Tre cose sulla ventiduesima giornata di Serie A

Se l'Inter si ferma con il digiuno di Icardi, il Milan riparte con la classe in mezzo al campo di Calhanoglu.

All’Inter mancano i gol “degli altri”

Contro la Spal è arrivata la settima partita consecutiva senza vittorie per l’Inter: un pareggio che muove la classifica – il segno X appare sulle gare dei nerazzurri da quattro turni di fila – ma che non può soddisfare Spalletti, soprattutto in termini di produzione offensiva. Il gol dell’Inter al Mazza è arrivato solo grazie a una deviazione maldestra di Vicari su cross di Cancelo, forse il più positivo tra gli ospiti. Per il resto, però, davvero troppo poco: sei conclusioni in porta, l’unica realmente pericolosa capitata sui piedi di Vecino per il potenziale 2-0 – l’uruguaiano, però, ha indirizzato il pallone troppo centralmente, facilitando l’intervento di Meret. Dal capocannoniere della squadra, Mauro Icardi, pochi segnali: un solo tiro, sul finire del primo tempo, una innocua girata terminata molto distante dalla porta.

Per quanto un momento di flessione nel rendimento di Icardi sia da mettere in conto, l’Inter continua a dipendere dai gol del suo centravanti. Nelle sette gare citate, in cui l’Inter non è riuscita a vincere, l’argentino ha segnato solo due volte: eppure, è la metà delle reti totali realizzate dai nerazzurri (nel computo ci vanno l’autorete di Vicari e il gol di Vecino, contro la Roma settimana scorsa). Il 50 per cento del contributo di Icardi nel periodo negativo dei nerazzurri è addirittura maggiore del 48 per cento (16 su un totale di 33) delle prime 15 giornate, quando l’Inter andava a una media di 2,6 punti a partita (ora la squadra di Spalletti procede a una lentissima media di 0,71). Sono proprio i gol degli altri a mancare all’Inter: sono otto i giocatori a essere andati a segno in questo campionato (la Juventus ne ha 13, il Napoli 11). Dietro il numero nove, Perisic è a quota sette, mentre gli altri – Brozovic, Skriniar, Vecino, D’Ambrosio, Eder, Borja Valero – sono tutti sotto quota quattro. Segno di come la fase offensiva dell’Inter continui a reggersi sul proprio capitano: gli esterni, Candreva in primis, giocano soprattutto per lui, e gli inserimenti dei centrocampisti, tolti Vecino e l’ancora ondivago Brozovic, sono timidi e infruttuosi. Rafinha potrebbe essere, nelle prossime gare, un aiuto prezioso: sei reti in diciotto presenze lo scorso anno in Liga.

L’unico tentativo di Icardi verso la porta

Calhanoglu ha trovato il suo posto

La terza vittoria consecutiva del Milan è arrivata inaspettata, nonostante la crescita della squadra nelle ultime due settimane: non solo ha battuto la Lazio, la squadra più in forma del campionato, ma l’ha fatto con un atteggiamento coraggioso e offensivo che ha spesso costretto i biancocelesti alle corde. Uno dei migliori in campo della partita, inaspettatamente dopo un inizio di stagione tra i peggiori della squadra, è stato Hakan Calhanoglu. Giocatore abituato a un calcio verticale, rapido e offensivo, si è trovato da subito meglio con l’impostazione tattica di Gattuso rispetto a quella di Montella, che puntava maggiormente sul possesso palla. Calhanoglu gioca in una posizione simile ma più offensiva, in alto a sinistra. Continua a toccare molto il pallone, ma si accentra di più ed è da qui che si rende più pericoloso: il 55 per cento dei suoi key-passes parte dalla zona tipica del “10”, una zona che ha occupato anche ieri, nella vittoria contro la Lazio, con ottimi risultati. Subito, al minuto 10, riceve palla tra le linee, a pochi metri dall’area, e salta nettamente il difensore della Lazio andando al tiro, potente e angolato, che viene parato poi da Strakosha. Si trova un po’ a metà strada nella copertura difensiva di Marusic, ma si fa perdonare più avanti: al minuto 38 c’è un cross pericoloso di Suso che non incontra nessuno, e che nasce da un suo ostinato duello contro Lulic e De Vrij per recuperare palla. Soprattutto, in occasione del gol di Bonaventura, quello del definitivo 2-1, i due difensori della Lazio seguono il suo taglio, e lasciano libero il numero 5 ex Atalanta di colpire di testa. Sulla punizione-assist a Patrick Cutrone possiamo anche sorvolare: che i suoi piedi fossero preziosi ce n’eravamo già accorti. Questo Calhanoglu può essere utilissimo a Gattuso perché capace di un gioco rapido, che ama giocare il pallone appena ricevuto, e sa passare e tirare in pochissimo tempo.

Prima si accentra e tira, poi porta via le marcature a Bonaventura

Il pomeriggio “da big” del Verona

Per ritrovare il Verona che segna quattro gol in una sola partita bisogna tornare indietro di mesi: era metà settembre e i veneti battevano per 4-0 la Triestina in un’amichevole estiva. Una differenza di +3 reti mancava dal 3-0 interno sul Milan, e quella vista ieri sembra una squadra che soltanto per sbaglio è sul fondo della classifica. Non può essere solo una partita a indicare la strada di una stagione intera, ma l’Hellas visto contro la Fiorentina ha mostrato finalmente ciò che può essere l’arma in più nella corsa salvezza: la qualità. Più della Spal, più del Benevento, forse più del Crotone, il Verona ha dalla sua giocatori con il giusto mix di esperienza e freschezza. Il mercato di gennaio è stato finora importante: tutti i quattro gol della squadra di Pecchia sono arrivati dalle fasce, due grazie a Romulo, il veterano, che sembra essersi finalmente ritrovato, e due grazie ai nuovi arrivati Matos e Petkovic. Sia Matos che Petkovic sono giocatori offensivi che si muovono molto e segnano poco, capaci di saltare l’uomo con facilità e mettere la palla al centro. Il primo l’ha fatto vedere al meglio a Trapani, il secondo, forse, tra Carpi e i primissimi tempi a Udine. Kean, se opportunamente servito, ha sempre segnato moltissimo. Con questi interpreti il Verona può non soltanto giocarsi la salvezza a viso aperto, ma anche mettere in difficoltà squadre che galleggiano, ora, a metà classifica.

Un pomeriggio che a Verona non ricordavano da un po’