha servito l’assist per la rete di Tolisso dopo una serie di passaggi veloci. Il calcio di Lacazette è tutto questo, tutto insieme. È un gioco nuovo, nel senso di moderno, proprio perché si divide continuamente tra la costruzione della manovra e un contributo determinante nel momento in cui occorre finalizzarla. Il confine che separa questi due parti è talmente sfumato che sembra quasi inesistente.

Lacazette in OL-Roma: lezione di centravanti associativo

La costruzione di Lacazette è un lavoro composito che si allunga nel passato ed è tuttora in corso. Raccontare i vari step di questa evoluzione vuol dire spiegare perché il suo repertorio, oggi, sia così vario, e vasto, e completo. Quando inizia ad affacciarsi nel calcio dei grandi – siamo nel 2010 -, il 17enne Lacazette è un esterno offensivo, gioca prevalentemente a destra e porta i capelli raggruppati in treccine spesse e nere. In una delle sue prime interviste, rilasciata a Foot Mercato, si presenta come «un calciatore veloce, tecnico, che però sta migliorando anche in zona gol. Uno che somiglia a Briand, a Loic Remy. Oppure a Silvayn Wiltord, per il ruolo che interpretava in campo».

Le immagini che raccontano la prima parte della sua carriera confermano questa definizione tattica, ma mostrano anche la qualità più immediatamente riconoscibile di Lacazette: la facilità di calcio, la capacità di concludere in maniera perfetta verso la porta dalla lunga o dalla corta distanza. L’esempio è in un video-skills datato 2010, che si apre con il primo gol da professionista e con una rete realizzata con l’OL II, la squadra riserve. La prima marcatura, contro il Sochaux, arriva grazie a una conclusione dall’interno dell’area di rigore: dopo un primo tentativo respinto dal portiere, Lacazette dribbla l’avversario spostando la palla con il piede sinistro e poi scarica un tiro violentissimo di destro, che va dal basso verso l’alto e supera l’estremo difensore nonostante non sia angolatissimo. La seconda realizzazione è invece un capolavoro balistico disegnato da una posizione difficile, estremamente laterale: Lacazette batte un corner, si ritrova a gestire il pallone sulla ribattuta, avanza qualche metro sul lato corto dell’area e poi trova una splendida parabola a giro che termina la sua corsa nell’angolo alto opposto. Il tiro ha una traiettoria arcuata, eppure è estremamente potente. Anche questo gol è realizzato al Sochaux, solo che questa volta si tratta della squadra riserve.

Preparazione e conclusione, in due tocchi

Accanto alla qualità del tiro, Lacazette mostra fin dagli esordi di possedere una grande capacità di lettura del gioco, degli spazi, delle occasioni che nascono o possono nascere intorno a lui. Un istinto da attaccante, quasi selvatico, che si manifesta lungo tutto il percorso con le selezioni giovanili francesi: Lacazette è il matchwinner della finale europea Under 19 del 2010 – vinta per 2-1 contro la Spagna – ed è il capocannoniere (insieme al brasiliano Henrique e allo spagnolo Álvaro Vázquez) del Mondiale Under 20 giocato in Colombia nel 2011. Segna 8 gol totali, si trovano tutti su Youtube: quello che vale il titolo continentale contro la Rojita arriva di testa, su cross di Kakuta, dopo un perfetto inserimento di supporto all’azione personale del compagno. Uno dei due realizzati contro la Nigeria, in una delle partite più divertenti della kermesse iridata, nasce da un perfetto movimento alle spalle della difesa e da un preciso tocco in profondità di Grenier, cresciuto come lui nell’Academy. Un’altra stellina di quella giovane Francia, giusto pochi giorni fa, ha spiegato a L’Équipe che sarebbe «molto felice di giocare di nuovo con Lacazette». Quella stellina, oggi, è il sesto calciatore più caro del mondo secondo gli algoritmi di Transfermarkt. Si chiama Antoine Griezmann.

