Dembélé cambierà il Barça

Il Barcellona non ha scelto di sostituire Neymar, ma di porre le basi per una successione diversa.

L’acquisto di Ousmane Dembélé da parte del Barcellona è fondato sul rapporto tra le aspettative dell’immediato presente e la grandezza eventuale del futuro. Portando in Catalunya il fantasista francese, il club azulgrana non ha sostituito Neymar – anche perché non c’erano calciatori in grado di riuscirci subito, e in maniera compiuta – ma ha piuttosto messo le basi per una successione basata su caratteristiche diverse, ma con enormi potenzialità tecniche e narrative. Dembélé, anche per via dell’età, è un calciatore ancora in fase di costruzione. È solo che il suo percorso di crescita a Dortmund, durante la prima stagione da protagonista in una squadra importante, è stato troppo significativo perché un top club con un’esigenza di mercato così urgente non decidesse di bussare proprio alla porta del Borussia.

Per capire questo passaggio, basta incrociare i video due partite di Dembélé. Il primo si riferisce al 2-2 tra Borussia e Real Madrid al Signal Iduna Park, il 22 settembre del 2016: Ousmane gioca largo a destra, come esterno a piede invertito (è prevalentemente mancino, ma calcia bene anche con il destro), e la sua prestazione è di grande personalità; punta ripetutamente Danilo, il suo avversario diretto, e molto spesso lo supera con dribbling ad alta velocità; non mancano alcune grandi giocate negli spazi stretti – al minuto 1:34 ci sono dieci secondi di puro show da giocoliere –, la conduzione del pallone è sempre orientata in avanti, si percepisce una cifra enorme di qualità e creatività. Al termine del montaggio, però, la sensazione è di aver visto un calciatore non molto distante da quello descritto da Yoann Gourcuff, suo compagno ai tempi del Rennes: «Ousmane è un artista, un artista solista. Ma deve migliorare nella comprensione del gioco collettivo». Il secondo video, che racconta e definisce l’evoluzione di Dembélé, ripercorre la sua ultima partita ufficiale con la maglia del Borussia Dortmund. È la Supercoppa di Germania, giocata il 5 agosto 2017 contro il Bayern Monaco. Ed è una storia completamente nuova, diversa.

Un altro calciatore

A dieci mesi di distanza dal match contro il Real Madrid, Dembélé ha letteralmente riscritto il suo approccio al gioco. L’estetica è diventata funzionale, l’idea dello scambio con i compagni è una parte importante del repertorio, esattamente come quella del movimento col pallone per creare superiorità posizionale. L’occupazione degli spazi è decisamente diversa: Dembélé si muove anche per tracce interne, è più presente nella fase di costruzione, si propone per il dialogo con la mezzala schierata dal suo lato e crea il corridoio per la sovrapposizione del terzino alle sue spalle.

Il suo immenso talento è stato razionalizzato, e tuttavia non ingabbiato. L’atteggiamento in campo e le giocate utilitaristiche del Dembélé 2.0 sono il frutto di un fine lavoro psicologico e tecnico di Tuchel, bravissimo ad allestire la responsabilizzazione tattica del calciatore senza mortificare la sua fantasia. Non è un caso che l’ex tecnico del Borussia l’abbia definito «uno dei più grandi prospetti con cui abbia mai lavorato». Come non è un caso che lo stesso Démbélé abbia raccontato il loro rapporto con parole di dolce riconoscenza, in un’intervista a L’Équipe: «Tuchel mi dice sempre di mostrare cosa sono in grado di fare. Per questo motivo, se la palla è in mio possesso, ho totale libertà di esprimermi. Ovviamente ho anche dei compiti difensivi, ma il mister mi lascia tanto spazio per praticare il mio stile di gioco. È quello che mi serve, è quello che mi piace».

ousmaneIl confronto tra due heatmap di Ousmane Dembélé: quella a sinistra fa riferimento all’esordio nella Bundesliga 2016/17, quella a destra racconta invece l’ultima partita dello stesso campionato. In entrambe le occasioni, Dembélé gioca l’intero match. Il suo modo di stare in campo è completamente diverso, da esterno si è trasformato in calciatore associativo, in grado di entrare nel campo e partecipare attivamente alla costruzione della manovra offensiva. La differenza nel numero di occasioni create spiega perfettamente l’evoluzione del suo gioco: contro il Mainz, un solo passaggio chiave. Contro il Werder, la stessa quota arriva fino a 7. Tra questi, anche un assist decisivo.

