I progetti cinesi nel calcio italiano

Investimenti recenti, ma importanti: dal Milan all'Inter fino al nuovo Parma, quali strategie dietro le proprietà arrivate dall'Oriente.

San Siro, sabato 15 aprile 2017, alle 12:30 viene fischiato l’inizio del derby fra Milan e Inter a San Siro, una partita storica che sancisce il passaggio dall’era italiana a quella cinese con la Suning Commerce Group di Zhang Jindong e il veicolo Rossoneri Sports Investement Lux dell’uomo d’affari Yonghong Li. Il mese precedente la Lega di Serie A aveva annunciato che il derby si sarebbe giocato non più alle consuete 20:45, bensì alle 12:30, in un orario più comodo al pubblico cinese (18:30). Quel 15 aprile sono state poste le basi per aprirsi, dal punto di vista televisivo, verso il mercato calcistico più redditizio in questo momento storico, ma la Cina continua ad essere estremamente lontana dall’Italia. Il prodotto Serie A, che negli anni ’90 e a inizio 2000 spopolava fra le emittenti cinesi, è caduto quasi nel dimenticatoio: secondo quanto riportato dai dettagliati report di Yutang Sports, la Serie A gode appena di 390 ore di diretta a stagione, contro le 1500 di Bundesliga e Liga Spagnola e le oltre 3.000 della Premier League. Questa voragine, creatasi in quest’ultimo decennio, ha un riscontro estremamente negativo anche nelle entrate: il campionato inglese dal 2018 guadagnerà dai diritti tv cinesi la bellezza di 660 milioni di euro per due stagioni, mentre l’Italia è ferma ad appena 10 milioni a stagione.

FBL-ITA-SERIEA-INTER-ACMILAN-DERBY

Il baricentro calcistico si sta spostando chiaramente verso est da tre anni a questa parte, ma le istituzioni italiane del calcio sono state estremamente lente nel percepire i cambiamenti in atto, tanto che solo nel novembre del 2016, con anni di ritardo rispetto alle altre federazioni, è giunta la firma sul Memorandum of Understanding fra la Figc e la Chinese Football Association, per la cooperazione calcistica fra Italia e Cina, al quale però, non è mai seguito un follow up. Ancora più sconcertante è il rapporto che ha l’Italia con la One Belt One Road promossa dal presidente Xi Jinping, la Nuova Via della Seta, simbolo della nuova globalizzazione, un grande progetto economico che punta a integrare l’Asia e l’Europa costruendo sei corridoi di trasporto via terra e via mare, attraverso i quali circoleranno merci, tecnologie, cultura. Quella che sembra profilarsi come una grande occasione per il nostro Paese potrebbe tramutarsi in un’occasione persa. L’Italia ha una posizione centrale nel Mediterraneo e rappresenta uno snodo cruciale per la via marittima della One Belt One Road, con il porto di Venezia indicato come terminale ideale, ma per ora nessun progetto è stato attuato, con la presenza cinese sul Mediterraneo che si è ben consolidata sul Porto di Pireo in Grecia, acquistato dalla Cosco.

Nonostante l’immobilismo italiano, il Bel Paese è costante meta degli investimenti cinesi ed occupa il terzo posto in Europa fra il 2000 e il 2016, con ben 12,8 miliardi di euro investiti da società della Repubblica Popolare Cinese, dietro solo a Gran Bretagna e Germania. Le acquisizioni riguardano anche squadre di calcio, a partire dalla poco felice esperienza al Pavia della Shanghai Ping Investment, alle recenti acquisizioni delle due compagini di Milano e del Parma Calcio.

Le connessioni di Suning

Su quella che una volta era conosciuta come La Pinetina ora sventolano bandiere e nomi di un altro paese. Il Suning Training Center può essere inteso come un’anticipazione del futuro, nel quale il marchio nerazzurro verrà prima associato a Suning piuttosto che all’Inter e sarà proprio uno dei più famosi club di calcio a rendere globale il suo padrone. Il gruppo Suning Commerce Group del presidente Zhang Jindong è un colosso con un giro d’affari da oltre quaranta miliardi di dollari che investe in molteplici settori: retail, servizi finanziari, real estate, sport, broadcasting, e-commerce e infine telefonia mobile. Il core business è quello relativo alla vendita di elettrodomestici ad ampio consumo con oltre 1600 punti vendita fra Cina, Hong Kong e Giappone.