La traiettoria che porta Lacazette ad essere l’attaccante che conosciamo oggi è praticamente inevitabile, alla luce delle premesse solide di talento che abbiamo appena descritto. È possibile ricostruire l’intero percorso grazie a internet, c’è una vera e propria library di contenuti dedicati che individua tutti i checkpoint intermedi. Nel dicembre del 2012, Lacazette ha tagliato le treccine e dichiaraL’Équipe che le 10 reti in stagione sono «un obiettivo realistico». A marzo del 2013 rilascia un’intervista a Eurosport in cui spiega che il suo apprendistato come esterno gli servirà per «migliorare la conoscenza del gioco, per apprendere quelle nozioni fondamentali che servono a interpretare il ruolo di centravanti ad alti livelli». Nel frattempo, ha rasato i capelli e si è fatto crescere la barba, definendo l’immagine che ha ancora oggi. Nell’estate del 2013 Alexandre incontra Thierry Henry a New York ed esce «scosso» da questo colloquio, perché ha capito che «i grandi campioni tentano sempre di migliorarsi». Poche settimane dopo, uno scouting report di Outsideoftheboot lo definisce «a fox in the box, un calciatore completo, bravissimo nella fase di finalizzazione». A gennaio del 2015, So Foot lo paragona ai grandi attaccanti della storia del Lione – Carlos Bianchi, Alain Caveglia, Sonny Anderson -,  tre mesi dopo è il miglior marcatore di sempre del club in un singolo campionato. Chiude la stagione 2014/2015 con 31 gol totali, 27 in Ligue 1 e il titolo di capocannoniere. Contro il Nizza, nell’ultima partita di questa stagione, ha segnato il 100esimo gol in campionato della sua avventura nel Lione ritoccando il suo carrer high (28 reti in Ligue 1, 37 stagionali in tutte le competizioni). La giocata che ha chiuso il cerchio della cifra perfetta e rotonda, ovvero il pallonetto che vedete sotto, è un’epifania tecnica: la lettura dello spazio, il controllo orientato, la velocità d’esecuzione e la sensibilità di tocco descrivono perfettamente e compiutamente Alexandre Lacazette per quello che è riuscito a diventare. Uno degli attaccanti più prolifici ed esteticamente appaganti d’Europa.

Da queste inquadrature sembra non guardare verso la porta fino a che la palla non ha già varcato la linea.

Remi Garde è stato l’allenatore dell’OL tra il 2011 e il 2014, praticamente l’intero arco temporale necessario a Lacazette per una prima maturazione e per perfezionare il suo adattamento al ruolo di prima punta. Grazie al lavoro del tecnico di L’Arbresle, piccolo centro montano a 30 km da Lione, nasceva il centravanti Lacazette mentre il calciatore Lacazette incrementava la sua qualità assoluta e modificava le sue skills specifiche. Il trend delle statistiche avanzate è una perfetta rappresentazione di questo cambiamento di approccio al gioco: il numero dei dribbling ogni 90′ è sceso dai 2,4 dell’annata 2013/2014 agli 1,6 di oggi; di converso, sono aumentati i tiri tentati (da 2,3 a 3.5) e i passaggi chiave per match (da 1,1 a 1,8). In una recente intervista al Guardian, Garde ha dichiarato che il modo in cui Lacazette «sostiene e guida la squadra è assolutamente incredibile». L’allenatore che ha ereditato la panchina di Garde, Bruno Génésio, parlava così un anno fa a L’Équipe: «Lacazette non è solo un grande realizzatore, ma riesce a offrire un contributo importante ai compagni in tutte le situazioni della partita, anche quando c’è da recuperare il pallone». Il gol, il lavoro per la squadra, la regia in attacco e la qualità assoluta di un ampio menu di soluzioni offensive. Alexandre Lacazette è una manifestazione perfetta della prima punta modernamente intesa: efficace, completa, associativa.

Il paradosso narrativo di Lacazette riguarda l’assoluta anti-contemporaneità del suo profilo di mercato. Compirà 26 anni dopodomani, ha una una star quality riconosciuta ai massimi livelli, eppure si allena e gioca le sue partite casalinghe a 15 km da Mernoz, il quartiere dell’ottavo arrondissement di Lione in cui è cresciuto e si è avvicinato al gioco. La fedeltà all’Olympique sembra però destinata a finire. Pochi giorni fa, Lacazette ha infatti pronunciato parole abbastanza eloquenti sul suo futuro in un’intervista a L’Équipe: «Credo sia arrivato il momento giusto per lasciare Lione. Voglio la pressione, voglio mettermi alla prova. In questo contesto, sono cosciente del fatto che giocherei sempre e comunque, anche se durante la settimana dovessi fare schifo in allenamento. Ecco, io voglio dare una risposta a me stesso, in questo senso. E a chi mi chiede come reagirei in un’altra situazione. Voglio andare a prendermi la consacrazione internazionale di cui non sono ancora in possesso».

