Le occasioni dell’Atlético

Con il mercato bloccato fino a gennaio 2018, abbiamo fatto scouting tra i migliori giovani che tornano a disposizione di Simeone.

Diego Pablo Simeone aveva le idee chiare per rinforzare ancora un volta l’Atlético Madrid. Un attaccante in grado di guardare negli occhi Griezmann, un’altra punta sulla falsariga di quel Diego Costa mai dimenticato, un’ala in grado di permettere a Saúl di spostarsi centralmente e almeno due jolly in grado di disimpegnarsi tra centrocampo e difesa. La decisione del Tas di bloccare il mercato dei colchoneros nella sessione estiva ha congelato tutto, perché il club può tesserare nuovi acquisti solamente a partire da gennaio 2018: l’Atlético, a questo punto, potrebbe pescare tra i giocatori di proprietà mandati in prestito nell’ultima stagione.

Si riparte dai giocatori di lungo corso come Juanfran, Godín, Koke, Gabi e Filipe Luis. Poi ci sono quelli che studiano da “senatori” come Oblak, Giménez, Savic, Lucas Hernandez, Partey, Saúl, Correa e Ferreira Carrasco. Tutti mediamente giovani, con il picco dei 26 anni di Savic, tutti con alle spalle almeno già due-tre stagioni agli ordini di Simeone. A loro potrebbe aggiungersi un nucleo di giocatori rientranti dai rispettivi prestiti, come Manquillo, Kranevitter, Diogo Jota e Vietto: potrebbero aiutare il roster di Simeone ad acquisire quella profondità necessaria per competere sino all’ultimo nelle tre competizioni. Al tempo stesso, la società dovrà trovare una destinazione coerente per la crescita di alcuni talenti come Amath, Mensah, Werner e Santos Borré. Non tutti maturano con la stessa rapidità di un Griezmann qualsiasi, ma è pur vero che dalle parti di Madrid ricordano la trafila di Diego Costa che, prima di esplodere con la maglia dei colchoneros, ha vissuto 4 prestiti differenti tra Celta, Albacete, Real Valladolid e Rayo Vallecano tra il 2008 e il 2012. La lista dei giocatori da cui ripartire, nell’immediato e nel medio termine, è ricca da consentire a Simeone di guardare al futuro con fiducia.

Atletico Madrid Training and Press Conference

Diogo Jota (attaccante, 1996)
2016/17: Porto, 38 presenze, 9 gol, 7 assist, 2056 minuti giocati

Prelevato la scorsa estate per 7,5 milioni di euro dal Paços Ferreira, Diogo Jota ci ha messo poco a fare innamorare Simeone. I suoi numeri hanno convinto fin da subito il tecnico argentino a blindare quest’ala sinistra dai mezzi tecnici impressionanti. Il necessario anno in prestito al Porto non ha fatto altro che rafforzare questa convinzione: Diogo Jota è pronto per l’Atlético Madrid. Non lo dimostrano solo i numeri, ma la sua evoluzione tattica durante l’anno. Da esterno sinistro offensivo, ruolo naturale per Jota, si è trasformato in un’elegante seconda punta. Puntuale in zona gol, letale quando si apre il campo. Ambidestro, ricorda, con tutte le cautele del caso, Antoine Griezmann. Anche il francese nasce come ala sinistra nella Real Sociedad, salvo trasformarsi nel corso degli anni in una seconda punta agile e imprendibile per le retroguardie di tutta Europa. La prossima annata, con buona probabilità, Jota sarà il vice Carrasco.

