Lavagnette – Cos’è un superuomo?

Il modello di "giocatore totale" è stato adattato, negli ultimi tempi, su Bale. Ma è fallito. Quindi, a chi possiamo guardare?

La narrazione calcistica, negli ultimi anni, si è più volte soffermata nel ricercare il prototipo di calciatore che avrebbe contrassegnato gli anni Venti del Duemila. In particolare, l’avvento di Gareth Bale in concomitanza con la crisi dei “fenomeni” dovuta a un gioco più duro (Adriano, Ronaldo) aveva fatto gridare a un nuovo “superuomo” in grado di rivoluzionare gli schemi calcistici del futuro.

Ma prima di tutto: che tratti ha questo superuomo calcistico? Esso si può definire come un mix di:

1) Predominanza fisica o mentale: il superuomo deve essere perennemente più veloce, rapido o potente degli avversari;

2) Orientamento all’obiettivo finale: l’uso della superiorità non deve essere fine a se stessa, ma orientata al gol e alla vittoria delle partite;

3) Impressione di continuità: il giocatore deve dare la sensazione di essere in grado di applicare in qualsiasi momento la sua superiorità;

4) Decisività: il giocatore deve saper essere decisivo in momenti bloccati del match per alzare la squadra e favorirne il vantaggio.

L’antenato del superuomo e precursore di quello che sarà lo standard di potenza richiesta ai top player: Ronaldo

Seguendo questa definizione, ai tempi del suo trasferimento dal Tottenham al Real Madrid Bale era considerato il superuomo venuto dal futuro, e sulla cui base si sarebbero dovuti plasmare i giocatori del domani come i vari Pogba, Mbappé, Dembelé, e così via. Basti pensare all’attenzione dedicatagli dai media nel periodo delle trattative coi madrileni, e alla generosa cifra versata dagli spagnoli nelle casse del Tottenham. Le sue prestazioni contro l’Inter sono ormai troppo note per essere menzionate come dimostrazione di ciò. Il gallese era in grado di sfruttare praticamente il 100% dei contropiedi degli speroni che si svolgevano nella sua fascia di competenza.

Col passare degli anni l’attenzione attorno alle prestazioni di Bale è chiaramente diminuita, e questo al netto degli infortuni, con un calo delle prestazioni graduale, anche se non prettamente in termini numerici. Infatti il numero di goal e assist è rimasta più o meno invariata, una diminuzione non drammatico, ma è interessante notare come un suo assist o un gol a sbloccare il match o a far portare a casa il risultato sono eventi sempre più rari. Riesce a esprimersi ai livelli che ci aspettiamo a vantaggio garantito, e qui vedremo il perché. Parimenti anche la ricerca e lo sviluppo di possibili cloni è andata un po’ scemando, dopo il fallimento di qualche promessa, come vedremo più avanti.

Cos’è successo? Beh, anzitutto l’idea del superuomo, a livello mediatico, è molto esagerata rispetto a quella che ne hanno i direttori sportivi e richiede sempre un evento o una giocata stra-ordinaria da parte del giocatore preso in causa. Un’ottima partita non coronata da un goal da 50 metri o da un dribbling su 4 uomini risulterà sempre in una prestazione normale. Ma andando oltre alla “pancia” mediatica della situazione, c’è anche un’altra ragione per cui la figura del superuomo, e in particolare quella di Bale, è andata scemando. In particolare, in Spagna, gli anni recenti hanno visto un periodo di transizione a livello tattico per cercare di arginare la prepotenza fisica del Real Madrid e la predominante corrente del tiqui-taca nelle altre squadre, Barcellona su tutte. Si è diffusa in quasi tutte le squadre la scelta di una difesa molto alta, composta di due centrali molto fisici – ma con capacità di impostazione – e di due terzini bloccati atletici e aggressivi che si sovrappongono in fase offensiva con sempre minore insistenza. Per ovviare quindi a una carenza di uomini in attacco il gioco della squadra media spagnola si è velocizzato a metà campo con passaggi brevi, molti cambi di gioco e verticalizzazioni improvvise.