Questa patente di top player potrebbe arrivare con un trasferimento suggestivo, di cui si parla da giorni. Di cui si è accennato anche in questo pezzo, citando Griezmann: Lacazette all’Atlético Madrid. Tutto dipenderà dalla decisione del Tas sul ricorso presentato dai Colchoneros, che in questo momento non potrebbero tesserare calciatori nella prossima finestra di mercato. Anche il presidente dell’OL Aulas ha candidamente spiegato che tutto dipende da questa vicenda giudiziaria: «Alexandre ha già un accordo di massima con l’Atlético, ma la sanzione inflitta al club spagnolo non ci permette di definire l’affare».

I 37 gol segnati da Lacazette nella stagione appena terminata

L’eventuale passaggio di Lacazette alla corte di Simeone creerebbe un cortocircuito tecnico e narrativo di grandissimo interesse, di assoluto hype. In caso di permanenza di Griezmann, permetterebbe al tecnico argentino di allestire una delle coppie d’attacco più imprevedibili dell’intero panorama mondiale, un mix potenzialmente perfetto per lo schieramento a due punte solitamente adottato dall’Atlético. I due calciatori hanno misure fisiche (sono alti 1,75 m e hanno un peso forma di poco superiore ai 70 kg) e profili tecnici similari, sono entrambi attaccanti aggregativi, lavorano con e per la squadra prima di andare a caccia del gol. Eppure, potrebbero convivere: Griezmann ama lavorare a tutto campo, spostarsi da una fascia all’altra secondo un’interpretazione estremamente dinamica del ruolo di punta; Lacazette, invece, concretizza i concetti del centravanti associativo in una porzione di campo meno ampia, più vicina dell’area di rigore. La differenza si legge nelle statistiche avanzate e posizionali: Griezmann effettua circa 35 passaggi per partita, Lacazette si ferma a 28; di converso, però, l’attaccante del Lione conclude di più e meglio verso la porta avversaria (2.3 tiri a partita contro 2 con una shot accuracy del 65% mentre Griezmann si ferma al 59%).

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Da Wyscout, le heatmap di Lacazette e Griezmann a confronto. In alto, tutti gli eventi di gioco (a sinistra Lacazette, a destra Griezmann); in basso, i passaggi effettuati (stessa disposizione orizzontale)

L’operazione Lacazette sarebbe perfetta per l’Atlético Madrid anche in caso di partenza di Griezmann. Il percorso di formazione del 26enne centravanti del Lione, le sue referenze sotto porta e la prossimità tecnica con Le petit diable rappresenterebbero una garanzia importante per il progetto tattico di Simeone, che potrebbe tranquillamente continuare a sviluppare il suo calcio di intensità e transizioni intorno a un attaccante dal profilo associativo. E dalle qualità riconosciute, come atleta e come eventuale soldato del Cholismo. Una delle chiavi della autonarrazione di Lacazette è comune alla retorica di Simeone: la voglia di migliorarsi, continuamente e per tutti gli aspetti del suo calcio. In un’intervista del 2012 in cui racconta di aver passato le vacanze in Guadalupa, terra d’origine della sua famiglia, Alexandre dice: «Non ho obiettivi specifici per la mia crescita come calciatore. Io voglio il meglio per ogni parte del mio gioco». Lacazette non aveva incontrato Henry; non si era trasformato in un attaccante formidabile; non aveva dichiarato a L’Équipe di «volere la pressione». Eppure era già mentalmente pronto a essere il nuovo Lacazette. Nuovo nel senso di moderno, ma in questo caso vuol dire anche maturo. Il tempo di rendersene conto, il tempo che ce ne rendessimo conto. Ora forse è arrivato il tempo di dimostrarlo, anche lontano da casa.