Benzema a Lione era immarcabile

Tra il 2004 al 2009 ha collezionato 66 gol in 144 partite, ma più che i numeri è la bellezza dei gesti a impressionare.

Questa estate non vedremo Karim Benzema ai Mondiali di Russia. Siamo al cospetto di una Francia che sarà priva di una generazione intera, quella dell’ ’87, che non ha saputo sfruttare il proprio potenziale, apparentemente impressionante. Tra tutti i ragazzi di quella generazione, l’attaccante del Real Madrid ha avuto comunque la possibilità di sviluppare più a lungo e con maggiore continuità la propria carriera – sicuramente a un livello diverso da quello dei coetanei Ben Arfa, Ménez, Nasri –, ma è un percorso che sembra essersi però arenato nei gangli di una personalità silenziosa e poco propensa al dialogo. Siamo di fronte al Benzema oscuro, il ragazzo di periferia cresciuto grassottello e poco aperto, il Benzema che cambia soltanto quando si trova a contatto con gli amici di sempre: quelli che più che buoni consigli sembrano portarlo sulla strada di una vita che farebbe invidia alle gangster stories in stile Il Profeta.

Ma il Benzema di oggi è anche uno dei giocatori che stanno impressionando meno tra i grandi nomi del Real Madrid 2017/18. Per media generale è a metà della classifica di WhoScored in fatto di rendimento, mentre i gol sono soltanto 4: tanti quanti quelli di Kroos e Casemiro. Ultimamente anche Gary Lineker ha criticato il francese, mentre Zidane lo aveva difeso considerandolo «il migliore di tutti». Benzema si è detto triste e con difficoltà «ad accettare le critiche di ex giocatori diventati ora giornalisti. Essendo passati attraverso le stesse difficoltà dovrebbero conoscere cosa significa viverle, ma non c’è solidarietà». Quel che è certo è che c’è stato un momento nella carriera di Karim in cui ha sfiorato lo zenit della potenza, una forza che non poteva essere imbrigliata. Un potpourri di velocità, leggiadria, rapidità di pensiero e azione che sarebbero potute certamente fruttare molto più di ciò che stiamo vedendo.

Coupe Gambardella 2006, Benzema ha diciotto anni ma mostra già i prodromi del campione che sarà

Nella selezione di piccoli spezzoni di video qui di seguito che ho denominato “finalizzazione”, si vedono: un gol di sinistro estremamente potente, da circa 30 metri con un tiro di collo con leggero esterno che finisce nel sette senza alcuna fatica; un tocco sotto di destro sul portiere in uscita con una delicatezza e una levità uniche; un altro bel destro a incrociare sul palo opposto; un colpo ancora di destro in cui prima di calciare prepara il tiro con un trucco magico che fa scomparire il pallone ai due difensori avversari; una punizione non perfetta ma comunque precisa e un gol apparentemente semplice che arriva dopo aver però controllato un pallone lungo e altissimo che arriva dalla fascia. Se fosse una vecchia pagella in cui si stende un’analisi comparativa con altri centravanti, saremmo intorno al voto 9.

Ok il destro, ma il primo gol di sinistro è fuori dalla norma

Ma quello visto tra il 2004 e il 2009 – nel Lione dei grandi risultati, dei campionati vinti in serie, dei 20 gol della stagione 2007/08 che gli sono valsi il titolo di di capocannoniere della Ligue1 – è anche una versione meno pesante del Benzema calciatore. Come se la struttura fisica attuale gli abbia sì concesso di poter usare il corpo come arma con cui disintegrare il muro eretto dai difensori avversari ma, al contempo, gli abbia sottratto quella sottile spirale d’aria che sembrava roteare sotto i suoi piedi quando partiva in velocità. In questa seconda clip che potremmo definire “tra finzione e realtà” ritroviamo il ricordo sbiadito di un giocatore che è stato, un tempo, anche illusionista. In successione si vedono: una sterzata improvvisa che manda il portiere fuori giri; un sinistro quasi da fermo su cui il portiere avversario accenna soltanto l’intervento per poi ritrarre la mano – forse per paura di perderla –, un’altra finta in cui prima guarda alla propria sinistra, lasciando intendere che potrebbe servire un immaginario compagno al suo fianco, con un movimento di busto e gambe che fa girare gli occhi all’estremo difensore; un colpo di tacco mentre il pallone arriva saltellando e una corsa in solitaria in cui supera gli avversari come un’antilope scala senza pressione una montagna.

In Francia c’è un sindacato per i portieri bullizzati da Benzema

Karim era già al tempo un maestro del primo controllo ma anche una calciatore con la capacità di gestire palloni apparentemente troppo complessi. Negli anni lionesi riusciva a portarsi avanti passaggi che gli arrivano arretrati, usando il tacco come un calciatore appena normale farebbe con l’interno del piede. Anche quando la sfera sembra essersi nascosta in una zona di campo da cui è impossibile uscire, Benzema ha la prontezza mentale di anticipare l’intervento dell’avversario. Probabilmente è qualcosa di dovuto alla velocità con cui elabora le informazioni. Benzema è uno di quei calciatori che sembrano completamente concentrati su quello che stanno facendo in campo, per non perdere mai l’attimo. Anche quando il difensore avversario sta intervenendo in scivolata, deciso e anche vagamente incattivito, il franco-algerino ha quell’input istantaneo che gli fa spostare il pallone in un nanosecondo.

È quasi magia, Karim

Un po’ di numeri extra che mi sono conservato per il finale. Qui Benzema ripete il movimento propedeutico al gol che gli abbiamo visto fare nella Coppa Gambardella di molti anni prima. Un sorta di signature move, il gioco di uno stregone spietato che non ha tregua se non nell’attimo in cui l’avversario, stordito, si ritrova a gattonare per cercare di non perderlo. Credo che sia quest’ultimo in particolare a spiegare il sesto senso di Benzema, la capacità che solo i grandi 9 hanno di percepire la posizione del difensore. Nell’ultima clip c’è tutta la magniloquenza della precisione. Del trovare il momento e il punto più preciso in cui far atterrare il pallone dopo averlo calciato. Nella prima rete salta un avversario, guarda il palo opposto soltanto una frazione di secondo e poi calcia verso il legno più lontano. Non “verso” il palo, ma puntando proprio a colpirlo; esattamente nel punto che lo indirizzerà in porta senza che il portiere possa intervenire. La seconda realizzazione è stavolta di sinistro – a conferma del fatto che Benzema è uno dei calciatori ambidestri più affidabili in circolazione. Il terzo gol, che ripropongo qui per vederlo da un’ angolazione diversa, è un saggio su come calciare nello stretto, accerchiato da quattro uomini, senza perdere la lucidità di andare a cercare ancora una volta il palo come Merlino farebbe con il suo aiutante più fidato. A fine clip, la percezione dell’area di rigore con cui un attaccante di spalle riesce a sentire la porta.

Con l’aiuto dei pali si possono fare cose splendide. Oppure si può spaccare la porta mettendosi in proprio

L’ultimo è un momento di intimità tra lui e Juninho Pernambucano. Un doppio occhiolino che si trasforma in una sorta di comando, un assist guidato che attiva Karim a tagliare alle spalle della barriera avversaria, con un movimento non prevedibile per i “normali” giocatori della Fiorentina. Clic, clic, movimento a tagliare e pallone alle spalle del povero Frey. Una versione di Benzema che forse non rivedremo più, se non riguardandone i vecchi video.