Uno contro uno: De Bruyne ⋁ Pogba

I leader tecnici dei due Manchester a confronto, e una diversa capacità di incidere in mezzo al campo.

Le voci che vorrebbero Paul Pogba non ancora in grado di incidere allo United vengono continuamente smentite dai numeri: dopo la vittoria per 3-0 sullo Stoke City, il francese (protagonista assoluto con due assist, quattro passaggi chiave, altrettanti dribbling riusciti, otto lanci lunghi andati a buon ne) ha allungato a 35 la propria striscia di partite di Premier senza sconfitte. E non solo: oltre ad essere stato coinvolto direttamente in 14 gol nelle sue ultime 14 gare di campionato (quattro reti e 10 assist), ha raggiunto Kevin De Bruyne e Leroy Sané in testa alla classifica dei passaggi vincenti a quota nove, giocando, però, rispettivamente dieci e sette gare in meno rispetto ai rivali a causa di infortuni e squali che. Insomma, come direbbe Mourinho, «lo United sta diventando la sua squadra: penso che sia felice di come sta giocando e del modo in cui la squadra sta cambiando la propria fisionomia andando nella sua direzione».

La grande prestazione di Pogba contro lo Stoke City

Harry Edwards su Squawka ha scritto che «Pogba è importante per lo United allo stesso modo in cui lo è De Bruyne per il City»: pur dovendo tenere conto delle inevitabili di erenze tra le due squadre, spiega l’elevata incidenza delle prestazioni individuali di entrambi su quelle dei rispettivi collettivi, attraverso un’interpretazione diversa del ruolo di mezzala a tutto campo. Vale a dire il dettaglio che non rende fuori luogo il paragone tra il miglior giocatore tout court della stagione e quello che, dati e statistiche alla mano, sta disputando una delle sue annate più produttive. Lo ha sostenuto anche James Robinson qualche tempo fa sul Manchester Evening News: «Davvero il paragone può essere considerato così oltraggioso? Quando Pogba è in campo cambia completamente il ritmo del battito della squadra di Mourinho e, non a caso, nei suoi due mesi di assenza per infortunio, De Bruyne si è affermato come il giocatore di spicco del rampante City di Guardiola».

La centralità e il controllo

Il primo fattore di cui si deve tenere necessariamente conto è il contesto tecnico: il Pogba e il De Bruyne attuali sono dei giocatori completamente diversi rispetto al loro recente passato, la cui evoluzione è dipesa dalla necessità di adattarsi in fretta in un sistema all’interno del quale sono chiamati a recitare un ruolo assolutamente di primo piano. Il francese, dopo le iniziali difficoltà ad agire da trequartista nel 4-2-3-1 di uno United privo di un’identità ben definita (l’idea di base di Mourinho era quello di avvicinarlo il più possibile ad Ibrahimovic), ha tratto giovamento dal successivo 4-3-3 spurio in cui, alternandosi con il trequartista di riferimento (Mkhitaryan prima, Lingard poi), è tornato ad occupare la posizione di mezzala sinistra, diventando molto più centrale in fase di costruzione della manovra rispetto al periodo juventino (quasi 70 passaggi di media a partita nel 2017/18) e facilitando la risalita del campo per vie centrali: l’ideale per una squadra con qualche difficoltà di troppo nell’uscita dal lato palla e che mira a restringere il più possibile il campo per far valere la maggiore fisicità dei suoi interpreti.

Trascinatori a confronto

Il belga, di contro, rappresenta probabilmente l’esperimento più riuscito di Guardiola negli ultimi cinque anni: come ha scritto su queste pagine Alfonso Fasano, De Bruyne «è la nuova frontiera dell’interno, è l’implementazione di una qualità creativa superiore in una zona di campo in cui avviene la costruzione della manovra, non solo la sua rifinitura, senza rinunciare a un supporto in fase di non possesso», in un ideale compromesso tecnico che assecondi sia il suo background di esterno offensivo che le necessità del gioco posizionale. Ovvero l’ideale manifesto del City 2.0 dell’allenatore catalano in cui la ricerca dello sfruttamento del campo tanto in ampiezza quanto in profondità passa attraverso la razionalizzazione del talento dei singoli, indipendentemente dalla posizione occupata. In entrambi i casi, comunque, la sensazione di controllo complessivo esercitato da due giocatori su entrambi i lati del campo trova il conforto dei numeri: totalmente a loro agio nell’alternanza del gioco sul lungo-corto e con una precisione del tocco che s ora costantemente l’85%, De Bruyne ha completato 1362 dei 1639 passaggi tentati in campionato, a fronte del 752/890 di Pogba, con una maggiore propensione alla verticalità della giocata del secondo rispetto al primo (quasi il 67% dei suoi passaggi è in avanti, rispetto al 60 del numero 17 del City); dal punto di vista, difensivo, poi, se il belga ha comunque tentato più tackle rispetto al francese (88 contro 40, anche in virtù delle dieci partite di differenza), quest’ultimo ha una miglior percentuale di successo nel fondamentale (40% sui quasi 4 tentati ogni 90’ vs 36% sui 3.8) oltre che una maggiore attitudine alla copertura in fase di non possesso (due azioni difensive di media a partita contro una).