Fino all’aprile 2016, quando la delegazione Suning giunse in visita a Milano (con l’intenzione iniziale di rilevare il 20% dell’Inter), nessuno in Italia aveva mai sentito parlare del colosso di Nanchino e nel giro di pochi giorni era sulla bocca di tutti. Il calcio e l’acquisizione dell’Inter sono stati gli strumenti di soft power per potersi insidiare in un territorio e iniziare l’espansione delle proprie guanxi (termine cinese che indica il network di relazioni), con l’intento di sviluppare le attività del gruppo Suning al di fuori dei confini cinesi ed asiatici. Grazie al settore calcistico, la holding di Nanchino non è giunta solamente in Italia, ma è anche in Spagna, Inghilterra e Germania, dato che, grazie al broadcaster online Suning Pptv, sono stati acquistati i diritti televisivi dei campionati calcistici dei tre Paesi citati, oltre ad aver instaurato partnership commerciali con Liverpool e Barcellona.

MILAN, ITALY - SEPTEMBER 18: Vice President of FC Internazionale Javier Zanetti, Chairman of Suning holdings group Zhang Jindong, FC Internazionale President Erick Thohir, CEO Michael Bolingbroke and FC Internazionale board member Steven Zhang and attend the Serie A match between FC Internazionale and Juventus FC at Stadio Giuseppe Meazza on September 18, 2016 in Milan, Italy. (Photo by Pier Marco Tacca - Inter/Inter via Getty Images)
Javier Zanetti, Zhang Jindong, Erick Thohir, Michael Bolingbroke e Steven Zhang (Pier Marco Tacca – Inter/Inter via Getty Images)

«Trovo questa organizzazione molto interessante dato che lavorano nel settore del retail», ha dichiarato il prof. Simon Chadwick dell’università di Salford, ex consulente della Chinese Football Association. «Suning investe nel calcio per un supporto da parte dello Stato, è sempre nel’’interesse delle compagnie cinesi investire nel settore sportivo per avere un appoggio dall’alto. Suning vende smartphone, laptop, tv…  investire nel calcio significa creare una integrate corporation, con questo non si vendono solo gli  hardware che permettono al pubblico di visualizzare i contenuti, bensì significa generare calcio ed essere parte dell’hardware. Questa è una diversificazione del business, la creazione di un conglomerato e il controllo sulla genesi dell’informazione».

Con Suning si sono amplificate le questioni per quanto concerne le multiproprietà nel calcio, in particolar modo in relazione al Fair Play Finanziario, dato che il gruppo di Nanchino nel novembre del 2015 ha rilevato lo Jiangsu Sainty allestendo un calciomercato multimilionario che ha visto approdare in Cina i brasiliani Ramires e Alex Teixeira, grazie all’intermediazione del super agente Kia Joorabchian, consulente di mercato di Suning. La rete dei club di Suning potrebbe espandersi ulteriormente verso Belgio e Portogallo, con le acquisizioni di Mouscron e Gil Vicente, in manovre che porterebbero vantaggio maggiormente al club di Nanchino, dato che sia nel paese lusitano che in Belgio non vi è limite al numero di extracomunitari tesserabili ed è dunque facile prevedere un arrivo in massa di giovani calciatori cinesi nelle academy dei club, sullo stesso modello del club belga Kas Eupen, di proprietà della qatariota Aspire Fund Zone.

