Le partite potrebbero durare 60 minuti

«Una rivoluzione silenziosa, destinata a migliorare ulteriormente il gioco del calcio»: così David Elleray, direttore tecnico dell’Ifab, ha presentato a The Times il documento “Play Fair!”, una serie di proposte che verranno discusse nel prossimo marzo dal board che si occupa del rinnovamento delle regole del calcio. Tra queste, la più radicale, e quella che potrebbe davvero cambiare l’orizzonte del calcio, è quella di ridurre la durata delle partite, da 90 minuti a 60 (divisi in due tempi da 30 minuti ciascuno). Sarebbero, però, 60 minuti di tempo di gioco effettivo: ad azione ferma, l’arbitro interromperebbe il cronometro. In questo modo, l’Ifab spera di ridurre le perdite di tempo all’interno di un match e di velocizzare il gioco. «Molte persone sono stanche delle partite da 90 minuti in cui il tempo effettivo di gioco è inferiore ai 60», recita a tal proposito il documento dell’Ifab. Con un cambiamento del genere, sarebbe eliminata la concessione dei minuti di recupero.

Nel documento figurano altre proposte: assegnare il gol, anziché il rigore, quando un difensore impedisce che il pallone entri in porta colpendo volontariamente il pallone con la mano o con il braccio; permettere a chi batte un calcio da fermo, che sia una punizione o un corner, di poter toccare il pallone più volte, e di conseguenza di poterlo condurre in avanti autonomamente; convalidare le punizioni battute con il pallone in movimento; assegnare il calcio di rigore, e non più la punizione a due in area, in caso di retropassaggi volontari raccolti con le mani dal portiere. Inoltre, si porterà avanti la cosiddetta formula “Abba” dei calci di rigore, sperimentata ai Mondiali Under 20: non più la tradizionale alternanza secca, ma la successione adottata, per esempio, nei tie-break tennistici (dopo il primo rigore, ogni squadra ne batte due di fila).