Clara Andreoletti e il suo team

È la manager che, in Eni, guida il team deputato a selezionare le priorità dei progetti di esplorazione. Ci ha raccontato come si fa.

Ogni grande gruppo si può scomporre in tante squadre, e le squadre, a loro volta, in team dai compiti più ristretti e specifici. È un processo che si può applicare a molti ambiti diversi, dallo sport all’industria, ma che non può andare avanti all’infinito: a un certo punto si deve arrestare, perché si arriva alla selezione finale delle proposte e all’indicazione delle priorità. Per quanto riguarda la validazione dei progetti esplorativi di Eni nel mondo, Clara Andreoletti guida quel team.

Sul curriculum vitae c’è scritto “VP Prospect and Exploration Projects Validation”: «Il mio gruppo è quello che cerca di omogeneizzare le valutazioni fatte dalle varie consociate Eni in giro per il mondo», dice. «In questo modo possiamo fare un corretto ranking per selezionare poi le proposte per il drilling (perforazione), o i Paesi in cui entrare». In pratica, Clara Andreoletti è la manager che, con il suo team, in ultima fase, dopo aver vagliato gli studi presentati, propone gli elementi per la valutazione da parte del vertice dell’azienda se iniziare un’esplorazione o meno. È la sensibilità del suo gruppo che dice “probabilmente questo produrrà” o viceversa. Le responsabilità, nel ruolo di queste persone Eni, sono grandi.

2002 L’anno dell’ingresso di Clara in Eni nel team di R&D del dipartimento di Geologia e Geofisica 2017 Da febbraio inizia la sua esperienza come VP Prospect and Exploration Projects ValidationNell’ambito dell’esplorazione c’è anche un mondo fatto di ricerca, di operazioni sul campo e – dal quartier generale del gruppo a Milano – San Donato – di coordinamento delle attività esplorative. Negli anni che ho trascorso in azienda ho passato un po’ tutte queste fasi». Dal gennaio 2011 al settembre 2012, per più di un anno, è stata anche in Ghana, per il lavoro “sul campo”, ad Accra. Qui si è occupata di coordinamento esplorativo e geofisico. Clara Andreoletti nasce come ingegnere, ma all’interno di Eni, nel corso della sua carriera, ha dovuto imparare e mettere in pratica numerose altre competenze. E, naturalmente, l’ha fatto. «In tanti mi dicono: “Tu non sembri un ingegnere”», confessa, «ed è perché metto in campo anche altre soft skills più connesse all’intuizione. Utilizzo le competenze ingegneristiche perché le possiedo e servono, ma devo esprimere molto di più. Ingegnere sì, ma creativo».

La multidisciplinarietà e l’interazione sono due ingredienti fondamentali nel percorso di Clara, lo erano in Ghana – sul campo – ma lo sono anche oggi nella sede milanese di Eni: «La maggior parte dei colleghi con cui lavoro sono geologi», spiega. «È importante sottolineare però che l’esplorazione si fa con un mix di competenze: ci sono geologi geofisici, ingegneri, matematici, fisici, proprio perché alla base di questa investigazione trovano posto e collaborano la tecnologia, le competenze geologiche, quelle geofisiche, quelle ingegneristiche, informatiche e statistiche». Continua: «In tutto il mondo il mio team e io dobbiamo selezionare le proposte di priorità riguardo dove fare un pozzo: è come per un centrocampista saper decidere il momento giusto per far partire e dove indirizzare il prossimo passaggio verso il suo attaccante. Nella nostra industria, per non sprecare risorse economiche devi essere molto preparato e la chiave è l’efficace combinazione delle competenze. La prima sfida è ovviamente trovare il giacimento, ma poi subentrano tutta una serie di altre competenze su cui siamo ancora chiamati a integrarci. Quando passiamo il testimone, noi siamo comunque quelli che conoscono la sottosuperficie ed è necessario condividere queste informazioni con gli ingegneri che decidono lo sviluppo del giacimento».

Clara Andreoletti ha scalato, nella sua carriera in Eni, tutte le tappe di un impegnativo percorso di manager che si muove in un’industria, quella dell’oil & gas, in maggioranza maschile. Lei racconta: «Già all’università ero in un ambiente di uomini. L’azienda ha fatto e continua a fare molti passi avanti, ma è vero che quando andavo su alcune navi sismiche per l’esplorazione, ricordo in particolare un episodio del 2002, capitava che non esistessero i bagni per le donne. Oggi le cose stanno cambiando: le donne sono sempre più numerose, le facoltà tecnico-scientifiche nelle università hanno una maggiore presenza femminile anche se purtroppo ancora minoritaria».

La storia di Clara Andreoletti all’interno di Eni è un esempio perfetto del saper combinare efficacemente competenze lavorative e personali.

Qual è la ricetta di un successo simile? Lei lo spiega così: «Anzitutto devi essere molto sicura di te stessa. E poi le caratteristiche fondamentali credo che siano la determinazione insieme all’empatia. Infine, fondamentale, la capacità di fare squadra». •