In questa situazione si può intuire come gli strappi di Bale non solo sono più facilmente contrastabili, ma risultano anche essere meno incisivi e soprattutto appariscenti. È difficile prendere palla nella metà campo ed essere devastante contro difese schierate e raddoppi sistematici. In confronto, erano molto più facili gli anni al Tottenham o i primi al Real, quando il diretto marcatore era spesso costretto a recuperare rispetto alla sua posizione di partenza e raramente il raddoppio era attuabile a causa della velocità dello scatto.

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Ennesima azione velocissima del Real che domina la partita persa contro il Villarreal. I movimenti oliati del centrocampo funzionano benissimo e in pochi passaggi riescono a mettere Isco oltre la linea dei centrocampisti. La difesa alta e stretta degli avversari però non permette a Bale nessuna opportunità di ricevere un filtrante sulla corsa. La palla gli arriva sui piedi dopo essere tornato in posizione regolare ma la sua velocità di esecuzione nello stretto non è la stessa dei compagni più brevilinei e perde l’occasione per l’uno-due con Isco. Dribbla l’avversario da posizione defilata e prova un destro che si spegne di molto a lato.

Questo video rende ancora meglio la situazione. Verticalizzazione molto veloce del centrocampo madridista. Modric ha il tempo per servire Bale (che qui vediamo largo sulla sinistra) ma preferisce passarla a Cristiano Ronaldo che con intelligenza si è allargato ed ha tenuto qualche metro tra sé e il marcatore così da poter mettere in moto la sua qualità atletica e di dribbling. Bale invece si fa trovare troppo schiacciato, anche nel proseguo dell’azione non riesce mai a sfruttare con decisione i cambi di direzione per prendere vantaggio e Cristiano Ronaldo farà azione da solo. Se non è lanciato in campo aperto, Bale fa fatica ad esplodere il suo potenziale, e anzi si ritrova ad essere una pedina in meno per la sua squadra.

Inoltre, questo mix di difesa alta e terzini aggressivi e meglio posizionati ha portato alla diminuzione di quell’aspetto del gioco che può essere considerato come la scena madre di qualsiasi esibizionismo dei nostri superuomini: il contropiede. Le abilità super-normali infatti diventano evidenti, e perciò aggredibili dai media, non appena si presenta la possibilità di dimostrarle nella loro totalità: e quale occasione migliore di un’azione personale in campo aperto? Prendendo sempre Bale come punto di riferimento, la prova del 9 la si può avere ricordando di come aveva deciso la finale di Coppa del Re del 2014.

Questo stile di gioco che limita i contropiedi e obbliga a una manovra più ragionata ha cominciato a propagarsi in tutti i maggiori campionati europei, partendo prima con le squadre di maggiore respiro internazionale. Il nuovo paradigma offerto dal calcio spagnolo ha costretto le principali compagini anche italiane ad adeguarsi al loro stile di gioco. Nonostante una ancora presente resistenza dei sistemi difensivi usati a metà degli anni Duemila, alcune eliminazioni dalle coppe europee causate da squadre spagnole hanno portato a delle imitazioni del gioco spagnolo, verso una generale velocizzazione del gioco. Per esempio, Napoli e Fiorentina (forse non a caso malamente sconfitte da Villarreal e Siviglia) hanno modificato drasticamente la loro struttura di gioco optando per un modello basato maggiormente sul fraseggio basso e una difesa più alta e aggressiva. Un caso ibrido è rappresentato dalla Juventus: le due recenti sconfitte iberiche in Champions hanno delineato una via a maggior tasso tecnico e aggressivo dalla metà campo in su pur non rinunciando ancora a una copertura difensiva molto compatta.

Il presente scenario, dunque, è di una maggior difficoltà di esibizione dei superpoteri da parte dei cosiddetti superuomini a causa di uno sviluppo del gioco che ha ridotto sia lo spazio che il tempo di azione. Ne consegue che rispetto a qualche stagione fa ora risulta difficile anche solo ripensare ai suddetti giocatori in questi termini.