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Confrontando le heatmap e le passmap di De Bruyne contro il Watford (sopra) e di Pogba contro lo Stoke City (sotto), è possibile spiegare la diversa interpretazione del ruolo da parte dei due protagonisti: al netto di una pass accuracy sostanzialmente paritetica, il belga tocca molti più palloni ed è in grado di creare un maggior numero di occasioni da rete, mentre il francese grazie alla sua debordante fisicità riesce a coprire fette di campo più ampie, senza rinunciare alla necessaria qualità in fase di costruzione/rifinitura dell’azione

Stile ed eleganza

È però nella metà campo offensiva che le differenze tra i due, concettuali e di visione prima ancora che tecniche o siche, si mostrano in tutta la loro evidenza. De Bruyne è un calciatore dalla natura marcatamente associativa, alla costante ricerca del “passaggio perfetto” (o, almeno, di quello più adatto alla singola situazione) e che cerca di ricondurre il concetto di creazione della superiorità numerica e posizionale nell’ambito della funzionalità di un sistema costruito sul read and react: il dribbling, il passaggio, lo scambio corto, il cambio di fronte del gioco sono solo i mezzi che devono tendere al ne della ricerca dello spazio utile da attaccare con l’ultimo passaggio, falsando i tempi della rotazione difensiva avversaria. Una situazione che Jack Austin ha fotografato perfettamente sul The Independent, definendo il belga come «il maestro del “passaggio prima del passaggio”, in grado di trovare in ogni partita quei due/tre corridoi impensabili che il resto dei giocatori non trovano nemmeno nel resto della propria carriera».

Una raccolta dei migliori passaggi di De Bruyne con la maglia del City. In questa stagione, al di là degli assist vincenti, il belga si sta segnalando per i quasi 2,6 passaggi chiave a partita: Prendendo ancora in prestito le parole di Austin: «Questo è il motivo per cui Sané e Sterling stanno rendendo così tanto: loro hanno bisogno solo di una traccia da percorrere, a trovarla ci pensa il gps di De Bruyne»

Pogba, al contrario, essendo il giocatore che dribbla di più (2.62 tentativi ogni 90’, con una percentuale di successo del 72%: comunque inferiore al 79% di De Bruyne che, però, prova a saltare l’avversario diretto meno di due volte a gara) della squadra che dribbla di più (quasi 20 tentativi a partita), è la perfetta sintesi della reattività di un sistema in cui ogni giocata, più che la diretta conseguenza dell’organicità del collettivo, è espressione dell’intuizione estemporanea inquadrata in un continuo processo di problem solving. Pogba è certamente meno lineare e continuo del belga nell’arco dei 90 minuti, ma è probabilmente il giocatore più adatto a trovare il colpo risolutivo nelle giornate in cui il piano partita predefinito mostra delle falle non tappabili nell’immediato. Nel definire il francese «più creativo di De Bruyne», Sam Morgan ha scritto sul The Sun che «la ratio e l’istinto di Pogba per l’assist sono migliori di quelli di qualsiasi altro giocatore dei top cinque campionati europei».

Il meglio di Pogba in versione playmaker/assist-man

Concretezza ed efficacia

Se le tre reti finora realizzate di Pogba non risultano pesantemente penalizzanti nel confronto non solo con De Bruyne (sei le sue marcature, con una media di 0,27 perfettamente allineata allo 0,24 del francese), lo sono in relazione del suo ultimo periodo alla Juventus (10 gol e 16 assist nel 2015/16). Dal punto di vista dell’e cacia complessiva delle giocate nell’ultimo terzo di campo l’analisi si fa però più complessa. L’ex bianconero, anche in ragione delle 10 gare saltate, crea mediamente un’occasione da rete in meno rispetto all’antagonista, ma ha un rapporto migliore in termini di assist per partita (0,7 contro 0,4) e di conversion rate delle occasioni create (33% rispetto addirittura al 13%). In questo caso, però, si tratta di dati legati a doppio lo all’andamento complessivo della squadra, con la forbice a vantaggio di De Bruyne che nisce inevitabilmente per dilatarsi. Scrive ancora Ewards: «Pogba può ragionevolmente pensare di avere una stagione migliore dal punto di vista individuale e misurabile attraverso le statistiche, che però non possono essere del tutto utili a tracciare un quadro de nitivo del suo rendimento. Del resto, non si può non sostenere che la sua controparte belga abbia avuto un impatto maggiore e migliore nel corso dell’attuale campionato».

Who wins?

Al di là di tutto, comunque, è impossibile operare un confronto diretto tra i due che esuli dalle valutazioni sull’impatto che le loro prestazioni hanno sull’economia delle rispettive squadre. Da questo punto di vista, e operando i necessari distinguo relativi a caratteristiche di base, interpretazione del ruolo e compiti richiesti dai propri allenatori, il bilancio appare in perfetta parità. Il fatto che De Bruyne riesca a massimizzare il proprio rendimento all’interno di uno dei sistemi calcistici più avanzati dell’ultimo decennio non toglie nulla a quanto Pogba riesca a fare in un contesto molto meno godibile per fluidità e organizzazione, ma che comunque riesce ad attestarsi su un buon livello di competitività anche grazie a lui. In fondo si tratta dello stesso ragionamento che guida la scelta del Most Valuable Player delle leghe americane: al momento, si può dire che De Bruyne meriti di essere considerato il principale (se non unico) candidato al titolo di giocatore dell’anno, così come è doveroso riconoscere a Pogba lo status di stella riconosciuta e riconoscibile del principale campionato europeo.