L’analisi tattica dell’acquisto di Dembélé riporta al centro del discorso barcelonista il ruolo dell’esterno offensivo puro, scomparso o quantomeno ridefinito dalla mistica della MSN. L’interpretazione di Neymar – per caratteristiche tecniche, per la presenza totalizzante di Messi e per assecondare i movimenti di Luis Suárez – era orientata ad assicurare ulteriore qualità nelle ultime fasi della manovra, a ridosso e dentro l’area di rigore avversaria. La sequenza di gioco: posizionamento iniziale sulla fascia sinistra a garantire ampiezza, ricezione del pallone, movimento a convergere al centro e creazione dello spazio o dell’occasione attraverso il possesso e gli scambi con i compagni di squadra e soprattutto con gli altri due componenti del tridente. In questo modo, Neymar è diventato il miglior costruttore di calcio offensivo a disposizione di Luis Enrique, con 89 chance create nell’ultima Liga (Messi si è fermato a 78) e 21 assist decisivi in tutte le competizioni.

Dembélé possiede le stesse potenzialità associative, ha imparato ad esprimere il suo talento soprattutto nel rapporto tecnico con i compagni – nell’ultima stagione è stato il calciatore del Borussia con più assist totali (18) e con più passaggi chiave (66) tra campionato e Champions League –, ma i suoi spazi e i suoi tempi di gioco sono molto diversi. È un giocatore che ha fisicità e letture differenti da quelle di Neymar, anche perché l’ex Santos è un attaccante atipico convertito in uomo offensivo. Dembélé esplora poco l’area di rigore, non cerca l’inserimento per puntare la porta o per ultimare il fraseggio stretto negli ultimi sedici metri, preferisce agire sulla trequarti e sulla fascia (indifferentemente destra o sinistra) ed utilizzare entrambi i piedi per cercare di servire il compagno meglio piazzato. In fase di conclusione sarebbe pure abbastanza preciso (il 48% dei suoi tentativi finisce nello specchio della porta, Neymar arriva al 51%), ma i tiri sono davvero pochi: 55 in 32 partite di Bundes. Neymar tocca quota 105, con due presenze in meno.

Tutti i 12 assist di Dembélé nell’ultima Bundesliga. I gol realizzati sono stati 6, esattamente la metà

La suggestione della nuova MSD parte quindi da presupposti diversi rispetto alla letteratura e alla strategia della MSN, perché diverse sono le caratteristiche di Dembélé. Una delle sue possibilità nel (presumibile) 4-3-3 di Valverde sarà quella di occupare una delle due fasce, oppure di svariare nella stessa partita su entrambe le corsie per spostare la costruzione della superiorità numerica; al di là della posizione, l’obiettivo numero uno sarà creare un’interazione, un asse con la regia offensiva di Messi e i movimenti nello spazio di Suárez. Potenzialmente, un contesto ideale per Dembélé, che potrebbe esprimere il suo talento nell’uno contro uno, la sua fantasia nell’ultimo passaggio, la sua capacità associativa con due esterni bassi decisamente d’attacco – l’altro nuovo arrivo Semedo e Jordi Alba – e con interni illuminati come Iniesta, Rakitić, André Gomes.

La sfida di Dembélé al Camp Nou vive su due dimensioni parallele, è insieme tattica e narrativa. Un Barcellona che per Gerard Piqué «dà l’impressione di essere dietro al Madrid per la prima volta in nove anni» ha deciso di (provare a) dimenticare Neymar investendo in maniera pesante su un calciatore dal talento percepibile, che però va valorizzato in un sistema diverso da quello utilizzato da Luis Enrique. In questo senso, il fatto che l’acquisto di Dembélé coincida con l’avvio di un nuovo ciclo in panchina potrà essere molto positivo. E poi c’è il discorso sui 105 milioni di euro – bonus esclusi –, una cifra enorme pagata per un rookie con 78 presenze da professionista alle spalle, c’è l’attesa per l’esito di quello che è il secondo trasferimento più costoso nella storia del gioco. Il magazine francese So Foot, in relazione a questa parte del racconto, scrive così: «A Barcellona, Dembouz dovrà migliorare per raggiungere l’eccellenza di Messi e Suárez nel più breve tempo possibile. Sarà in grado di reggere a questo tipo di pressione? Quel che è certo è che il Barça ha appena reclutato una grande promessa del calcio francese, un ragazzo che ha ancora una lieve peluria lì dove un giocatore più maturo potrebbe farsi crescere i baffi. Ma se questa peluria è morbida come il suo controllo di palla, le prossime cinque stagioni in Catalunya permetteranno a Dembélé di giustificare il costo del suo cartellino». In fondo la questione è semplice: Dembélé non deve fare altro che rispettare le attese, mantenere le promesse e le premesse. C’è già riuscito una volta, può farcela di nuovo. È solo che ora il livello di difficoltà è cresciuto.

 

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