Stessa sorte ma scenario un po’ diverso per Paul Pogba. Anche lui con le stimmate del superuomo, stavolta rapportate al centrocampista e non all’ala, col trasferimento in Inghilterra si è trovato a passare da un gioco che gli permetteva di giganteggiare nello stretto al limite dell’area ed esplodere il suo destro, a un gioco tutto corsa e fisicità in cui arriva spesso in ritardo a partecipare all’azione offensiva.

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Tenendo conto che Pogba ha giocato una partita in meno, si può comunque notare come il suo apporto al Manchester United se paragonato a quello di Aaron Ramsey in una squadra in crisi di risultati come l’Arsenal è molto molto simile. In particolare, i tiri nello specchio e le chances create saltano particolarmente all’occhio, mostrando numeri di certo non coerenti con l’idea di superuomo. Pogba, faticando ad essere nel vivo della veloce manovra offensiva costruita dai Red Devils, non è più in grado di mettere a disposizione dell’attacco il suo strapotere fisico e tecnico. (fonte: Premier League)

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In questo fermo immagine si riesce e cogliere perfettamente quanto descritto sopra. L’azione si sviluppa rapidamente e verticalmente dal terzino destro dello United complice una difesa del Southampton molto bassa – come lo sono da tradizione quelle delle squadre inglesi. Pogba è completamente tagliato fuori e nel momento in cui Rashford si ritrova con la palla tra i piedi e si gira per aspettare uno scarico Pogba si trova appena oltre il cerchio di metà campo. 20 metri più avanti avrebbe saputo essere letale e sfruttare appieno le sue abilità.

Sarà interessante seguire il percorso di Mbappé, ultimo nella lista dei prescelti, nel momento in cui dovrà giocarsela al di fuori dei confini francesi. Ma, se ci possiamo concedere un azzardo, siamo portati a credere che anche la sua aura possa essere destinata a diminuire nel corso del prossimo lustro. Anche lui infatti fa del contropiede la sua arma principale, e se imbrigliato da difese dalla linea alta e compatta utilizza la sua capacità di dribbling per saltare l’uomo salvo poi ritrovarsi in una zona del campo in cui non riesce a essere efficace. Fortunatamente le squadre francesi sono mediamente molto lunghe e riesce, quindi, a esprimersi al meglio durante gran parte del campionato.

Insomma, negli ultimi anni le squadre medio forti di quasi tutta Europa sono riuscite prima a prendere le misure dei giocolieri brevilinei alla Messi con marcature preventive, poi dei superuomini fisici con una manovra di gioco diversificata.

Crediamo non sia il caso di dover aspettare ancora del tempo prima di poter trovare una tipologia di giocatore in grado di superare queste imbrigliature. Siamo invece convinti che sia stato preso il prototipo sbagliato per valutare il superuomo del futuro e che bisognasse invece soffermarsi un po’ di più sul graduale accentramento di Cristiano Ronaldo (il vero superuomo per eccellenza, considerato però più un esempio per il presente che un pioniere del futuro) dal suo arrivo in Spagna con apice raggiunto nel ruolo di punta: saper controllare e adattare la propria predominanza fisica a seconda del momento, anziché farla esplodere in maniera istintiva nello stesso identico modo ogni volta che si ha il pallone tra i piedi. È proprio per questo che la nostra idea di Cristiano Ronaldo è passata dall’essere in momenti diversi quella di un giocoliere abile nel dribbling, di un’ala velocissima e immarcabile, di un potente tiratore dalla distanza ed infine di un intelligentissimo incursore e finalizzatore.

È quindi con queste prerogative in testa che per il futuro del superuomo più che su Mbappé e Pogba punteremmo gli occhi sull’evoluzione di Neymar e Kane, incuriositi dalle potenzialità di crescita di Milinkovic-Savic. Giocatori che stanno dimostrando di saper variare la loro predominanza fisica e tecnica a seconda della posizione di campo che si ritrovano a occupare.

 

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