Bum

Matias Kranevitter (centrocampista, 1993)
2016/17: Siviglia, 32 presenze, 2 assist, 1970 minuti giocati

Il pupillo di Simeone arriva da una stagione dolceamara in quel di Siviglia. Espressamente voluto da Sampaoli, l’ex River non è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista in terra andalusa. La decisione di puntare forte su N’Zonzi e una mediana di puri palleggiatori ha penalizzato il “volante” argentino, alla ricerca di una sua dimensione. Non solo erede designato di Mascherano, ma anche qualcosa di diverso. Il suo inserimento in Spagna non è stato dei più semplici. In un calcio estremamente tecnico come la Liga, serve un ulteriore salto di qualità nella velocità e qualità di passaggio. Simeone, saggiamente, l’ha spedito un anno lontano dall’Atlético proprio per questo motivo. Raffinare la sua tecnica, per poi avere un guerriero a disposizione in grado di interpretare alla perfezione le due fasi richieste nel dogmatico 4-4-2 cholista. La sua capacità di coprire gli spazi in mezzo al campo, alle spalle dei difensori e anche lateralmente non è in discussione. Per farne il clone di Gabi però, ci vuole ancora un po’ di apprendistato dal maestro. La partenza di Tiago, in questo senso, lo agevola: certamente rimarrà all’Atlético.

Aggressività

Luciano Vietto (attaccante, 1993)
2016/17: Siviglia, 31 presenze, 10 reti, 5 assist, 1810 minuti giocati

27 ottobre 2011. All’Estadio Presidente Juan Domingo Perón, tra Racing de Avellaneda e Lanús si è fermi sull’1-1. Sulla panchina del Racing siede Diego Pablo Simeone. A cinque minuti dalla fine, in preda alla disperazione, il Cholo decide di giocarsi la carta della disperazione: Luciano Vietto, 17 anni. Simeone nel lanciarlo nella mischia non ha dubbi: nel giro di una decina di anni, il ragazzo sarà il titolare dell’Albiceleste. Qualcosa, però, si è inceppato, dopo il debutto folgorante nella Liga con 20 reti a Villarreal. Le tre marcature con l’Atlético del 2015/16 spingono Simeone a fargli cambiare aria. Anche lui, come Kranevitter, finisce a Siviglia, con un maestro di calcio offensivo come Sampaoli. All’inizio luccicante fa da contraltare un finale malinconico tra panchina e mancate convocazioni. Ora il ritorno a Madrid tra mille incognite, con una sola certezza: Simeone è l’unico uomo in grado di far tornare a splendere il talento di Lucky Luciano. Il Mondiale di Russia 2018 non aspetta nessuno.

Posizionamento + velocità + freddezza

Bernard Mensah (centrocampista, 1994)
2016/17: Vitória Guimarães, 21 presenze, 1 assist, 1141 minuti giocati

Il gemello di Thomas Partey, con un pizzico di qualità in più tra i piedi e maggior duttilità dalla trequarti in su. Di un anno più giovane di Partey, Mensah nasce come trequartista, ma sa anche mettersi in mezzo al campo a dirigere il traffico. Gestito da Jorge Mendes, in passato è stato proposto anche al Manchester United, oltre che al Monaco e al Siviglia. Un aspetto da non sottovalutare: se saprà indietreggiare di qualche metro il suo raggio d’azione, può avere un’evoluzione di carriera simile a quella di Augusto Fernández, nato come esterno di fascia e abilmente riconvertito a mediano da Berizzo al Celta. L’anno scorso durante la preparazione con il Profe Ortega nei primissimi giorni ha faticato a reggere i carichi di lavoro, ma ha poi destato una grandissima impressione in Simeone e nel suo staff. Probabilmente l’anno prossimo sarà quello della verità.

Mensah è quello che aspetta, aspetta, e poi sradica il pallone dall’avversario e riparte

Amath Ndiaye Diedhiou (attaccante, 1996)
2016/17: Tenerife, 37 presenze, 14 gol, 4 assist, 2832 minuti giocati

L’autentica sorpresa della stagione in Segunda División. Reti a grappoli, ma soprattutto un atteggiamento da leader in campo che ha fatto drizzare le antenne a Simeone e Burgos. Arrivato in Spagna dal Senegal nel 2009, cresce calcisticamente nel Real Valladolid e approda all’Atlético nell’estate del 2014. Il suo impatto con la realtà biancorossa è tra i più felici. Le tre reti nella Uefa Youth League del 2015, con gol decisivo negli ottavi contro l’Arsenal, gli regalano il primo assaggio di fama. Le sue caratteristiche fin da subito sono sotto gli occhi di tutti. Grandissima velocità, olfatto del gol molto sviluppato, ma soprattutto una grande grinta. Musica per le orecchie di Simeone, ancora orfano dalla cessione di Diego Costa di un giocatore con queste caratteristiche.

