Lillestrom 09-07-97

L’Europeo femminile del 1997 è il torneo in cui l’Italia si conferma tra le migliori realtà del panorama calcistico europeo.

5 I gol segnati durante tutta la competizione da Angélique Roujas, attaccante della Francia e de La Roche Esof L’Europeo femminile del 1997 è la competizione del cambiamento radicale. Il formato passa a una fase di qualificazione composta da 33 squadre, con divisione in due livelli, A e B: nel primo ci sono sedici squadre divise in quattro gruppi da quattro, mentre le altre 17 lottano per la promozione al livello superiore. La concorrenza nel livello A è accesa: la Norvegia campione mondiale, la Germania detentrice del trofeo europeo che arriva seconda nello stesso girone delle norvegesi. Ci sono poi Russia e Francia, Italia e Inghilterra con il Portogallo soltanto terzo, la coppia Svezia e Danimarca che sopravanza la Spagna. In particolare il gruppo 1 della classe A ha trovato nella lotta fratricida tra squadre campioni (Norvegia e Germania) un motivo di spettacolo secondo a nessuno. Dopo gli spareggi, il quadro finale che si delinea alla partenza del torneo scandinavo vede 8 squadre in corsa per il titolo. Norvegia e Germania sono ovviamente favorite, con la seconda qualificatasi dopo i play-off e un agevole 7 a 0 rifilato all’Islanda. Una delle grandi escluse è l’Inghilterra, arrivata seconda nel nostro girone ed eliminata definitivamente dalla Spagna.

Nella fase finale del torneo, tra gruppi A e B sembra esserci una certa sproporzione: 8 Le squadre coinvolte nella fase finale del torneo, divise in due gironi da quattro. Tra le favorite ci sono Norvegia e Germania, entrambe inserite nel girone delle azzurre da un lato la Russia con Svezia, Francia e Spagna; dall’altro Italia, Germania e Norvegia insieme alla Danimarca.8 Le squadre coinvolte nella fase finale del torneo, divise in due gironi da quattro. Tra le favorite ci sono Norvegia e Germania, entrambe inserite nel girone delle azzurre Siamo in un girone durissimo che ci restituisce però una solida certezza, quella di poter competere con i migliori. La classifica finale dice che l’Italia è prima con 5 punti, gli stessi della Germania che ci sta dietro per numero di gol realizzati. In un torneo che farà 30.000 spettatori in tutto, con la spinta del soccer femminile statunitense ancora lontana a venire, tutto il Paese sembra scoprire che in Italia, a calcio, ci giocano molto bene anche le donne. Nonostante la semifinale del 1993, questa volta sembra tutto molto diverso. Il 1997 è il momento giusto.

L’Italia raggiunge la semifinale, ma non senza fatica. Dopo il pareggio contro la Germania nella sfida che apre il nostro cammino in Norvegia e Svezia, arriva anche quello con la più abbordabile Danimarca. Per avanzare dobbiamo battere in ogni modo la Norvegia padrona di casa: restituiamo il favore della sconfitta casalinga di quattro anni prima, a Cesena, che ci aveva tolto il gusto di vincere il titolo davanti al nostro pubblico. È come uno di quei film in cui la suspense sembra negare all’eroe una soluzione, per poi riportarlo lì dove c’è la gloria ma soltanto a conclusione di una serie di prove. Vincendo 2 a 0 all’Arasen Stadion di Lillestrom, ci qualifichiamo per il turno successivo: è semifinale e ci tocca la sorpresa spagnola.

105 Le reti realizzate in 153 partite da Carolina Morace con la maglia della Nazionale italiana Si rigioca a Lillestrom, è il 9 di luglio ma non sembra fare poi così caldo. La semifinale del 1993 la giocavamo in casa, ma pare che nessuno se ne ricordi più. A quattro anni di distanza conta solo il “qui e ora”. Oggi l’Italia è una squadra che sa condensare una notevole intelligenza tattica e capacità tecniche. Dopo undici minuti segniamo un gol con Silvia Fiorini, che si inserisce arrivando da dietro ed è vantaggio. L’Italia è finalmente concreta, la gara si gioca ad una porta sola: poco prima della mezz’ora è la giocatrice simbolo della nostra Nazionale a chiudere i conti. Carolina Morace se la ricordano un po’ tutte le avversarie di questo Europeo. Nel 1990 ha segnato quattro dei sui 105 gol con la maglia della Nazionale a Wembley, in una singola partita. Nel tempio del calcio il suo nome sta vicino a quelli di Matthews, Hurst e Charlton.

C’era lei in maglia azzurra quando nel ’93 il pubblico di casa si scaldava per le azzurre, c’è ancora lei oggi a segnare la rete del 2 a 0. Morace è la donna dei record, quello di gol durerà per anni, lo batterà solo più tardi Patrizia Panico. Ma Carolina ha anche il merito di aver restituito al calcio molto di ciò che le è stato dato: ha allenato la Nazionale agli Europei 2001 e 2005, ha vinto dodici campionati italiani, 2 Coppe Italia, 12 volte il titolo di capocannoniere della Serie A. Ora al minuto 29 di questa sfida di semifinale tra Italia e Spagna, ci porta sul 2 a 0 regalandoci il profumo della sicurezza.

29 I minuti impiegati dall’Italia per chiudere la sfida di semifinale contro la Spagna, grazie alle reti di Fiorini e Morace Il resto della gara sarà, giustamente, un po’ di pura sofferenza: le avversarie premono per trovare il gol che riaprirebbe la partita, ma l’Italia sa gestire i ritmi con saggezza, attenta a non rischiare troppo in un momento così complesso. Quando al minuto 89 le distanze le accorcia Ángeles Parejo Jiménez, si capisce che è troppo tardi per una rimonta. Crescendo, partita dopo partita, le Azzurre sono arrivati a una finale che non tutti si aspettavano, che nonostante il risultato di quattro anni prima potrebbe essere una nuova rivoluzione. Carolina Morace ha guidato un gruppo solido e coeso a una finale con la Germania che ci candida di diritto tra le migliori squadre del continente. In finale ci aspettano le tedesche, il loro calcio solido e impenetrabile. Siamo cresciute molto durante il torneo ma sembra non bastare, alla fine dell’Europeo siamo ancora seconde, ma con una consapevolezza in più: l’Italia del calcio femminile ha trovato la competitività che ci si aspettava. È la crescita di un movimento.