Cosa ha detto Luis Suárez a The Players’ Tribune

Si parla del morso a Chiellini, ovviamente, ma anche di altro.

Ancora imbattuto, con nove punti di vantaggio sull’Atlético Madrid secondo in classifica, e un’incredibile +19 sul Real Madrid, il Barcellona sta vivendo una stagione prossima alla perfezione. Uno dei grandi meriti di Valverde, arrivato la scorsa estate, è stato ricompattare lo spogliatoio sfiduciato dopo una stagione con troppe luci e poche ombre, e dopo il vuoto lasciato dalla partenza di Neymar. In pochi mesi il clima in casa Barça è cambiato totalmente: i risultati di squadra fanno da traino per i singoli giocatori, che viaggiano su ritmi insostenibili per chiunque, in Spagna e in Europa. Uno di quelli che ha beneficiato maggiormente dell’arrivo di Valverde sembra essere Luis Suárez. L’ex Liverpool aveva iniziato la stagione sottotono, ma con il passare delle settimane ha ritrovato la forma, poi la convinzione, ora i gol – che negli ultimi tempi arrivano uno dopo l’altro (secondo nella classifica marcatori della Liga con 13 reti).

Proprio in questi giorni in cui va tutto per il verso giusto, Suárez ha trovato la forza per tornare su alcuni episodi delicati della sua carriera in un pezzo su The Players’ Tribune in cui è affiancato da Piqué. In particolare, ha ricordato due momenti vissuti con la Nazionale. Uno è quello del morso a Chiellini durante i Mondiali in Brasile del 2014, un gesto per il quale non venne espulso. «Mi sono subito reso conto di quello che avevo fatto» – ha detto l’attaccante Blaugrana ricordando quei minuti caldissimi durante l’ultima partita del girone – «infatti non ho esultato nemmeno dopo il gol di Godín, perché stavo già pensando alle conseguenze. Tornato nello spogliatoio ho subito parlato con mia moglie e con i miei figli. Volevo piangere e negare tutto. È stato un momento doloroso che mi ha ferito».

L’intervista tra i due compagni di squadra

Quel morso gli costò 9 turni di squalifica con la Celeste e ben quattro mesi di sospensione da partite ufficiali con i club, proprio nell’estate in cui il Barcellona stava definendo il suo acquisto. Tra le altre cose, l’uruguaiano era arrivato ai Mondiali da capocannoniere delle qualificazioni, e dopo una stagione brillante al Liverpool che gli valse il titolo di miglior giocatore della Premier League. «Oltre al Mondiale temevo di aver bruciato anche la possibilità di trasferirmi al Barcellona. Nei giorni successivi invece Zubizarreta e il presidente mi hanno detto di stare calmo perché il Barça mi voleva ancora. A quel punto, non ho vergogna a dirlo, mi sono messo a piangere perché nonostante il periodo che stavo attraversando avevano scelto di affidarsi a me, accettando tutto quello che era successo. Sarò sempre molto grato a loro per questo», continua il Pistolero.

Il morso a Chiellini non è necessariamente il momento clou della carriera di Suarez in Nazionale. C’è un episodio del 2010 – sempre ai Mondiali, stavolta in Sudafrica – che potrebbe valere un ex aequo. Erano i quarti di finale contro il Ghana, mancavano pochi secondi alla fine del secondo tempo supplementare e i rigori sembravano scontati. Sugli sviluppi di un calcio piazzato in favore della formazione africana, verosimilmente l’ultimo della partita, il 9 dell’Uruguay salva con la mano sulla linea di porta un colpo di testa di Dominic Adiyiah (una meteora in Italia dopo una carriera brillante con le selezioni giovanili delle Black Stars) con Muslera già superato. Rigore ed espulsione. Poi Asamoah Gyan sbaglia dal dischetto e ai successivi calci di rigore la Celeste vince e va in semifinale. «Quando ho lasciato il campo ho provato una stranissima sensazione: ero sconfortato, poi arrivò la soddisfazione del passaggio del turno. Ho rischiato e ho ricevuto critiche per aver compiuto un gesto antisportivo, ma non ho picchiato nessuno. Ho esultato per un gesto azzardato, ma che alla fine ha portato bene».