Lucas Leiva ha cambiato la Lazio

È un calciatore nuovo da quello di Liverpool, e anche il motivo che ha spinto Inzaghi a giocare in un modo diverso.

Se si fa una relazione con gli investimenti fatti, non c’è dubbio che la Lazio in questi anni sia una delle società che sta ottenendo i risultati migliori. Molto merito va a Tare e a tutto lo scouting: sono infatti parecchi i giocatori arrivati da semi-sconosciuti che, oltre a essere diventati dei pilastri, hanno aumentato a dismisura il loro valore economico. Ma non vanno sottovalutate neanche le operazioni “sottotraccia” in cui, per pochi soldi, sono stati acquistati giocatori che sembravano sul viale del tramonto e che invece a Roma hanno acquisito una seconda giovinezza.

Lucas Leiva è uno di questi. Arrivato per 5 milioni di euro per sostituire l’eredità tecnica di Biglia (ceduto a 19), ci ha messo poco per divenire giocatore cruciale della Lazio, costituendo nel complesso una delle migliori operazioni di mercato dell’ultima sessione. Oltre a mantenere un rendimento di altissimo livello, il numero 6 è stato decisivo anche per modificare il gioco  della squadra di Inzaghi, oggi abbastanza diverso rispetto a quello della passata stagione.

Brasiliano atipico

Arrivato a Liverpool nel 2007 per volontà di Benitez, il giocatore brasiliano ha vestito la casacca dei Reds per ben nove stagioni, acquistando col tempo stima e affetto di tutto l’ambiente. Per quanto, tranne forse che con Dalglish e appunto Benitez, non sia mai stato un titolare inamovibile anche a causa dei molti infortuni, è sempre stato tenuto in considerazione da tutti gli allenatori mantenendo un minutaggio in media piuttosto elevato. Il suo utilizzo tattico è rimasto sostanzialmente il medesimo in tutto questo periodo. Brasiliano atipico, si tratta di un giocatore che in Inghilterra è stato sfruttato soprattutto per le sue caratteristiche difensive: «È il nostro  miglior centrocampista difensivo», diceva Brendan Rodgers.

Solido e affidabile, le sue doti migliori sono quelle di interdizione: oltre all’intercetto, l’ex Gremio entrava in contrasto con grande frequenza (media di 7/8 tackle a gara) in pieno stile Premier. È infatti stato per anni uno dei massimi recuperatori di palloni per quanto riguarda i centrocampisti inglesi, bravo a difendere anche a ritmi elevati. Pur non toccando pochi palloni a partita, giocava principalmente sul corto, lasciando lo sviluppo dell’azione ai compagni vicino a lui. Per questo motivo gli allenatori lo hanno affiancato sempre a elementi più tecnici. Copriva quindi una porzione di campo poco lunga in verticale, in quanto il suo unico compito era prevalentemente la protezione del centro, di conseguenza quasi mai avanzava il proprio raggio d’azione (un solo gol in nove anni).

Per questo motivo, c’erano dubbi sul fatto che potesse sostituire Biglia, giocatore con ben altre prerogative in fase di impostazione. L’argentino giocava sovente sul lungo, con frequenti verticalizzazioni, cambi gioco e capacità di rifinitura (due passaggi chiave a partita) che non parevano sostituibili dall’ex Liverpool. Invece, Lucas Leiva è diventato il primo riferimento del possesso laziale (55 passaggi a match, record), dimostrando anche lui di possedere importanti qualità nel palleggio, doti che semplicemente ad Anfield non gli erano richieste con continuità. Ma, soprattutto, il suo apporto ha cambiato molto il modo il modo con cui la Lazio attacca e difende.

Fase offensiva più ragionata

La Lazio 2016/17, anche alla luce dei giocatori a disposizione, era una squadra che pungeva principalmente in contropiede e in spazi larghi. Non consolidavano molto il possesso, bensì cercavano l’immediata verticalizzazione per i propri velocisti. Indipendentemente dal modulo usato, Inzaghi non chiedeva gran lavoro difensivo a Immobile, Anderson e Keita, che anzi restavano spesso alti per poter essere subito serviti. Oggi la Lazio è invece una squadra più di possesso, che gestisce il pallone in maniera molto più ragionata, cercando di disordinare la struttura difensiva rivale e accompagnando la manovra offensiva con più uomini. Nel 3-5-2 di Inzaghi, la prima costruzione è prerogativa assoluta del rombo arretrato formato da Leiva a e i tre difensori, col resto della squadra che scappa in avanti (solo Parolo saltuariamente si abbassa).

