Il Burnley è quarto a sorpresa

Con la vittoria sullo Stoke e in attesa dei risultati delle rivali, la squadra di Sean Dyche ha raggiunto la posizione più alta degli ultimi 42 anni.

Ashley Barnes è un calciatore inglese naturalizzato austriaco, non è più giovanissimo e ha passato gran parte della carriera nelle serie minori inglesi. Ieri sera però è diventato l’eroe del Burnley: ha segnato all’ottantanovesimo minuto il gol che ha consentito alla squadra allenata da Sean Dyche di conquistare la vittoria e il quarto posto in Premier. In attesa delle rivali, il club del Lancashire raggiunge la posizione più alta del club negli ultimi 42 anni, quando si piazzò temporaneamente secondo nella First Division del 1974/75. Il Burnley ha al momento 31 punti, ed è alle spalle soltanto di squadre come Chelsea, Manchester United e City, con Liverpool, Arsenal e Tottenham.

Nel dopo-gara, Sean Dyche, l’allenatore, ha cercato di smorzare gli entusiasmi tenendo tutti con i piedi per terra: «42 anni sono giusto un po’ meno di 43. Sono orgoglioso di ciò. The proudest man in Proudsville. Ma dobbiamo già pensare alla prossima partita. Il calcio è fatto di realtà ma anche di sogni. Certo per noi è difficile vincere tutte le partite a questo livello, ma il Leicester ha mostrato che si può sognare nel calcio».

Il gol a ridosso del fischio finale, realizzato da Ashley Barnes

La sfida contro lo Stoke non è stata esattamente un saggio sul bel calcio, le due squadre hanno avuto una percentuale di passaggi riusciti del 64% e con lo Stoke superiore al Burnley nei primi 45 minuti. Una gara fisica come se ne vedono tante in Premier, con oltre 70 duelli aerei totali. La mossa decisiva è arrivata al minuto 71, quando Dyche ha sostituito Jeff Hendrick con Ashley Barnes, decidendo di fatto le sorti della gara. In generale, i Claret giocano un calcio estremamente pragmatico, con il possesso palla spesso lasciato nelle mani degli avversari e una preferenza per i lanci a cercare il fisico di Sam Vokes. Ma la squadra di Dyche può contare anche sulla solidità difensiva di un reparto che vede Tarkowski, Mee, il portiere Pope e Brady tra i migliori per rendimento di tutta la rosa. Il Burnley sembra un’anomalia, e con le sole 12 reti subite ma anche le 16 segnate è contemporaneamente tra i migliori reparti arretrati del torneo inglese ma tra i peggiori attacchi al contempo. Il Burnley ha battuto di misura Chelsea, Everton, Newcastle e Southampton. La vittoria di inizio stagione a Stamford Bridge è certamente la più importante, con la squadra di Dyche che era addirittura in vantaggio per 3 a 0 dopo soli 39 minuti.

I (pochi) gol segnati fino ad ora dalla squadra sono stati realizzati principalmente da Chris Wood, attaccante neozelandese arrivato quest’estate dal Leeds United. Wood è alla sua prima stagione di Premier League da titolare – aveva giocato una sola partita con il West Brom nel 2011, a 20 anni, e 7 con il Leicester nel 2014/15 – ed è un classe 1991. Ha militato in molte squadre inglesi di Championship e League One, tra cui Brighton & Hove, Birmingham City, Bristol City, Millwall, Ipswich e, appunto, Leeds. Se Wood ha segnato 4 gol, 3 li ha messi a segno Sam Vokes, gallese, 28 anni, alla sua sesta stagione al Burnley. L’anno scorso Vokes era stato il capocannoniere della squadra in Premier, con 10 gol, ma non un titolare fisso: ha iniziato 21 partite, entrando in campo dalla panchina in 16 altre. Anche quest’anno per il gallese le cose sono simili: è stato schierato titolare 4 volte, e 7 volte ha giocato da subentrante. Una delle rivelazioni del Burnley 2017/18 è Jack Cork, arrivato dallo Swansea in estate non giovanissimo (è un classe 1989): a novembre si è guadagnato la prima convocazione in Nazionale (inglese) della sua vita. Altri nazionali sono Steve Defour, a lungo titolare nel Belgio, arrivato la scorsa stagione dall’Anderlecht dopo essere passato da Porto e Standard Liegi, Scott Artfield, nato in Scozia ma arruolato dal Canada, titolare nei Clarets da 5 stagioni, e Johann Gudmundsson, ex Charlton e AZ Alkmaar, più di 60 presenze con la Nazionale islandese.

Il club vanta in bacheca anche due titoli di campione d’Inghilterra (1913 e 1960), e due promozioni in Premier League nelle ultime tre annate con Sean Dyche in panchina. La proprietà è completamente “made in England” e il presidente Mike Garlick è nato appena a duecento yard dallo stadio del club, il Turf Moor. Lo stesso Dyche aveva dichiarato in un’intervista a Undici, in cui si analizzavano le possibilità futuro del progetto Burnley che l’obiettivo era «arrivare tra le top ten del campionato, ma continuiamo a vivere partita dopo partita. Il club adesso è forte sia come strutture, sia come rosa, tanto da potermi permettere di variare tra il 4-4-2 di base e il 4-1-4-1 o il 4-5-1: una cosa del genere era impensabile durante l’ultima avventura in Premier. Rispetto a tante rivali non abbiamo grandi risorse economiche, nulla è scontato, ma gradualmente puntiamo a crescere per provare a restare in alto. Che, non lo nego, garantisce grandi profitti, specie grazie agli accordi televisivi». La missione, per ora, sembra riuscita.