Tre cose sull’ottava giornata di Serie A

Quanto è importante Paulo Dybala per la Juventus, la crescita della difesa del Napoli, le milanesi hanno ancora tanta strada davanti.

Dybala è imprescindibile

Il calcio di rigore sbagliato da Dybala a tempo scaduto non è il vero rimpianto della Juventus dopo la sconfitta con la Lazio. Più facile che Allegri stia pensando al calo di concentrazione di inizio ripresa, quello che ha permesso a Immobile di ribaltare il risultato. O alle difficoltà di Higuaín nel trovare il gol (sfortunato sabato). O ancor di più al rendimento dei nuovi arrivi. Perché l’estate bianconera aveva un obiettivo importante: rendere il 4-2-3-1 il modulo di riferimento – ironia della sorte, proprio il sistema usato a partire dalla sfida di ritorno contro la Lazio dello scorso anno –, quindi necessariamente serviva allungare le rotazioni in attacco. Gli arrivi di Douglas Costa e Bernardeschi dovevano dare ad Allegri la possibilità di pescare di volta in volta dal mazzo il tris migliore da piazzare alle spalle della punta. Ma dopo otto giornate le soluzioni vincenti sembrerebbero solo quelle che prevedono Dybala in uno dei quattro spot offensivi. Senza le sue invenzioni il ventaglio di opzioni offensive si riduce, e senza il suo movimento tra le linee il raccordo tra centrocampo e attacco va facilmente in cortocircuito. Anche contro la Lazio, l’argentino, dopo l’ingresso in campo, ha dato elettricità alla manovra bianconera, colpendo un palo che avrebbe potuto capovolgere per la seconda volta il punteggio. Poi ha fallito per la seconda volta di fila un calcio di rigore, qualcosa che non intacca, però, il peso specifico che assicura alla squadra.

C’è bisogno di più giocare così

Il primo posto del Napoli sta anche nella difesa

Contro una Roma che migliora di giornata in giornata il Napoli fatto il suo gioco per oltre un’ora senza correre grossi rischi: un lusso che quest’anno, all’Olimpico, si potranno concedere poche squadre. Poi i giallorossi si sono resi pericolosi nel finale, provando a pareggiare il gol di Insigne con Fazio e Dzeko, fermati solo dai pali e da Reina. Ma quello che stupisce sono proprio i minuti finali. Intanto perché sono gli unici in cui la Roma è riuscita a giocare come sa, poi perché il Napoli, diversamente dalla scorsa stagione, ha dimostrato di poter subire la carica a testa bassa di una grande squadra senza incassare gol. È questo il segreto nell’avvio di stagione del Napoli. Con i tre punti di Roma sono otto vittorie consecutive, 5 punti di vantaggio su Lazio e Juventus, 2 sull’Inter con uno scontro diretto da giocare nel fine settimana. Poi, ancora, 65% di possesso palla medio, 26 gol segnati e secondo miglior attacco d’Europa: solo il Manchester City ne ha fatti di più (29, contando i 7 di sabato). Il primato del Napoli si legge facilmente anche nei numeri, è vero. Per una volta, però, quelli difensivi sono all’altezza di quelli offensivi. Solo 5 i gol subiti in otto partite dai ragazzi di Sarri (miglior difesa con Inter e Roma): l’anno scorso, di questi tempi, nella casella dei gol subiti c’era un 9, quasi il doppio. E poi sono solo 13 i tiri in porta concessi, sintomo che la difesa ha davvero una marcia in più rispetto a dodici mesi fa. È scomparsa la necessità di fare la partita a ogni costo per 90’, e questa forse è la risorsa più utile che potesse trovare Sarri.

Le azioni pericolose della Roma

I problemi delle milanesi

Quello del posticipo dell’ottava giornata è stato uno dei derby che ha offerto lo spettacolo migliore nelle ultime stagioni. C’è tutto: la tripletta di Icardi, l’orgoglio del secondo tempo dei rossoneri, episodi e giocate decisive. Tutto a un livello tecnico che quasi avevamo dimenticato per il derby della Madonnina. Tuttavia, a leggere tra le pieghe della partita, il 3-2 nasconde le debolezze di due squadre che hanno ancora tanto da lavorare per competere per lo scudetto. L’Inter, per esempio, ha schiacciato il Milan nella sua metà campo per tutto il primo tempo, trovando anche il vantaggio a dimostrazione della superiorità nei primi 45’. Nella ripresa, però, c’è stata un’involuzione dei nerazzurri, costretti a rintanarsi negli ultimi trenta metri (c’è stato bisogno anche di un super Handanovic). In quel momento è uscito il Milan, con uomini e atteggiamento diversi. Ma ancora una volta Montella ha dovuto cambiare il piano partita a gara in corso per avere un Milan efficace, a dimostrazione che avere tra le mani la squadra più “cambiata” del campionato può essere una pericolosa arma a doppio taglio: per trovare il giusto assetto il tecnico rossonero dovrà lavorare più del previsto.

E comunque è stata una partita bellissima