Lo straordinario 2017 di Gabriel Jesus

Da quando è arrivato a gennaio al Manchester City ha dimostrato di essere l'attaccante perfetto per il gioco di Guardiola.

Sergio Agüero conquista un calcio di punizione sulla trequarti, tutti si fermano, Gabriel Jesus decide di giocare sul tempo e batte velocemente, appoggia in orizzontale a David Silva, poi scatta in avanti come un centometrista. Supera la linea di centrocampo del Bournemouth, attacca la profondità per dettare il passaggio al canario schiacciando la difesa avversaria verso la propria porta. Si infila nel corridoio tra i due centrali, incontra il filtrante di Silva già dentro l’area. Con la velocità ha tenuto a distanza di sicurezza Aké, il centrale che ha provato a seguirlo: il tempismo gli ha regalato l’uno contro uno con il portiere. Non ha bisogno di controllare, si allunga in scivolata per mandare la palla sul palo lontano, alle spalle di Begovic per il gol del pari.

Il 26 agosto scorso, alla terza giornata di Premier, Gabriel Jesus ha riequilibrato la partita – poi vinta – contro il Bournemouth con una rete che è il manifesto del suo stile di gioco, e racconta che il brasiliano si è costruito la reputazione di uno degli attaccanti più prolifici d’Europa in pochi mesi di Premier League. Nonostante non abbia il physique du rôle del centravanti classico, nonostante sia arrivato al Manchester City come giocatore limitato al binario esterno, nonostante un infortunio di due mesi e mezzo.

Manuale di taglio in profondità: pagina 1

Quando è atterrato a Manchester, Gabriel Jesus, non aveva ancora compiuto vent’anni ed era circondato dall’aura mista di attesa e scetticismo che può avere un ragazzino senza esperienza in Europa ma con una stagione piena di successi alle spalle. Con il suo Palmeiras, il nativo di Jardim Peri, favela a nord di São Paulo, ha chiuso un campionato da protagonista, coronato a dicembre con la vittoria del titolo e il bottino personale di 12 gol segnati: uno score già interessante per un’ala. In più ci sarebbe anche l’oro olimpico vinto con la Nazionale verdeoro a Rio in estate, giocato al fianco dell’amico Neymar, in un tridente completato da Gabriel Barbosa: al fianco del campione appena trasferitosi a Parigi c’erano i due prospetti più interessanti del calcio brasiliano, per di più con lo stesso nome.

Se Gabigol, oggi al Benfica, ha faticato a vedere in campo nell’Inter di de Boer e di Pioli, Gabriel Jesus ha prima chiuso il 2016 con il trionfo nel Brasileirão, poi ha iniziato il 2017 con il trasferimento al Manchester City – che lo aveva acquistato già ad agosto lasciandolo in prestito al Palmeiras – e in campo ci è andato fin da subito. Non pienamente soddisfatto dal rendimento di Agüero e di Iheanacho, Pep Guardiola decide di puntare le sue fiches su Gabriel Jesus molto presto: già il 21 gennaio esordisce contro il Tottenham nei minuti finali, per entrare nell’undici titolare del già il primo febbraio successivo contro il West Ham, in un match in cui segna il suo primo gol inglese. Gabriel ci prende gusto e quattro giorni dopo segna una doppietta allo Swansea. Si intuisce subito il suo enorme potenziale, che può sprigionarsi facilmente in una squadra come il City di Guardiola. E si capisce altrettanto presto che l’infortunio al quinto metatarso del piede destro patito nella giornata successiva contro il Bournemouth è una perdita importante per la squadra. La vera sorpresa, tuttavia, è la resilienza: torna dopo due mesi e mezzo e ritrova subito il gol, in un 2-2 contro il Middlesbrough (era rientrato a partita in corso nel derby di Manchester di tre giorni prima), dimostrando una forza caratteriale atipica per un ragazzo che ha appena compiuto 20 anni.

Manchester City v Liverpool - Premier League

Gabriel Jesus si incastra perfettamente nel 4-3-3 (o 4-1-4-1) di Guardiola nello spot di punta centrale. Potrebbe bastare la media di una rete ogni 89 minuti a restituire l’idea del fit perfetto. O i 7 gol in 10 presenze della scorsa stagione, o ancora lo score di 11 gol e 4 assist nelle prime 15 partite di Premier League della sua vita. Ma il suo gioco, che è quello di un attaccante di razza, va oltre i numeri dei gol. Con una struttura fisica di 175 cm per 72 kg in un campionato come la Premier non può sopravvivere in un gioco statico, per questo segue una regola molto semplice: sempre in movimento, le gambe e la palla. Anche quando riceve spalle alla porta, Gabriel Jesus fa da muro per i compagni, scambiando velocemente passaggi con i palleggiatori che lo circondano e, appena ne ha l’occasione, scatena la sua dote migliore: attaccare lo spazio in profondità. Il gol al Bournemouth lo ha fotocopiato e ripresentato anche ai difensori del Watford due giornate dopo. Quando detta il passaggio in profondità prende sempre il tempo al difensore, gli taglia la strada, e si crea un corridoio per ricevere e calciare quasi fronte alla porta. A proposito di conclusioni, non ha doti balistiche eccelse, anzi da fuori area non segna quasi mai (solo un gol in carriera, con il Palmeiras), quindi meglio non allontanarlo troppo dalla porta. I suoi tiri sono come quelli dei numeri 9 purosangue: a corto raggio, non stilisticamente perfetti, ma precisi ed efficaci, con un tasso di conversione nello specchio del 55%. Inoltre, da quando è al City ha segnato 7 gol di destro, 4 di sinistro e 2 di testa, a certificare una capacità caleidoscopica. D’altra parte, il contributo difensivo non è al livello di quello in fase di possesso: non ha ancora la giusta abnegazione per essere efficace nello schermare le linee di passaggio dei difensori avversari (0,2 intercetti a partita), e anche recuperare attivamente il pallone non è il suo forte (meno di un tackle a partita).

Cartoline dal 2017 di Gabriel Jesus

Nel suo straordinario 2017, Gabriel ha cominciato la sua prima stagione intera a Manchester riprendendo da dove aveva chiuso quella precedente: segnando e vincendo, perché lui con la maglia dei Citizens non ha ancora perso una partita. Già quattro gol in campionato in 5 presenze, più uno all’esordio in Champions contro il Feyenoord. Come se non avesse notato la differenza nel nuovo schema, nel 3-5-2 che Guardiola ha disegnato per affiancarlo a Kun Agüero. Con l’attaccante argentino, che nelle classifiche di gol sarebbe il migliore di sempre tra i non europei della Premier e il secondo della storia con la maglia Sky Blue, Gabriel Jesus gioca di riflesso, aspetta che sia il compagno a scegliere posizione e movimento, poi reagisce di conseguenza. In questo modo spesso si ritrova a spostarsi sull’esterno o ad arretrare per non ingolfare una sola porzione di campo. Ma siamo ancora lontani dall’aver trovato un fattore limitante per la sua capacità realizzativa. I gol sono una costante, come il cielo grigio a Manchester, e sono sempre una buona occasione per esultare al telefono con mamma Vera Lúcia. «Alô mãe, pronto mamma, ho segnato. Di nuovo».

 

Immagini Getty Images