Dall’America con valore

Cinque talenti della Major League Soccer che potrebbero essere pronti per i campionati europei.

La crescita della Major League Soccer negli ultimi anni è stata globale, onnicomprensiva, equilibrata. Il massimo campionato di calcio statunitense è migliorato in quasi tutti gli aspetti, dalla capacità di attrarre pubblico, alle infrastrutture, dalla qualità dei giocatori prodotti nelle Academy a quella di chi arriva da altri campionati. Un upgrade figlio di un percorso di crescita che punta ad avvicinare i maggiori campionati europei nel giro di qualche anno. Anche se la strada da fare è ancora lunga, la Mls si sta trasformando in un luogo dove il talento calcistico può germogliare, crescere e sbocciare definitivamente. E sono sempre di più i calciatori “europeizzabili”, quelli che con qualche piccolo aggiustamento potrebbero essere pezzi importanti anche in Serie A, in Liga, Bundes o Premier.

Miguel Almirón, Atlanta United

L’archetipo di enganche sudamericano rivisitato in chiave moderna. Il paraguayano Miguel Almirón, 23 anni, sta brillando grazie alla classe cristallina che custodisce nel piede sinistro. Come i trequartisti della sua generazione, non può permettersi di chiedere la palla sui piedi e giocare da fermo, in un calcio che va sempre più veloce. Ad Almirón piace svariare per tutto il campo, preferendo zone centrali per avere una visione a 360° di compagni e avversari. Quando riceve palla apre un inventario con infinite opzioni a disposizione: può gestire il ritmo alimentando il possesso, verticalizzare, puntare l’avversario, calciare in porta. E soprattutto scatenare la sua velocità in progressione. Le transizioni positive sono uno dei punti di forza del 10 di Atlanta: anche al massimo della velocità la palla non si allontana mai dal suo sinistro, e corre sempre a testa alta per non perdere il contatto visivo con i compagni. I difetti più evidenti del suo gioco sono sostanzialmente due: non usa mai il destro, se non per soluzioni a corta gittata e in condizioni di assoluta necessità; e sembra davvero “leggero”, per poter sfruttare al meglio le sue qualità negli spazi stretti dei migliori campionati europei. Ma sono limiti che può superare, considerando la giovane età e i margini di miglioramento. Inoltre, gioca a suo favore la scelta, molto prudente, di confrontarsi con la Mls, quindi in un contesto diverso da quello sudamericano, prima di scegliere una destinazione in Europa.

La prima tripletta ad Atlanta

Kellyn Acosta, Fc Dallas

Alcuni aspetti del gioco di Acosta lo descrivono come il centrocampista box to box che si sposa perfettamente con lo stile di gioco dei campionati anglosassoni, dove il pallone corre velocemente da un lato all’altro del campo e i giocatori devono essere forti abbastanza da stargli dietro. Acosta è un tuttofare del centrocampo, un two-way midfielder con capacità di rottura e di costruzione allo stesso tempo, ma con una particolarità unica per la Mls: la lega americana è ricca di centrocampisti duttili che danno un contributo in entrambe le fasi, ma nessuno ha le qualità tecniche di Kellyn Acosta. In fase di possesso disegna traiettorie a tutto campo per muovere il pallone, può dribblare anche nel traffico e per calciare non rinuncia a usare il piede debole se necessario (il sinistro). Recentemente si è messo in mostra segnando anche diversi calci di punizione: le possibilità di incidere sulla partita, a soli 22 anni, sono già moltissime. Nonostante la giovane età, si sta imponendo come uno dei pilastri della Nazionale a stelle e strisce da quando Bruce Arena siede in panchina. Il ventaglio delle sue qualità è molto ampio, e ora, per fare il vero upgrade, dovrebbe portare tutto a un livello leggermente superiore.

