Tre cose sulla ventiquattresima giornata di Serie A

Un protagonista sorprendente per l'Inter e il ritorno di quello più atteso per il Torino, e poi un Napoli che segna tanto, e in tutti i modi.

Karamoh a sorpresa

Dopo un lungo periodo di otto partite di campionato senza vittorie, l’Inter è tornata al successo, contro il Bologna, e approfitta della sconfitta della Lazio per prendersi il terzo posto. La firma della prima vittoria del 2018 è del giocatore meno atteso, Yann Karamoh, che Spalletti ha lanciato per la prima volta da titolare in Serie A per cercare di dare imprevedibilità e freschezza a una squadra che era diventata stanca e monocorde. Missione compiuta, perché il diciannovenne francese non solo ha segnato il gol del definitivo 2-1 con un bel sinistro da fuori area, ma ha dato quella sterzata che serviva all’attacco nerazzurro: la sua partita parla di 4 tiri, il 93 per cento di passaggi riusciti e 7 dribbling.

Più dei numeri, però, il contributo di Karamoh è stato quello che Spalletti si aspettava: tanto movimento, sia incontro alla palla sia in profondità, con i marcatori del Bologna sempre sotto stress. Il francese, in particolare, ha mostrato una certa maturità nel decision making, facendo vedere già una discreta confidenza con i compagni. Più che il gol personale, che ha evidenziato le qualità palla al piede – e anche con il tiro – dell’ex Caen, è la rete dell’1-0 interista che rende merito all’intelligenza di Karamoh: premiato da un compagno nella ricerca alla profondità, ha atteso saggiamente l’inserimento di Brozovic – che poi servirà il pallone per la deviazione vincente di Éder – invece di provare la complicata azione personale. Rispetto a Candreva, che nel sistema nerazzurro cerca fin con troppa insistenza il fondo, Karamoh ha messo in luce un repertorio più vasto, senza canovacci fissi, con anche un’apprezzabile applicazione difensiva.

Il movimento indovinato che poi porterà all’1-0 dell’Inter; la serpentina e conclusione del 2-1

Il Napoli sbuca da tutte le parti

Maurizio Sarri ha festeggiato la centesima panchina in Serie A alla guida del Napoli con un gran successo contro la Lazio. Il 4-1 finale non racconta a fondo la prova di maturità degli azzurri: con la Juventus che aveva raccolto il bottino pieno la sera prima e lo svantaggio a freddo firmato De Vrij, il Napoli doveva in primis gestire la pressione per confermare il primato. La vittoria sulla Lazio è dunque un nuovo segnale della forza mentale di una squadra che lotterà per il primo posto fino alla fine del campionato. E poi, certo, c’è l’aspetto del gioco, dove la squadra di Sarri continua a incantare. Gli azzurri hanno la miglior difesa della A a pari merito con la Juventus, ma rubano l’occhio soprattutto quando attaccano: i gol di sabato sera evidenziano sia la facilità con cui il Napoli arriva in porta sia l’ampia gamma di soluzioni con cui riescono a sfondare.

Le quattro realizzazioni sono arrivate tutte in modi diversi: l’inserimento di Callejón alle spalle della difesa, uno schema classico del Napoli ma sempre complicato da ostacolare, soprattutto se Jorginho serve lo spagnolo con una precisione impressionante; sfondando sulle fasce, e qui Callejón è bravo a dare ampiezza alla squadra per poi crossare nel mezzo e trovare la deviazione di Wallace nella sua porta; con il tiro da fuori, anche se la conclusione di Mário Rui è deviata in modo determinante da Zielinski; con una serie di scambi, dialoghi, tagli illuminanti, che altro non è che il bellissimo quarto gol che culmina con il suggerimento di rara bellezza di Zielinski per il tocco, quasi impercettibile, di Mertens.

I quattro gol del Napoli alla Lazio

Il ritorno al gol di Belotti

Non era stata una grande stagione fino ad ora per Andrea Belotti. Aveva segnato appena 3 gol in 13 presenze con Sinisa Mihajlovic in panchina, poi un infortunio e uno stop di un mese, il ritorno tra i titolari soltanto domenica contro l’Udinese. Dopo il cambio in panchina, il Torino sta andando forte: una media di più di 2 punti a partita, capacità di segnare anche contro le difese migliori. Belotti è tornato titolare contro l’Udinese ed è tornato a segnare con un grande gol, partendo da centrocampo e saltando in velocità i difensori dell’Udinese. Per il poco che si è visto di lui quest’anno, Andrea Belotti sembra agire nelle stesse zone di campo della scorsa, fortunatissima, stagione: dentro l’area, e basso sulla trequarti offensiva. Anche le sue statistiche sono estremamente simili a quelle della scorsa stagione, anche se con Mazzarri sembra leggermente più arretrato. Nelle ultime partite in cui è stato impiegato, Belotti ha sfruttato la verticalità del gioco, e sia contro la Sampdoria che contro l’Udinese abbiamo visto un paio di situazioni-fotocopia: un lancio da centrocampo a scavalcare la difesa avversaria con il Gallo che parte in profondità, riceve, controlla, e si trova a tu per tu con il portiere. È un movimento in cui sfrutta velocità e senso della posizione, il suo essere un attaccante, insomma, estremamente intelligente e mobile. Contro l’Udinese l’abbiamo visto anche in progressione in fascia, capace di saltare in velocità i terzini avversari, e il gol è un capolavoro di velocità e forza fisica. Non era finito, insomma, Andrea Belotti, anzi. A giudicare dall’ultima prestazione sembra più forte che mai, capace di fare il 9, e anche tutti gli altri ruoli dello spettro offensivo.

Sempre all’Udinese, nel maggio 2016, aveva segnato una rete simile