Tre cose sulla ventitreesima giornata di Serie A

La stagione nera di Donnarumma, il nuovo modulo della Roma e un talento bianconero a prendersi la scena.

Troppi bassi per Donnarumma

Il portiere del Milan non sta vivendo un momento eccezionale, per usare un eufemismo. L’errore che ha permesso all’Udinese di pareggiare è grossolano e, purtroppo, pesa molto più delle belle parate effettuate nei minuti precedenti, perché ha tolto al Milan 3 punti che sarebbero stati fondamentali nella rincorsa all’Europa. Non è tuttavia un caso isolato: anche sette giorni prima, contro il Cagliari, il Milan aveva subito un gol facilmente evitabile: Barella, dalla fascia sinistra, era rientrato e aveva lasciato partire un tiro debole e rasoterra su cui Donnarumma sarebbe dovuto arrivare. Non l’ha fatto. Entrambi i gol non sono errori tecnici, ma mentali: sul tiro di Barella, il portiere non si è lanciato in sicurezza sul pallone, probabilmente preoccupato da eventuali deviazioni, e non è riuscito nemmeno a bloccarlo. Sul cross di Lasagna le braccia del portiere sono rimaste aperte quando sarebbe bastato un guizzo per chiuderle e respingere il pallone – difficile sì, ma non per uno dei migliori portieri al mondo, in teoria. Possiamo aggiungere alla collezione recente anche il tiro non trattenuto il 23 dicembre contro l’Atalanta che ha portato al vantaggio dei bergamaschi, nel pieno delle trattative, poi sfumate, su un eventuale rinnovo o una cessione immediata. Forse il Milan avrebbe potuto essere più prudente, e dotarsi in rosa di un secondo portiere capace, in caso di necessità, di essere un titolare all’altezza – né il fratello né Storari, al momento, lo sono. Non è scritto da nessuna parte che i portieri non possano perdere il posto per riposare, soprattutto mentalmente, per tornare titolari una volta più tranquilli, sicuri, in forma. È quello che sembrerebbe servire a Gianluigi in questo momento, e anche al Milan.

L’errore sulla rete di Barella

Una vecchia nuova Roma

La Roma cambia pelle e lo fa nella prima gara dopo il mercato di gennaio, quello avaro di nuovi innesti. Di Francesco mette da parte il suo 4-3-3, marchio di fabbrica, e vara un 4-2-3-1 con Pellegrini e Strootman non alterni ma contemporaneamente in campo per gestire la fase difensiva della squadra. I giallorossi vincono senza entusiasmare troppo ma con sicurezza, contro un Verona che aveva fatto bene nella giornata precedente contro la Fiorentina. La Roma ha costruito, creato occasioni, è riuscita a mostrare un volto arioso nonostante l’inferiorità numerica. Dopo l’espulsione di Pellegrini all’inizio del secondo tempo, come ha sostenuto anche Strootman, la Roma ha tirato un po’ il freno a mano, giocando con maggiore paura. Resasi comunque pericolosa con alcune ripartenze, a cospetto di un Verona rinunciatario e che mai veramente ha creato dei rischi, i giallorossi hanno portato a casa 3 punti che in passato, forse, non avrebbero raccolto. Certo lo scarso contributo della fase offensiva rappresenta ancora un punto critico, ma Di Francesco può prendersi il buono visto in campo: la rete di Ünder, prima in maglia Roma, è una nota lieta, così come il modulo che sembra dare maggior dinamismo e distanza tra i diversi reparti. La Roma vince comunque una gara mai veramente in discussione e può essere felice: anche queste partite servono in ottica qualificazione Champions.

La prima rete del talento turco in Serie A

La primavera di Bernardeschi, l’inverno di Berardi

Nel gennaio di ormai quattro anni fa Domenico Berardi segnava quattro reti al Milan, emergendo come il giovane italiano più interessante del campionato, già da qualche mese nel radar della Juventus; nel frattempo, il suo coetaneo Federico Bernardeschi giocava ancora in Serie B, al Crotone in prestito dalla Fiorentina. Il promesso sposo Berardi, alla Juve, non ci è andato più: al netto di qualche infortunio, il rendimento dell’attaccante del Sassuolo è andato peggiorando di anno in anno – più che le qualità tecniche, indiscutibili, le pecche di Berardi sono in una difficoltà di incidere in maniera continuativa sul match. Mentre il neroverde vedeva crollare le proprie quotazioni, Bernardeschi, pure a volte passato da qualche interrogativo sulle sue reali possibilità di crescita, è maturato in maniera eccellente: dopo un anno in viola in cui ha sgombrato ogni dubbio sulle sue luminose prospettive, l’impatto in maglia Juventus è andato oltre ogni aspettativa. Applicazione, forza mentale, consapevolezza dei propri mezzi: la gara di Bernardeschi contro il Sassuolo di Berardi è stata il manifesto di tutto questo. L’ex Fiorentina ha offerto due assist per Higuaín, arrivando a quota cinque in campionato: ovvero, stabilendo già a inizio febbraio il suo primato in carriera, con appena 570 minuti di Serie A a referto. Ma la sua prestazione non è stata solo fatta di highlights, ma di molta sostanza: 10,8 chilometri percorsi sulla fascia, terzo giocatore juventino dietro Pjanic e Alex Sandro, segnale di un giocatore che si è messo immediatamente a disposizione dell’idea di calcio di Allegri. E i risultati vengono da sé: 88 per cento di passaggi riusciti, cinque tiri e tre occasioni create, più un lavoro di contenimento ogni qual volta ce ne fosse stato bisogno. Dall’altra parte, invece, la gara di Berardi, per quanto penalizzato dalla forza dell’avversario, non ha vissuto sussulti: zero tiri, zero palle gol create, poco più di un passaggio in porto su due.

Palla nel corridoio vincente per mandare in porta Higuaín