L’ascesa del Viitorul, la squadra di Hagi

L'ex giocatore l'ha fondata nel 2009 e lo scorso anno ha vinto il campionato. Ma, soprattutto, è una fucina per lo sviluppo dei giovani talenti rumeni.

Gheorghe Hagi è stato uno dei giocatori simbolo del calcio rumeno: ha vissuto gli anni del massimo splendore della sua Nazionale, regolarmente presente a ogni edizione del Mondiale dal 1990 al 1998. È stato il più talentuoso della sua generazione e probabilmente di tutta la storia calcistica del suo Paese: ha giocato per Real Madrid e Barcellona, con in mezzo un’esperienza al Brescia, per poi chiudere la carriera al Galatasaray. Dopo il ritiro, ha allenato alcune squadre rumene e turche (tra cui Galatasaray, Timisoara e Steaua Bucarest); poi, nel 2009, ha fondato una squadra, il Viitorul Constanta, di cui oggi è proprietario e allenatore.

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Nella scorsa stagione il Viitorul ha vinto per la prima volta il campionato rumeno, conquistando così la prima partecipazione alla Champions League: nel terzo turno preliminare incontrerà i ciprioti dell’Apoel Nicosia. Traguardi inattesi, per una squadra che si era sì classificata quinta nel torneo precedente, ma dalle risorse inferiori a concorrenti più blasonate: «Non potevamo immaginare che sarebbe successo qualcosa di simile», ha detto Hagi, «ma ci siamo riusciti ed è fantastico. Vincere il campionato non era il nostro obiettivo: è stato sorprendente, noi volevamo solo ottenere la salvezza. Ma non è stato un caso. Tutto quello che è arrivato è stato una conseguenza di cose fatte per bene, con il duro lavoro».

Nei piani originari di Hagi, la sua squadra, più che lottare per i vertici del campionato, doveva servire da piattaforma per lo sviluppo dei giovani giocatori rumeni (Viitorul significa, infatti, “futuro”). «La Romania deve investire nei giovani, è l’unico modo che abbiamo di creare una nuova generazione di giocatori, come quella di cui facevo parte, che può competere con tutti. Magari riusciamo ad averne una ancora migliore. Questo è il mio obiettivo». Parallelamente alla crescita dei giovani, però, il Viitorul si è reso protagonista di un’impressionante scalata: al primo anno in terza divisione, nel 2009/10, ottiene subito la promozione. Nel 2012 è promosso in prima serie e nella scorsa stagione debutta in Europa League, dove però viene eliminato nel terzo turno preliminare dal Gent. Nel frattempo, Hagi ha visitato cinque dei più importanti settori giovanili d’Olanda: «Ho visto come funzionava il loro sistema. Sono una piccola nazione ma da lì arrivano tanti giocatori. Sono d’esempio. Ho preso l’organizzazione olandese, e ho impiantato uno stile di gioco spagnolo. Bisogna avere personalità, tenere il controllo del pallone e fare del proprio meglio».

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Oggi la Football Academy del Viitorul, come ha scritto Alec Cordolcini su Undici, è un fiore all’occhiello: «Otto campi da gioco e moderne infrastrutture accolgono circa 280 ragazzi, dei quali circa una sessantina può essere inserito in uno specifico programma formativo che prevede alloggio, scuola e allenamenti. La seconda fase del progetto riguarda il passaggio in prima squadra, mentre lo step conclusivo arriva con la cessione, e conseguente generazione di risorse da re-investire nel vivaio e nella società». Hagi è convinto che a tutti i livelli, dalle squadre più ricche a quelle con meno risorse, sia indispensabile la crescita in casa dei giovani: «Bisogna portare in prima squadra almeno un giocatore del vivaio», spiega. Quest’anno, in realtà, ne ha già portati sette, in una squadra dall’età media di 23,7 anni, la più bassa tra i campioni in carica di tutta Europa. Dal Viitorul arriva anche il 18enne Ianis Hagi, figlio di Gheorghe, oggi alla Fiorentina: «Ha molto talento», dice il padre, «grande qualità e personalità. A 16 anni e mezzo era già capitano della mia squadra, perciò è un leader nato e può essere molto importante per il futuro della Romania»,

L’attenzione di Hagi al tema della crescita dei giovani calciatori è una battaglia politica, non solo ideale. Negli ultimi anni, la Nazionale rumena ha perso smalto: dopo i quarti di Usa 1994 e gli ottavi di Francia 1998, i rumeni non si sono più qualificati per un Mondiale. Anche agli Europei le ultime partecipazioni sono state irrilevanti: fuori al primo turno nel 2008 e nel 2016, nemmeno qualificata nel 2004 e nel 2012. Già nel 1998, quando era ancora in attività, Hagi fu molto duro verso la Federazione e i poteri calcistici del suo Paese: «Per dieci anni abbiamo nascosto con le nostre prestazioni le pessime condizioni nelle quali si trova il nostro calcio. Dovrebbero dedicarci un monumento per quanto abbiamo fatto, perché tra due-tre anni il calcio rumeno sarà uguale a zero».

Hagi da giocatore, ai Mondiali del 1994
Hagi da giocatore, ai Mondiali del 1994

I numerosi scandali hanno inciso nella brusca frenata dell’intero movimento, anche perché, per dirla con Cordolcini, «nella grande maggioranza dei casi chi investe soldi in una squadra lo fa esclusivamente per proprio tornaconto personale, senza alcuna programmazione a medio termine per il club. In un simile contesto, dove anche le rare società che gravitano al di sopra della soglia di sopravvivenza (la Steaua su tutte) non investono nel settore giovanile, optando per una politica del tutto-e-subito attraverso l’importazione di giocatori stranieri e l’ingaggio di qualche veterano, è davvero difficile per un talento in erba trovare adeguate condizioni di crescita professionale». Ecco perché Hagi intende il suo Viitorul non solo come una squadra, ma come un piano di cambiamento nello sviluppo del calcio del suo Paese: «Mi sono preso dei grossi rischi, l’ho fatto per la grande passione che ho per il calcio. Se le mie giovanili sono diventate un esempio per altri, tanto di guadagnato. Sono davvero molto contento di quello che ho ottenuto da calciatore, ma ora è arrivata la seconda fase: il mio obiettivo è aiutare gli altri a raggiungere i propri obiettivi, nel calcio e nella vita».

 

 

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