Rombo arretrato in costruzione. Notare la distanza col resto della squadra

Lo scopo è quindi colpire soprattutto per vie centrali, servendo tra le linee i propri giocatori più tecnici che si inseriscono nella trequarti per aumentare la presenza offensiva. Rispetto al Leiva di Liverpool, quindi, il brasiliano ha il compito di cercare passaggi molto più lunghi per imbeccare mezzali e trequartisti. Inoltre, gli va richiesta massima precisione: col resto della squadra così lunga, un filtrante sbagliato può dare il via a una pericolosa ripartenza rivale.

Leiva cerca il filtrante nel tentativo di servire i suoi compagni sulla trequarti. Il Milan scherma al centro anche per poter subito partire in contropiede una volta recuperata palla

In sostanza, Leiva non si limita ad avviare l’azione, ma la sviluppa e costruisce. Con la Lazio in possesso, l’ex Liverpool assicura la protezione di Milinkovic-Savic, Parolo e Luis Alberto permettendo loro la libertà necessaria per sfruttare al meglio gli spazi in avanti.  Forse, rispetto a Biglia, ha solo meno naturalezza nel cambio campo sugli esterni, cercando quasi unicamente la verticalizzazione centrale anche quando magari sulla fascia c’è l’uomo libero. A quel punto, è più che altro De Vrij che allarga il gioco. Inoltre, con la linea altissima che tiene la Lazio nelle fasi di possesso prolungato, Leiva finisce con l’accompagnare l’azione in aree molto avanzate sia rispetto ai tempi del Liverpool sia in confronto allo stesso Biglia, arrivando a stare con costanza nella trequarti rivale (4 assist e 4 gol totali fino ad ora).

Paragone con due gare simili tra loro, nelle quali la Lazio ha cercato il gol fino alla fine. Notare come Leiva tocchi molti più palloni nei pressi dell’area rivale

Difesa in campo aperto

Nelle fasi di difesa posizionale, Leiva sta garantendo l’alto livello che ci si aspettava. Anzi, rispetto a Biglia si muove meglio orizzontalmente, mentre l’argentino tende a farsi infilare ai fianchi. Tuttavia, è in transizione negativa che il brasiliano sta dando un qualcosa oggi irrinunciabile. Complice l’elevata presenza offensiva nella trequarti rivale, appena l’avversario recupera palla c’è spesso il solo Leiva a protezione della difesa, costretto in totale solitudine a coprire ampie porzioni di campo tanto in verticale quanto in ampiezza. Deve quindi intervenire con prontezza per evitare contropiedi con la squadra spaccata in due.

In Coppa, sia all’andata che soprattutto al ritorno, il Milan ha provato a sfruttare la lunghezza della Lazio tenendo 2/3 giocatori in smarcamento sopra la linea della palla. L’intercetto di Leiva su Bonaventura ha bloccato una ripartenza pericolosa, la difesa si sarebbe trovata in parità numerica in campo aperto

Quando la Lazio è poco lucida in avanti e perde palloni senza riuscire ad essere pericolosa, si trova tanto lunga quanto attaccabile. Al “quartetto” arretrato è quindi richiesto un lavoro importante e difficile nella riaggressione: se Leiva si fa superare orizzontalmente, tocca ai centrali difensivi intervenire con tempestività. Di certo, si sta rivelando determinante l’esperienza del brasiliano, abituato ai ritmi vertiginosi del calcio inglese.

Insomma, la Lazio 2017/18 è una squadra ambiziosa e verticale, che cerca con costanza di imporre un gioco assai dispendioso. Nelle ultime settimane, complice anche la stanchezza fisica di una rosa nel complesso corta, sta venendo meno la brillantezza della prima parte di stagione, coi biancocelesti che nel singolo match rischiano quasi più di quanto effettivamente creino. Tuttavia, finora questo approccio ha pagato e ci consegna oggi una squadra in corsa sia per il quarto posto che per l’Europa League. Uno dei protagonisti di questa nuova struttura tattica è proprio Lucas Leiva, che rimessosi in gioco dopo nove anni in Inghilterra sta finalmente esprimendo doti tecniche che in molti sottovalutavano.