La Desports fra Parma, Spagna, Csl e Nba

Nanchino è anche sede della Desports di Jiang Lizhang, nuovo proprietario del Parma Calcio. La Desports è una società con base nello Jiangsu e opera nel settore dello sport marketing, divenuta famosa dopo aver aiutato il Comitato Olimpico internazionale nella ricerca di sponsor, l’Atp e la Wta durante i Masters di tennis 1000, ma anche per l’accordo siglato tra l’azienda di bibite energetiche Energy King e Luis Suárez del Barcellona. Con la Desport, Jiang Lizhang, oltre al Parma Calcio, è azionista di minoranza dei Minnesota Timberwolves in Nba, mentre nel calcio è già proprietario di maggioranza di due club, il Granada e il Chongqing Lifan nella Chinese Super League. La Desports vanta anche un’alleanza con Suning per quanto concerne il mercato dei diritti televisivi attraverso la Pptv. Nel gennaio 2017 la società di Jiang Lizhang ha acquistato per 400 milioni di dollari i diritti della Champions League per conto della Pptv, in un processo identico a quello del 2015 per i diritti della Liga spagnola.

Intrigo Milan

Head of Rossoneri Sport Investment Lux, Chinese businessman and new owner of the AC Milan football club, Yonghong Li (R) poses with Rossoneri Sport Investment Lux representative David Han Li (L) during a press conference on April 14, 2017 in Milan. Serie A giants AC Milan were sold to Rossoneri Sport Investment Lux yesterday in a deal which sees the Chinese-led consortium take a 99.9% stake in the club. The seven-time European champions who are Italy's most succcessful club in international competition, have been owned by former three-time Italy prime minister Silvio Berlusconi since 1986. A joint statement by AC Milan's holding company Fininvest and Rossoneri Sport Investment Lux said on April 13, 2017 : "Today Fininvest has completed the sale of the entire stake owned in AC Milan - equal to 99.93% - to Rossoneri Sport Investment Lux." / AFP PHOTO / MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Torniamo al derby del 15 aprile, nel quale le due proprietà cinesi di Inter e Milan non sono venute a contatto prima del fischio per imposizione della parte nerazzurra. Zhang Jindong non vuole “dare faccia” a un soggetto ancora misterioso che nemmeno gli stessi cinesi conoscono. L’avvento di Yonghong Li come nuovo proprietario del Milan è stato accolto in modo dubbioso da parte di investitori cinesi ed economisti: Tony Xia, proprietario dell’Aston Villa, ha definito sul proprio profilo Twitter l’acquisizione del Milan come un gioco d’azzardo. A pesare vi sono alcuni interrogativi sulla figura di Yonghong Li e sulla presenza o meno di investitori alle sue spalle. L’uomo d’affari cinese, a causa delle restrizioni del governo cinese sulla fuoriuscita di capitali e la defilazione di banche e società che rappresentavano la vecchia Sino Europe Sports, è dovuto ripiegare su un prestito erogato dal fondo statunitense Elliott: 123 milioni di euro con un tasso di interesse al 7,5% (70 dei quali sono stati utilizzati per coprire un precedente debito) e 180 milioni all’11,5% che ricadono su Yonghong Li, da restituire entro 18 mesi. È dunque lecito chiedersi come il Milan possa ripagare oltre 300 milioni di euro a Elliott in un anno e mezzo, considerando che il fatturato del club lo scorso anno ammontava solo a 214 milioni di euro con oltre 70 milioni di perdite, e che almeno per quest’anno non si potrà contare sugli introiti della Champions League e sulla quotazione nella borsa di Hong Kong. La stessa Uefa non ha ritenuto pertinente il Settlement Agreement presentato dal Milan in ambito di Fair Play Finanziario, rinviando così eventuali accordi a ottobre.

Dei dubbi sull’acquisizione Milan li ha espressi Alexander Jarvis, chairman della Blackbridge, gruppo che media le acquisizioni di club europei da parte di società cinesi: «Non escludo il fatto che Elliott in due anni diventerà il nuovo proprietario del club, ho dei dubbi sul fatto che Yonghong Li sia in grado di ripagare il debito. In virtù di questo il fondo americano, una volta individuato il nuovo proprietario, potrà rientrare del prestito vendendo il club, per una cifra decisamente più alta rispetto al tasso di interesse concesso. È una possibilità da non escludere».