Non male per un ragazzino

Diego Fagúndez, New England Revolution

Fagúndez è stato impiegato in tutte le posizioni della trequarti da quando è ai New England Revolution: esterno da entrambi i lati, trequartista, a volte mezzala con compiti offensivi. È un giocatore fortemente votato all’uno contro uno, produce occasioni da gol in serie creando superiorità numerica con dribbling, cambi di direzione e accelerazioni. Quando punta l’avversario può andare su entrambi i piedi, sia per arrivare sul fondo sia per convergere verso il centro e calciare, per questo è gioca indifferentemente su entrambe le fasce. Come molti giocatori con le sue caratteristiche spesso si intestardisce nel tentare la giocata, o ha dei momenti di appannamento quando allenta la tensione per qualche minuto. Ma sono colpe che gli si possono rimproverare solo se ci si dimentica che ha solo 22 anni. Non a caso, è sui radar di diversi club europei da diverso tempo. Pur essendo un classe ‘95, infatti, Fagúndez è in Mls da sette stagioni, e nel 2014, ancora teenager, ha sfiorato il titolo da protagonista con i suoi Revs. Il suo percorso di apprendimento è iniziato tanti anni fa, e nelle ultime – pessime – stagioni di New England sembra abbia subito un’interruzione. Impossibile che abbia raggiunto il prime della carriera così presto. Più probabile che sia semplicemente assuefatto a un contesto nel quale è rimasto più del dovuto: un trasferimento in un campionato con nuovi stimoli e nuove sfide sembra l’ideale.

Però potrebbe aver già segnato il gol della vita

Rónald Matarrita, New York City Fc

Immaginare l’inserimento nella terza linea di una squadra italiana o comunque europea di un terzino con caratteristiche prevalentemente offensive e senza alcuna esperienza in Europa è un esercizio difficile. Di sicuro non potrebbe essere un processo immediato. Ma Matarrita è un esterno basso classe ‘94 con alle spalle sei anni da professionista e 18 presenze nella Nazionale costaricana, e il City Football Group lo ha acquistato nel 2016 vedendo in lui le potenzialità per arrivare fino al Manchester. Paradossalmente sarebbe l’esterno ideale in questo momento per il City britannico, dove sostituirebbe l’infortunato Mendy. Il suo valore di mercato forse non toccherà quello del collega francese, ma le sovrapposizioni costanti sulla fascia, i tagli verso l’interno come sanno fare i terzini moderni e la capacità di sfornare assist dal sinistro delicato potrebbero renderlo un profilo appetibile anche per un super team. Non è un caso che nel gennaio scorso proprio Guardiola lo abbia tenuto un paio di mesi a Manchester ad allenarsi con la prima squadra. Prima di entrare in competizione con la concorrenza mostruosa che avrebbe ai Citizens dovrebbe migliorare alcuni aspetti del suo gioco: le lacune sono concentrate nella metà campo difensiva, dove soprattutto in fase di difesa posizionale deve migliorare nell’attenzione e nelle letture. Spesso compensa le mancanze con la reattività, che lo rende un cliente scomodo nell’uno contro uno, sia per piazzare l’intervento, sia nei recuperi (necessari quando l’irruenza lo porta a cercare un anticipo di troppo).

Prima si perde l’uomo, poi fa un recupero super. La fase difensiva secondo Matarrita

Jack Harrison, New York City Fc

Harrison è il gioellino dell’attacco di New York City, la spalla migliore per accompagnare David Villa. A soli 20 anni, il talento inglese sta giocando una stagione da protagonista assoluto nella Grande Mela con 10 gol segnati e 3 assist. Lo stile di gioco di Harrison è quello classico dell’ala che gioca sulla fascia opposta al piede forte, nel suo caso un mancino che gioca a destra, dotato tecnicamente e fulmineo quando punta il terzino avversario. Neanche a dirlo l’azione che preferisce è il movimento a convergere verso il centro del campo per calciare. Negli ultimi mesi, poi, ha aggiunto un’altra dimensione al suo gioco: quando la palla è nei piedi dei compagni più forti tecnicamente (quindi Villa, Maxi Moralez o Pirlo), taglia forte dal lato debole per inserirsi alle spalle della difesa. Un’arma che potrebbe tornargli utile in caso di trasferimento in una squadra dal tasso tecnico più elevato, in cui il numero di ricezioni da fermo potrebbe ridursi drasticamente. Fresco di convocazione nella Nazionale inglese Under 21, Harrison sembra già nel mirino di diversi club inglesi di prima fascia: un trasferimento in Premier sarebbe il più facile da digerire per lui, anche per questioni idiomatiche, ma probabilmente non avrebbe grosse difficoltà ad ambientarsi anche in contesti differenti.

Una compliation di difensori presi in giro da Harrison