Una serata con Inter e Nowhere Fc

Il collettivo statunitense ha realizzato una maglia in edizione limitata rivisitando in colori del club in chiave moderna.

Su Undici prestiamo sempre grande attenzione al legame stretto tra stile e mondo del calcio, un’unione che si esplicita anche nei video di artisti grime come nella scena trap nostrana. Il calcio come punto di partenza, come legante di una serie di interessi che partono dal mondo del fashion e della moda, per legarsi al concetto di arte come a quello di design. Se oggi esistono realtà come quelle di Le Ballon FC, Drakies Football Club o degli asiatici City Boys, gran parte del merito è del lavoro che dal 2010 viene portato avanti dai ragazzi di Nowhere Fc.

La scelta reciproca di un club da sempre “internazionale” come quello nerazzurro e il marchio statunitense è tutt’altro che casuale. Nel lavoro che Nowhere Fc ha portato avanti per l’Inter, infatti, c’è una biunivoca visione del mondo, che ha portato uno dei club più cosmopoliti del panorama calcistico a scegliere i re della cultura calcistica underground di New York: «C’è una connessione profonda tra New York e Milano per moltissime ragioni. Dal legame e la comune passione per la moda fino al fatto che Milano è una città di calcio ma molto altro. È qui che vai oggi se vuoi capire come procede la crescita della cultura giovanile in Italia», dice Diego Mancoso, designer che di Nowhere Fc è mente e voce. A Milano abbiamo avuto modo di sentire la loro storia, parlare dei motivi che li hanno spinti a diventare un vero e proprio riferimento per quel che riguarda lo street style che abbatte barriere e sfocia nel mondo del calcio.

Sfera Ebbasta che fa da base ai palleggi di Icardi, Gagliardini e Pinamonti: un’idea di futuro?

Con Diego, nella chiacchierata fatta nello spazio del NikeLab ST18 di Milano, abbiamo parlato delle influenze principali che stanno dietro il lavoro del collettivo. Uno dei primi temi che affrontiamo è proprio la constante crescita di relazioni tra mondi differenti, in cui il calcio si lega ad aspetti finora meno centrali come moda e design: «Credo che oggi molti di questi aspetti si stiano fondendo insieme grazie a internet, si stanno letteralmente abbattendo delle barriere ma il calcio ha una sua unicità. È diverso dagli altri sport, il calcio è già un fatto di stile. Il calcio è di per sé già una forma d’arte più di ogni altro sport e credo che questa transizione, questa crescente attenzione a certi aspetti stilistici sia soltanto la crescita naturale delle cose. Ti permette di avere una prospettiva unica nel creare qualcosa di nuovo. Il calcio è la costante ricerca di qualcosa di nuovo, di innovativo, di un nuovo sistema che ti porti a vincere». E il calcio, come forma d’arte, è già una performance in cui si fondono aspetti differenti, dal modo di camminare dei calciatori fino alla scelta del taglio di capelli.

«Tutto nel calcio è un fatto di comunicazione e competizione, quindi con  Nowhere Fc stiamo solo facendo ciò che va fatto.  Ovviamente molte delle influenze provengono dalla città, da New York, come West Fc o Dash Fc, soprattutto artisti che vengono dalla scena dei writer newyorkesi che va dagli anni ’70 ai ’90. Mi piacciono molto artisti che sfuggono alle categorie, o che hanno trovato un modo per disgregare l’arte creando qualcosa di nuovo. C’è un parallelo tra questo tipo di artisti e certi geni calcistici. C’è un legame tra la street art e il calcio. Avere una crew è come avere una gang o una squadra di calcio, hai un obiettivo e un tempo limitato per raggiungerlo, comunicando uno con l’altro, mostrando al tuo compagno qual è il tuo stile».

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Mentre Nowhere, stanunitense, ha dovuto effettuare una sorta di salto culturale per unire dei mondi apparentemente distanti come la street culture e lo stile calcistico, in Europa, dice, «tutto questo esisteva già, basta che pensi ai casuals e gli ultrà negli stadi, ma anche se pensi ad alcuni gruppi di writers che sono anche grandi tifosi. C’è già un’unione di base che da noi mancava. Per noi è eccitante poter unire queste due cose, questi due linguaggi che ancora non avevano trovato un legame negli Usa». Anche quando gli chiedi qual è il calciatore a cui affiderebbe la gestione della sua squadra (Nowhere Fc è anche una squadra di calcio vera che disputa incontri nei campetti del centro di New York), la risposta di Diego è diretta: «Assolutamente Socrates. Perché aveva la visione ampia delle cose, aveva un cervello e dei feelings. Un leader e un visionario per il suo tempo».

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Il tempo di una birra e nella piccola sala dove si stampano maglie personalizzate si palesa Mauro Icardi, con lui c’è Wanda Nara, poco dietro anche Gagliardini e Pinamonti. L’argentino è appena tornato dagli impegni con la Nazionale ma è tranquillo e affabile. Quando gli chiedono del suo kit ideale, risponde sorridendo, «da calcio o fuori dal campo? In generale fuori dal calcio mi piace molto la moda, vestirmi bene, e ci tengo a scegliere le cose a seconda di quello che devo fare». Se gli chiedi di parlare di musica è tutt’altro che refrattario, gli ascolti sono immaginabili e legati ai trend del momento: «Sono appena tornato dall’Argentina quindi sto ascoltando un sacco di musica del mio paese. Ascolto molto reggaeton, ma mi piace variare. Ascolto anche molto hip hop e cumbia argentina. Prima della partita invece ascoltiamo cose diverse: ascoltiamo del rock, un po’ più potente, per caricarci».

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