Qui ruba palla al difensore e rompe la rete

Santos Borré (attaccante, 1995)
2016/17: Villarreal, 30 presenze, 4 gol, 2 assist, 1109 minuti giocati

Per l’ex Deportivo Cali, il giudizio rimane in sospeso. Troppo forte la concorrenza al Villarreal tra Bakambu, Sansone, Soldado, Pato fino a gennaio e poi Adrián López fino a maggio per avere la continuità tanto auspicata al momento del prestito. Per La Máquina nulla di nuovo. La sua giovane carriera è stata sempre così: partire come rincalzo, salvo poi far ricredere tutti. È stato così con la Colombia Under 20 al Sudamericano dello scorso anno, è stato così anche nel Deportivo Cali. Quest’anno la storia è un po’ cambiata: appena 12 le presenze da titolare in tutte le competizioni, con una media di un gol ogni 277 minuti. Il punto più alto della stagione di Borré è stato sicuramente il destro sotto la traversa all’Olimpico di Roma contro i giallorossi in Europa League. Una vittoria inutile per il Submarino Amarillo, ma estremamente rinfrancante per il colombiano. Il centravanti di Baranquilla ha dimostrato di saperci stare può questi livelli: ora è cruciale concordare con l’Atlético il percorso giusto per la sua maturazione. Cederlo in prestito al Girona o al Levante potrebbe essere la strada maestra per accelerare la sua crescita calcistica.

Qui Borré passa attraverso i muri

Javier Manquillo (difensore, 1994)
2016/17: Sunderland, 22 presenze, 1 gol, 1607 minuti giocati

Un vero cuore colchonero: da ragazzo rinuncia a proseguire l’avventura al Real Madrid, perché non assicurano la permanenza di suo fratello Victor in squadra. Quarantotto ore dopo l’addio, i due Manquillo si accasano all’Atlético. Cresciuto con le stigmate del predestinato, con tutta la trafila delle nazionali giovanili spagnole regolarmente a curriculum, Javier non ha mai scaldato troppo il cuore di Simeone. Le sue ultime tre stagioni in prestito raccontano di un terzino più portato ad attaccare che a difendere. Non propriamente un plus, considerando la feroce applicazione in difesa richiesta dal Cholo ai vari Juanfran e Vrsaljko. Con il Sunderland, retrocesso già ad aprile, non è stato in grado di confermare le buone sensazioni della stagione precedente al Marsiglia e ha confermato i dubbi sulla sua affidabilità del periodo al Liverpool. Bonus a suo favore? Nelle ultime gare della stagione, ha giocato con risultati più che discreti come laterale difensivo sinistro. Per una squadra sempre alla ricerca dell’erede di Filipe Luis, una traccia da approfondire.

Manquillo che corre veloce

Axel Werner (portiere, 1996) 

2016/17: Boca Juniors, 2 presenze, 3 gol subiti, 180 minuti giocati

La situazione dell’Atlético Madrid in porta è abbastanza fluida e delineata da tempo. Jan Oblak, contratto in scadenza nel 2021, per il secondo anno di fila ha conquistato il Trofeo Zamora, premio di Marca al portiere meno battuto di tutto il campionato con almeno 28 match all’attivo. Con gli Xeneizes, Werner non ha colpito come ai tempi dell’Atlético Rafaela, quando si era messo in mostra per l’eccellente posizionamento tra i pali e la grandissima reattività nelle uscite alte e basse. Il salto in una grande del campionato argentino è stato a dir poco complicato. Grosso peccato. Il ragazzo è un prospetto molto interessante e da più parti in Argentina viene considerato una delle grandi speranze nel ruolo.

Werner ha giocato solo due partite, e la prima era contro il River
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