Tre cose sulla dodicesima giornata di Serie A

La Roma matura e convinta di sé, un Genoa da riscrivere, una piccola rivincita delle squadre più deboli.

La Roma ragiona da grande

Sono passati quattro minuti di partita quando la Fiorentina fa girare palla a centrocampo. È uno di quei tipici momenti in cui le squadre “si-stanno-studiando”, come si dice, e la manovra lenta e ragionata dei giocatori viola ne asseconda la sensazione. Se non che Nainggolan pressa alto Badelj e gli porta via palla, mentre sono già saliti sulle fasce Gerson ed El Shaarawy, con il secondo che riceverà palla dal belga e la servirà poi al primo, che di sinistro firmerà il gol dell’1-0. È l’immagine di una Roma che non aspetta, non pondera, ma colpisce: quella del Franchi è la quinta vittoria esterna su cinque in campionato. Quando in trasferta si mette in campo così tanta aggressività, si è costantemente pericolosi (ventuno tiri totali, un’enormità), con una difesa alta che contribuisce ad accorciare la squadra e si riesce a fare sempre risultato, significa che la squadra gioca e ragiona da grande. È una consapevolezza la cui crescita è stata visibile soprattutto in Champions – la formazione fortunata ma tremebonda vista contro l’Atlético è diventata nel giro di poco tempo una squadra tosta che ha annichilito il Chelsea – ma che in campionato sta dando le conferme migliori. Come il fatto di avere la difesa meno battuta del torneo: sette reti incassate, una in meno del Napoli e due in meno dell’Inter, ancor più sorprendente se si pensa che quelli di Firenze sono i primi gol subiti lontano dall’Olimpico – con tutto quello che si era detto prima, difesa alta e così via. Ora la Roma è tra le primissime, con ancora una partita da recuperare (quella contro la Samp, a Marassi): virtualmente, la vetta è lontana solamente due punti.

L’azione del primo gol della Roma

Il Genoa si è buttato via anche quest’anno?

La partita contro la Sampdoria è stata esemplificativa della stagione del Genoa di Juric, esonerato dopo la sconfitta nel derby. Esemplificativa, e allo stesso tempo enigmatica. Il Genoa ha giocato alla pari con i blucerchiati, ha forse creato di più, soprattutto nel secondo tempo, eppure ha perso. La manovra, nei primi quarantacinque minuti, è stata verticale e prevedibile, tutta giocata sull’asse Izzo-Rosi, che provava, testardo più che caparbio, a sfondare sulla destra senza successo. Nel secondo tempo, con l’ingresso di Pandev, sono state provate altre soluzioni, ma la sensazione di poco ordine, e casualità nella creazione delle occasioni, è rimasta centrale. Il Genoa crea, ma crea in modo confuso e poco efficace. Un tifoso genoano, a questo punto, potrebbe pensare due cose, di segno opposto: che la qualità dei grifoni è troppo più alta di quella delle rivali più dirette per la retrocessione, e che di conseguenza la salvezza, ancora una volta, non sarà in dubbio – il Genoa ha un palleggio migliore delle rivali, con una precisione più alta; ma fa girare molto meno la palla. Il bicchiere mezzo vuoto, invece, si può guardare da molti versi: è una delle squadre che tira meno in tutto il campionato, segna meno di un gol a partita, il suo miglior realizzatore è Taarabt con due gol. In più, è evidente che Lapadula non è una prima punta che può reggere, fisicamente, un 4-3-3 come quello di Juric. Le alternative ci sono, la panchina, per una squadra da bassa classifica, è lunga, anzi lunghissima: contro la Samp c’erano Bertolacci, Lazovic, Palladino, Pandev, Pellegri. Non si può che migliorare, ma è un peccato, l’ennesimo anno, ritrovarsi sempre così.

La miglior occasione del primo tempo o forse della partita, sprecata così da Lapadula

Tenere in piedi un campionato (dal basso)

Qualcuno, il Benevento vincente a Torino, l’ha giocato. Perché in qualche modo era storia anche quella, puntare su una quota che per una partita di Serie A non era mai stata così alta (il 2 dei campani era dato a 35). È andata nel modo che tutti si aspettavano, con la vittoria della Juventus, eppure anche il provvisorio – e duraturo, più del previsto – vantaggio del Benevento ha confermato che, per quanto sia vero che il campionato a 20 squadre non va bene eccetera eccetera, partite scontate non ne esistono. Più che il Benevento, però, sono state due piccole nel weekend a sbattere i pugni sul tavolo e dire che in fondo sì, c’è da fare i conti anche con loro: Crotone e Spal. I calabresi hanno centrato la seconda vittoria consecutiva, vincendo a Bologna dopo il successo di Firenze: una prova di carattere, perché la formazione di Nicola ha ribaltato la situazione che li ha visti sotto nel punteggio per due volte. Pensando alle difficoltà iniziali del primo anno di Serie A, è lampante quanto sia cresciuta, sotto tutti i punti di vista, la formazione rossoblù. Momento positivo anche per la Spal che, dopo aver battuto il Genoa, ha raccolto sul complicato campo dell’Atalanta un punto prezioso, sfiorando persino il colpaccio. Sono esempi che restituiscono l’idea che il campionato non è spaccato a metà o in più pezzi, ma c’è sempre spazio per una competitività – seppur, ovviamente, non sempre automatica.

La rete che ha dato i tre punti al Crotone sul campo del Bologna